Articolo pubblicato il 4 Febbraio 2025 da Giovanni Urgnani
Candidato all’Oscar nella categoria “Miglior sceneggiatura originale”, la pellicola diretta dal regista Tim Fehlbaum sta per arrivare anche nei cinema italiani a partire dal prossimo 13 febbraio, grazie alla distribuzione di Eagle Pictures. La trama racconta i fatti drammatici avvenuti il 5 settembre 1972 durante le Olimpiadi di Monaco, viste però dalla prospettiva dei giornalisti televisivi dell’emittente americana ABC, che trasmise in mondovisione ciò che stava accadendo. Ma quali sono i fatti realmente avvenuti che hanno ispirato September 5 – La diretta che cambiò la storia? Di seguito l’approfondimento a riguardo.
September 5, cos’è il “Settembre Nero”?
Con “Settembre Nero” si intende una cellula terroristica di matrice palestinese fondata nel 1971 a Damasco, in Siria, nota soprattutto per aver compiuto l’attentato durante la XX Olimpiade svoltasi nel 1972 a Monaco di Baviera, nell’allora Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest). Il nome deriva dall'”Operazione Settembre Nero” portata avanti da Re Husayn di Giordania, a partire appunto dal 16 settembre 1970, dopo la quale furono espulsi dal Paese migliaia di cittadini palestinesi. Di conseguenza, un gruppo legato ad Al-Fatah dà vita a quest’organizzazione inizialmente allo scopo di vendicarsi dell’esercito giordano, rimanendo in attività fino al 1973, venendo di fatto abbandonato definitivamente dallo stesso OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).

September 5, i fatti realmente accaduti raccontati nel film
Attorno alle 4 del mattino del 5 settembre 1972, un gruppo terroristico palestinese, composto da circa una decina d’individui, entra nel villaggio olimpico scavalcando la recinzione, assai poco sorvegliata, fingendosi degli atleti, nascondendo le armi dentro dei borsoni. I terroristi ebbero come obiettivo il rapimento e il sequestro della delegazione sportiva israeliana e per primi vengono presi gli sportivi di atletica leggera e di lotta, ed a seguito della prima colluttazione il gruppo si barrica nelle palazzine, soprattutto dopo l’arrivo delle forze dell’ordine già alle prime luci del mattino.
Alle ore 5:08 i sequestratori fecero la loro prima richiesta, ossia la liberazione di 234 detenuti palestinesi, rinchiusi nelle carceri israeliane e tedesche dell’Ovest, da eseguire entro le 9 di quella stessa mattina, altrimenti per ogni ora di ritardo sarebbe stato ucciso un ostaggio. Poco prima, l’atleta israeliano Gad Tsobari riuscì a raggiungere la redazione televisiva della ABC tentando di dare l’allarme, ma sia l’abbigliamento che il suo scarso inglese portarono i giornalisti a pensare che fosse tutto uno scherzo.
Nel frattempo il Comitato Olimpico Internazionale decise di non sospendere lo svolgimento dei giochi (che continuò anche dopo la strage), anche se la situazione non parve affatto in miglioramento, anche perché lo Stato d’Israele rifiuta di imbastire una trattativa coi rapitori. Quest’ultimi muovono una seconda richiesta: un aereo che li porti ad Il Cairo, in Egitto, con gli ostaggi annessi, per poi continuare da lì la trattativa per i vari rilasci; il governo egiziano, in accordo con le autorità tedesche e israeliane, accetta di far arrivare l’aereo, che viene preparato per la sera stessa di quel giorno.
Il piano delle forze dell’ordine tedesche sarebbe stato quello di compiere un agguato sui terroristi nel momento in cui all’aeroporto fossero scesi dagli elicotteri per poi salire sul mezzo, un Boeing 727 di Lufthansa, ma si dimostrarono totalmente impreparati nella gestione di una situazione simile. Ne seguì così un conflitto a fuoco verso le ore 23:00 in cui persero la vita ben diciassette persone, tra cui: i nove ostaggi israeliani (due erano già morti durante il sequestro), cinque terroristi palestinesi e un poliziotto tedesco.