Itaca – Il ritorno: i fallimenti di un’impresa audace

Itaca – Il ritorno è il quarto film scritto e diretto da Uberto Pasolini, che adatta a suo modo l’Odissea di Omero per ritrarne un racconto di sofferenza e speranza. Una messa in scena minimalista vede brillare le stelle di una coppia protagonista da Oscar.
La recensione del film Itaca Il Ritorno

Articolo pubblicato il 9 Febbraio 2025 da Vittorio Pigini

Successivamente ad essere stato presentato in anteprima il 7 settembre 2024 al Toronto International Film Festival, Itaca – Il ritorno approda nelle sale italiane dal 30 gennaio 2025. Si tratta del quarto film scritto e diretto dal regista romano Uberto Pasolini, che riporta sul grande schermo la mitologia di Odisseo, seppur in una versione decisamente “spoglia”.

Ad alimentare il film ci pensa poi un importante cast internazionale, con Claudio Santamaria che si unisce alla coppia protagonista formata da Ralph Fiennes e Juliette Binoche, ancora insieme dopo il successo de Il paziente inglese. Ecco di seguito la recensione di Itaca – Il ritorno, il film di Uberto Pasolini sull’Odissea.

La trama di Itaca – Il ritorno, il film sull’Odissea con Ralph Fiennes

Prodotto anche dallo stesso regista, Itaca – Il ritorno è basato sulla sceneggiatura scritta da Uberto Pasolini assieme a John Collee e al drammaturgo Edward Bond. Il titolo riprende ovviamente la mitologica Odissea di Omero, ma il regista adotta uno sguardo decisamente più “spoglio” ed umano, concentrandosi solo ed esclusivamente sulla parte finale del viaggio, ovvero il ritorno ad Itaca.

Segnato dalla Guerra di Troia e stremato dal viaggio, Odisseo è infatti tornato a casa, ma non riesce ancora a rivelare la sua vera identità. Il grande guerriero è infatti tormentato dalla paura che, tanto gli abitanti quanto soprattutto la sua famiglia, lo possano respingere per via della sua spedizione di fatto fallimentare con i suoi uomini e per gli orrori commessi. Nel frattempo, Penelope continua a tenere a bada i numerosi spasimanti dell’isola che si vogliono impadronire del regno, ma lo stratagemma della tela non reggerà ancora per molto.

La recensione di Itaca – Il ritorno: i fallimenti di un’impresa audace

Con il quarto film scritto e diretto da Uberto Pasolini ci si ritrova dinanzi all’ennesimo adattamento della leggendaria Odissea di Omero sul grande schermo, sebbene in una versione alquanto inedita ed originale. In attesa della prossima versione targata Christopher Nolan, il peplum sembrerebbe essere tornato in auge nell’ultimo periodo storico (se mai fosse “passato di moda”). Basti pensare ad operazioni come Il Gladiatore 2 di Ridley Scott, Those About to Die con Anthony Hopkins, per certi versi anche il Megalopolis di Francis Ford Coppola e molti altri.

Tra questi titoli hollywoodiani, ed in generale internazionali, irrompe anche il film di Uberto Pasolini, di produzione italiana ma che manterrebbe quella “patina” del cinema delle stelle. A suo modo, tuttavia, il regista riprende sì il mito dell’Odissea, ma lo piega attraverso un racconto in questo caso decisamente spogliato ed umanizzato. Gli Dei sono completamente inesistenti, così come le creature mitologiche e le leggendarie imprese che hanno reso immortale il nome di Odisseo.

Il regista prende quindi il materiale originale di partenza e ne dirotta la storia verso una riflessione sul fallimento di una guerra gloriosa, sui reduci di guerra, sul veterano più famoso della storia dell’uomo. Come enunciato già dal titolo, Itaca – Il ritorno si concentra quindi solo ed esclusivamente sul ritorno di Odisseo dalla sua famiglia, ma non più in quella che fu un tempo casa sua. A tal proposito, da sottolineare è proprio l’affermazione del protagonista <<per un soldato la guerra diventa la loro casa>>, sebbene questa diventi più esattamente una vera e propria prigione dalla quale è impossibile fuggire.

