Natale in casa Cupiello: Vincenzo Salemme riporta Eduardo De Filippo al teatro in salsa pop

Vincenzo Salemme firma la regia dell’adattamento di Natale in casa Cupiello, celebre commedia di Eduardo De Filippo che arriva in prima serata su Rai 1.

Articolo pubblicato il 27 Dicembre 2024 da Bruno Santini

«Lo incontrai in una pausa dalla lavorazione. Aveva sulle spalle lo scialle color vinaccia pallido, un camicione da notte e i mutandine che finivano dentro i calzettoni di lana. Era il costume della commedia più bella, più amara, più divertente, più sentimentale, più intensa, più malinconica, più festosa, più struggente della storia», ha raccontato Vincenzo Salemme che – a seguito di un lungo tour italiano per Natale in casa Cupiello – arriva anche in televisione, con la prima serata su Rai 1 per un personale adattamento di una delle commedie più celebri della storia del teatro italiano. Il Natale in casa Cupiello che vede la regia di Vincenzo Salemme, che riporta Eduardo De Filippo al teatro in salsa pop, provoca risate e fa discutere sulle differenze con l’originale. Ma può dirsi un risultato positivo?Il

Il Natale in casa Cupiello di Vincenzo Salemme e le differenze con l’originale

Negli ultimi anni sono stati tantissimi i tentativi di riportare Eduardo De Filippo a teatro, con diverse coperture anche in televisione che hanno visto l’alternarsi di diversi volti, tra gli altri Sergio Castellitto, Edoardo Pesce e Massimo Ranieri. Inevitabilmente, con la volontà di portare lo spettacolo dinnanzi ad un pubblico sempre più composito, la materia si è modellata attraverso adattamenti, variazioni di diverso genere e innovazioni sia in termini narrativi sian per quanto riguarda precisi movimenti di camera ed elementi di regia. Il Natale in casa Cupiello di Vincenzo Salemme, concepito in una sola scena e portato in televisione senza mutare il palcoscenico teatrale, gioca molto grazie alla presenza di diverse camere fisse che inquadrano il palco da angolature differenti (a cui si associano i frequenti primi piani dedicati ai volti dei personaggi), aggiungendo al setting originale anche il balcone che impreziosisce l’inquadratura.

Sul piano puramente narrativo le differenze sono ben poche, con la storia di Luca Cupiello, della sua famiglia soltanto idealmente perfetta e delle illusioni di un uomo che, posto di fronte all’inesorabile verità di tradimenti e amori falliti crolla, fino a perdere la vita. Ciò che si nota, rispetto alle differenze con la materia originale, riguarda più che altro l’approccio dei singoli personaggi, a cui si lascia anche minimamente più spazio e caratterizzazione, con un maggiore cenno che viene destinato all’aspetto della comicità e della battuta d’immediatezza. È una commedia a cui si aggiungono, per questo motivo, battute che fanno evidentemente parte della tradizione della contemporaneità, con strizzatine d’occhio ad un modus loquendi maggiormente volgare e più “grezzo”, rispetto a quel modo di fare che era tipico, pur nel vernacolare di Eduardo, della tradizione della commedia originaria.

Un nuovo Natale in casa Cupiello in salsa pop

Un presepe molto più piccolo e un Luigi Pastorelli che, di fronte alla ormai prossima morte di Luca Cupiello, si vanta di avere un pastore in più su quel tanto dibattuto presepe. Se volessimo sintetizzare lo spettacolo di Vincenzo Salemme, che riporta Eduardo De Filippo al teatro, potremmo far riferimento a queste due figure nello specifico per sottolineare l’approccio del celebre attore napoletano, che coglie il segno della contemporaneità e che se ne serve per conferire un nuovo volto a quella commedia sempre attuale, e sempre amata, della tradizione napoletana. Certo, il gioco dei paragoni e delle citazioni ad ogni costo è particolarmente complesso e fa parte anche di un modo di procedere non sempre illuminatissimo, che fissa le sue radici in un terreno di conservatorismo e di rifiuto della modernità. Allo stesso tempo, però, se si osserva Natale in casa Cupiello in televisione (che sia esso concepito per essa o adattato nel suo formato), non si può fare a meno di pensare a Eduardo De Filippo e a quella tradizione da cui anche quest’adattamento deriva.

