Articolo pubblicato il 27 Dicembre 2024 da Bruno Santini
Il 2024 è stato un anno particolarmente ricco di serie televisive che hanno fatto il loro esordio in streaming o che sono state rinnovate per una nuova stagione, portando al termine o proseguendo la narrazione di quanto già osservato il passato. In un anno in cui la serialità è arrivata a pieno merito anche al Festival di Venezia, che ha scelto di portare Fuori Concorso ben 4 serie televisive di grandissimo valore, c’è certamente una grande attesa per le migliori serie TV dell’anno, ma non solo: accanto al meglio, come sempre, figura anche il peggio e il 2024 non è stato esente da prodotti sbagliati, da dimenticare o dalle intenzioni e i risultati totalmente sbagliati. Si fa sempre presente che quello del meglio e del peggio è un gioco e in quanto tale va trattato, con titoli che sono stati inseriti non sempre con lo spirito di trovare il peggio possibile in termini oggettivi. Ma quali sono le peggiori serie TV del 2024?
Griselda
Si parte, con le peggiori serie TV del 2024, con Griselda. La serie televisiva con Sofia Vergara protagonista, impegnata nei panni di Griselda Blanco (conosciuta anche come Vedova Nera o Madrina della Cocaina), porta sul piccolo schermo un’esperienza particolarmente blanda e fiacca tanto nella narrazione quanto nella sua confezione squisitamente strutturale. Il prodotto Netflix, che sfrutta la tendenza di alcuni dei più grandi successi sulla piattaforma, tenta di seguire alla lontana la scia di Narcos negli atteggiamenti, ma la serie si risolve in una serie di cliché molto difficili da digerire, che mal di sposano anche con quella voglia – sacrosanta – di fare emergere l’emblema del femminile anche in un racconto di questo genere. Complice anche un’interpretazione tutt’altro che ben riuscita, la serie diventa immediatamente dimenticabile e cede al solito algoritmo della piattaforma che produce e accantona molto velocemente prodotti.
Echo
Potrebbe apparire ai più come una presa di posizione piuttosto sterile e di un accanimento nei confronti dei prodotti Marvel, ma basterebbe rammentare quanto di buono si è detto per prodotti che sono qualitativamente più elevati, come anche Loki 2, e che giustamente hanno attirato elogi da parte degli spettatori e della critica. Con Echo, la Marvel ricade preda dei soliti facinorosi meccanismi di produzione e distribuzione blanda dei propri prodotti, in un momento di estrema confusione strutturale che tenta di riciclare personaggi e al contempo creare nuove storie: il risultato è che i primi non abbandonano mai davvero la scena, i secondi non sembrano essere in grado di prendersi del tutto la scena.
Echo è l’estremo prodotto pallido e senz’anima, che sfrutta il brand per mandare avanti il meccanismo di produzione e che maschera in flaccidi rapporti familiari un avanzare che ha ben poco da dire. Di fatto, l’unico momento più interessante (e per questo pubblicizzato a dovere) resta il cameo di Daredevil, quasi a voler relegare l’intero prodotto a enorme spot/trailer della tanto attesa serie Born Again.
Supersex
L’esordio a marzo 2024 era particolarmente atteso da parte degli spettatori, con il risultato che appare immediato e manifesto: serie TV immediatamente in top di visualizzazioni e tanta risonanza per uno degli attori più presenti in produzioni per grande e piccolo schermo negli ultimi anni, Alessandro Borghi. Il risultato di Supersex è però tutto ciò che si rimprovera alla serialità e alla televisione italiana, preda di meccanismi sempre uguali e di un modo di fare che lascia ben poco spazio a proposte di intrattenimento future. A partire dalla caratterizzazione del Rocco Siffredi raccontato, fino alle blande dinamiche interpersonali che si sviscerano nel corso degli episodi, Supersex è una serie televisiva che lambisce soltanto in superficie ciò di cui dovrebbe occuparsi e che affida, ad un Alessandro Borghi mai davvero in parte, il ruolo di un volto dello spettacolo italiano decisamente sopravvalutato in ambito mediatico e culturale. Sorprende, in negativo, anche la volontà di passare da un Rocco Siffredi “imitato” dei primi episodi (con la risata e la tipica smorfia del pornoattore) ad uno che viene invece maggiormente incarnato dal Borghi dimentico di quegli atteggiamenti sopracitati.