La leggendaria Guerra di Troia è ormai passata, ma il fallimento in termini umani di quella spedizione spinge Odisseo a cercare un modo per lavare via un sangue indelebile. I toni drammatici della tragedia di questo film mettono così in primo piano i tormenti (emotivi e psicologici) dei personaggi protagonisti, cercando di renderli appunto “reali” e compatibili con l’effettiva realtà fuori dagli elementi fantastici. In Odisseo si evince la sconfitta morale di uno dei più gloriosi eroi, nella Guerra di Troia si evidenza le perdite umane (da una parte e dall’altra) di quella che viene definitiva l’impresa vincente per eccellenza, in Penelope si percepisce la temerarietà e l’amore riposto nella speranza verso chi è partito senza fare più ritorno.

L’introspezione di questo racconto, più storico che epico, rappresenta un intento di per sé molto nobile da parte del regista, ma non esente da sanguinosi punti critici. Dal primo punto di vista, privare alla mitologia Classica il ruolo degli Dei e, soprattutto, il loro rapporto con gli uomini mortali porta ad un notevole depotenziamento del valore poetico, artistico e narrativo del racconto. In secondo piano, è vero che il materiale originale viene rimaneggiato in sede di sceneggiatura, ma ad essere eliminata è “solo” tutta la componente fantastica, mantenendo pericolosamente intatto tutto il resto o la maggior parte di esso.

Nell’Odissea, infatti, già solo l’arrivo dell’eroe ad Itaca vede l’arcano di Atena che trasforma il protagonista in un vecchio mendicante, irriconoscibile alla popolazione e alla sua famiglia. Privando al racconto tale intervento divino, infatti, rende alquanto irrealistico che il valoroso eroe non venga riconosciuto da nessuno. Vero è che, l’impossibilità di riconoscere l’uomo potrebbe essere identificabile metaforicamente allo stravolgimento della sua anima, e quindi del suo corpo dovuto alla Guerra, ma ci si lancerebbe in tal caso in facili sovraletture.

A tal proposito, viene ovviamente mantenuta la prova dell’arco per conquistare la mano di Penelope. Il tornare ad impugnare ed utilizzare quell’arma, infatti, arriverebbe a rappresentare il momento esatto in cui Odisseo può tornare ad essere quell’uomo prima della guerra, il marito di Penelope non ancora segnato da quegli orrori. Poi tutto viene nuovamente contraddetto nel successivo massacro dei Proci, in una scena alquanto grottesca per non dire ridicola a livello concettuale, stilistico e coreografico.

La sceneggiatura si prende quindi la briga di mettere mano, ideologicamente, al materiale originale per tirarne fuori una versione personale da parte del regista. Si tratta di un’operazione sicuramente “pericolosa” e coraggiosa, che non può essere demonizzata a priori se retta da una strategia convincente, come per l’ottimo Fratello, dove sei? dei fratelli Coen. Itaca – Il ritorno elimina sì l’intera componente divina e fantastica, creando un racconto emotivamente umanizzato che arriva infatti al cuore, ma cerca allo stesso tempo di tenere intatto un racconto (ormai stravolto) che difficilmente riesce a stare in piedi.

La recensione di Itaca - Il ritorno, i fallimenti di un'impresa audace

Un’epica sbiadita e minimalista

La sceneggiatura del film è dunque audace, con un nobile ed intrigante intento, ma presenta fin troppi punti critici, soprattutto a livello della sospensione di incredulità se si vuole portare in scena un racconto “reale e verosimile”. Nonostante gli evidenti difetti, la scrittura riesce comunque a costruire sufficientemente i suoi protagonisti, con i personaggi che vengono però salvati ed elevati dalle prove recitative. A parte i goffi Charlie Plummer, Claudio Santamaria e le altre presenze di contorno, gli occhi sono solo per la coppia protagonista che denota una spiccata differenza nel livello emotivo e di presenza scenica.