La diretta televisiva che pone fine alla lunghissima tournée di Vincenzo Salemme non è mai esente da ansia da palcoscenico, con battute talvolta pronunciate male e con piccole correzioni che, tuttavia, faticano a macchiare globalmente l’intero lavoro realizzato. L’essenzialità della scenografia, accompagnata al lavoro nelle musiche di Nicola Piovani, permette di confrontarsi con un lavoro che viene pensato – e la rottura della quarta parete di Vincenzo Salemme che annuncia la pubblicità ne è l’estrema conferma – per la televisione e per lo spettatore televisivo, in un excursus diacronico sicuramente molto interessante che porta al connubio tra media non semplicemente nella translazione e nell’adattamento, ma nell’unione vera e propria tra fattori che appaiono dunque mediati in una formula non sempre ideale, ma non per questo meno meritevole. Spesso la regia sembra essere goffa nel voler rinunciare a tutti i costi al campo largo, inevitabilmente dovendo rinunciare a momenti mimici e dall’impatto puramente estetico, ricercando a tutti i costi un’angolazione differente, un taglio diverso rispetto a ciò che il teatro offre nella sua fissità. Ma è un “problema” (a voler dirlo tale) dell’unione tra ciò che vive nel teatro e si mostra attraverso lo schermo, per l’appunto, diventando così nazional-popolare nella sua essenza.

Ed è proprio di pop che si parla, del resto, con un’accezione che sta allo spettatore decidere se può dirsi positiva o negativa: Vincenzo Salemme è figlio di una cultura della comicità che attinge certo ad Eduardo, ma che viene mediata dal nuovo senso della commedia italiana prima, napoletana poi. Una commedia fatta di slapstick e pernacchie, di rifiuto sociopolitico e di impoverimento del linguaggio (e non povertà lessicale, che invece è un altro modo di mostrare la grande competenza nella materia della scrittura), che si radicalizza anche nel Natale in casa Cupiello di Vincenzo Salemme; quella diretta dall’attore napoletano è allora una commedia nuova, più fresca secondo alcuni sguardi, che tende maggiormente alla battuta d’immediatezza, premendo sull’acceleratore di quegli stilemi che anche Eduardo – a ben vedere, con battute sul corno o con i giochi di parole come “tua madre non serve” – aveva inserito, pur con una maggiore compostezza, nel suo lavoro. Cercando di non cedere mai allo scimmiottamento, Salemme tenta di perseguire una strada tutta sua, fatta di un senso differente della battuta e di un peso specifico diverso che viene destinato ad ogni singola battuta.

Ciò che si nota a margine, e che in un certo senso apparteneva anche alla versione televisiva di Edoardo De Angelis con Sergio Castellitto protagonista, è che forse la vera magia dell’originale Natale in casa Cupiello apparteneva ad un tempo e ad un modo di essere non più replicabili (neanche immaginando di trovarsi in un periodo storico distante cento anni dal proprio): il Luca Cupiello di Eduardo è, a tutti gli effetti, un uomo così tanto buono e illuso da tendere ad un’ingenua stupidità, fatta di riferimenti alla telepatia e dall’ossessione per un presepe che diventa il motore del proprio procedere incessanti con uno scopo; quello di Salemme, così come quello di Castellitto, non è e non può essere questo, ma è piuttosto un altro uomo e un altro Eduardo, ed è naturale attendersi (con quel finale che blocca i personaggi e che svilisce totalmente il dialogo “te piace o’ presebbio?/sì”) allora che l’intero micro-mondo raccontato sia differente e nuovo. Forse, semplicemente, più pop.

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