Iwájú – City of Tomorrow
Ancora una volta la Disney presente nella lista delle peggiori serie TV del 2024, questa volta con un prodotto di animazione che tenta di conciliare l’esperienza della celebre casa di produzione e distribuzione con la cultura africana, che viene rappresentata all’interno della serie. Forte dei temi di integrazione e di avvicinamento culturale che sono stati tipici degli ultimi anni, la Disney si è sempre lanciata verso sperimentazioni che potessero riferirsi ad aspetti culturali e a realtà geografiche molto distanti, talvolta anche provocando delle polemiche francamente molto tristi e prive di significato.
Il caso di Iwájú – City of Tomorrow, dunque, non ha nulla a che fare con la volontà di rappresentare la cultura africana all’interno della serie, se non per quanto riguarda la sterile rappresentazione di quest’ultimo che di quella varietà e quella grande abbondanza storica e sociale conserva ben poco. La serie d’animazione in 6 episodi sembra conservare soltanto un mondo da cartolina, mediato dalle esperienze futuristiche della rappresentazione, con la solita storia dozzinale che lascia ben poco allo spettatore.
The 8 Show
Netflix, che è la virtuale patria in grado di dare i natali al celebre Squid Game, non ha mai davvero smarrito il modello in grado di produrre da solo spettatori e, prima di introdurre in piattaforma la seconda stagione della celebre serie televisiva coreana, prova a utilizzarne l’ossatura di base per trasformarla in una nuova forma di survival game con The 8 Show. Puntate molto veloci e una proposta di intrattenimento da cardiopalma, per un prodotto però fin troppo effimero che – pur lasciandosi guardare senza troppi problemi, soprattutto in visioni da domenica pomeriggio – lascia davvero poco allo spettatore anche dal punto di vista morale. L’intrattenimento proposto nella serie (quello che fa avanzare il tempo per il denaro) non si traduce in un meccanismo di evoluzione dei personaggi – il marchio di fabbrica di racconti di questo genere – con la serie che si trova a proporre e riproporre sempre lo stesso pattern per tutte le sue puntate. Il finale, fiacco in tutte le sue parti, conferma la debolezza della serie in sé.
Exploding Kittens
Dalla serie TV che porta sullo schermo il celebre gioco di carte ci si aspettava tantissimo e invece, per il suo modo di essere e di generare irriverenza in maniera particolarmente banale, Exploding Kittens finisce nella lista delle peggiori serie TV del 2024. La serie televisiva in sé non può dirsi neanche troppo malvagia ma, se sparare sulla Croce Rossa e indicare il peggio del peggio in termini di produzioni fine a se stesse apparirebbe anche troppo semplice, con scelte di questo genere si vuole tentare di offrire una visione in più a proposito del concetto di peggio e meglio.
Una serie televisiva di questo genere, che parodizza il mondo della religione e della divinità, oltre che il rapporto tra sacro e diabolico, avrebbe tantissime carte in regola per fare della satira il suo punto di forza, offrendo un racconto dissacrante e una gestione dei personaggi alla South Park. Tutto, invece, vive neanche troppo discretamente in narrazioni semi-antologiche di personaggi secondari piuttosto dimenticabili, che ruotano intorno ai due gatti il cui decollo non spicca mai.
Monsters – La storia di Lyle ed Erik Menendez
A proposito di selezioni che faranno sicuramente storcere il naso e che appaiono piuttosto provocatorie, tra le serie TV peggiori del 2024 si vuole inserire anche Monsters – La storia di Lyle ed Erik Menendez, ancora una volta con il lavoro creativo di Brian Murphy e con ciò che evidentemente ne consegue. Chi scrive non ha mai avuto una buona considerazione di tali prodotti e non per il classico discorso relativo alla volontà di trasformare in serie televisiva un caso di cronaca (poiché appaiono come polemiche piuttosto vuote rispetto al significato della macchina da presa nella sua disciplina storica), quanto più per quella morbosità con cui si costruisce il racconto, soprattutto in termini puramente emotivi.