Oltre che quello ad Itaca, il film segna il ritorno anche della collaborazione fra l’affascinante Juliette Binoche ed un Ralph Fiennes che mostra i muscoli (e non solo) dai tempi del successo de Il paziente inglese del 1996, che portò l’attrice francese ad ottenere il premio Oscar. L’impostazione scenica, i volti scavati dal dolore e gli occhi da una parte smarriti e dall’altra parte ricolmi di tangibile tenacia, i due danno vita ad una relazione emotiva incisiva, nonostante si ritrovino solo nel finale del film.

Toccante anche il breve (forse troppo, tenendo a mente anche la fondamentale importanza dell’episodio) incontro con il cane Argo, per una visione che riesce a suscitare buone emozioni anche grazie alla sua colonna sonora. Il lavoro svolto da Rachel Portman (che collaborò con il regista già nello Still Life del 2013, oltre che in altri film come Oliver Twist di Roman Polański) riesce ad accompagnare degnamente il ritorno dell’eroe smarrito, senza irrompere con troppa veemenza o rendere eccessivamente candito un racconto di sofferenza e morte.

L’apporto musicale cerca poi di alleggerire il ritmo, appesantito, di una tragedia che si dirama nelle sue 2 ore di visione, con la messa in scena che non offre una gran mano. Così come il racconto viene spogliato da interventi divini e gesta eroiche, anche la costruzione visiva di Itaca – Il ritorno diventa austera, rurale. Non ci sono grandi castelli ed immense fortune, ma campagne, capanne e rocche decadenti, con il minimalismo che si riversa anche nei costumi fin troppo essenziali e qualche taglio di capelli sfuggito dal parrucchiere.

Dal punto di vista fotografico, infine, l’illuminazione (naturale, o almeno il suo sentore) risulta funzionale alla rievocazione scenica, con immagini anche di ottimo impatto pittorico. La fotografia bronzea, tuttavia, risulta anche fin troppo “patinata” e lucente, per un gioco cromatico ed estetico sulla perdita della dorata epicità che non rilascia ottimi risultati. In conclusione, Itaca – Il ritorno è un’importante produzione italiana che riporta sul grande schermo il sapore del peplum, con il regista che rimaneggia l’Odissea per tirarne fuori un racconto umanizzato sulla perdita e sulla speranza.

L’operazione di rimaneggiamento, tuttavia, rende evidenti anche molti elementi che diventano critici all’interno della narrazione, arrivando anche a contraddirsi in alcuni estratti. Estaticamente la visione non riesce a colpire l’occhio per la cura scenica e cromatica, ma il minimalismo viene bilanciato dall’emotività suscitata tanto dal sonoro quanto dall’efficace prova della gigante coppia protagonista.

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Itaca - Il ritorno locandina del film
Itaca - Il ritorno
Itaca – Il ritorno

Itaca - Il ritorno è il quarto film scritto e diretto da Umberto Pasolini, che con audacia cerca di piegare il cuore dell'Odissea alla sua visione emotiva scivolando spesso lungo il percorso. Un film minimalista ed essenziale elevato dalla gigante coppia protagonista.

Voto del redattore:

6 / 10

Data di rilascio:

30/01/2025

Regia:

Umberto Pasolini

Cast:

Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Charlie Plummer, Tom Rhys Harries, Marwan Kenzari, Claudio Santamaria

Genere:

Drammatico, epico

PRO

L’operazione di adattamento dell’Odissea è audace ed interessante.
Ralph Fiennes e Juliette Binoche rapiscono lo schermo.
La messa in scena minimalista ed austera è coerente alla narrazione.
L’operazione di adattamento mostra il fianco e diventa inverosimile.
Il resto del cast risulta alquanto goffo.
L’essenzialità della messa in scena non riusce mai a colpire l’occhio.