Netflix, che è una macchina da soldi anche e soprattutto attraverso il crime, ragiona ormai per blocchi nel trattare un genere che – anche in questo caso, con la serie prima e con il documentario The Menendez Brothers poi – sembra avere come unico obiettivo il ragionamento per scaglioni, senza alcun tentativo di raccontare la storia o di offrire una caratterizzazione quanto meno inedita dei fatti. Con La storia di Lyle ed Erik Menendez, complice anche quella costante ambiguità voluta nella serie, si porta lo spettatore all’estremo, specie per quanto riguarda il meccanismo di compassione/passivo-aggressività nei confronti dei due protagonisti. Colpevoli? Vittime? La serie, che vorrebbe essere super-partes, la sua idea ce l’ha: pur in momenti certamente esemplari, come l’intero episodio in piano-sequenza, Monsters – La storia di Lyle ed Erik Menendez prova a portare avanti un discorso non avendone mai realmente l’intenzione, avendo le idee ben chiare fin dall’inizio e saturando, nell’estetica così come nella narrazione, l’intero prodotto e lo spettatore che lo osserva.
La legge di Lidia Poët 2
L’Italia è uno dei paesi che si è maggiormente dato da fare con produzioni oggetto di polemica o di apprezzamento da parte degli spettatori; su Netflix è stato possibile confrontarsi con la seconda stagione di La legge di Lidia Poët 2, ancora una volta con Matilda De Angelis protagonista. Ci sarebbe tanto da dire, a proposito della serie di cui si è scritto soprattutto per quanto riguarda i suoi errori in termini estetici e narrativi, ma basterà riportare alla memoria dello spettatore in modo in cui il tema femminista – che per un personaggio come Lidia Poët ha un grandissimo potenziale in termini narrativi – viene ridotto a slogan semplicistici e frasi fatte che non hanno il benché minimo senso di profondità. Fotografia tremenda e messa in scena ancor più pessima per una serie che, se si volesse tendere all’oggettività e valutare ogni parametro, sarebbe al primo posto della lista delle peggiori serie TV del 2024.
A Man on the Inside
Una delle ultime serie ad aver fatto segnare il suo esordio in streaming è A Man on the Inside, che attinge decisamente dalla tradizione di Only Murders in the Building per portare sullo schermo una narrazione intrisa di british humour, con un caso di spionaggio realizzato all’interno di un futuristico centro di ricovero per persone anziane. Le potenzialità ci sono anche, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di un racconto familiare e di interrelazioni umane, ma tutto è fin troppo debole nel suo risultato. Le interpretazioni sono per alcuni volti buone, ma celano un procedere della serie che sembra non essere mai davvero in grado di offrire un guizzo tecnico notevole.
E, a proposito del british humour di cui si faceva precedentemente menzione, probabilmente si tratta dell’elemento peggiore della serie che non soltanto fallisce nel suo tentativo di comicità raffinata, ma finisce anche per essere ridondante rispetto al messaggio che veicola, rendendo respingente il senso cadenzato della narrazione. Di prodotti, seriali e televisivi, che permettono di strutturare un tema di elaborazione del lutto ce ne sono tantissimi, così come numerose sono le chiavi di lettura che vengono offerte, ma A Man on the Inside si perde in una serie di trame secondarie, sotto-trame e personaggi trattati alla maniera di una comparsa, perdendo di vista il focus della narrazione e rendendo il tutto fin troppo dozzinale.
Dostoevskij
Se c’è un elemento che andrebbe sempre e immediatamente riconosciuto ai Fratelli D’Innocenzo, è la grande cultura cinematografica dei due. Lo si dice non per piaggeria, ma per evidenziare quello che è probabilmente l’elemento-limite della serie Dostoevskij, che ha fatto il suo esordio – a seguito di una copertura nelle sale cinematografiche italiane, dove è stata presentata integralmente – in streaming su NOW TV. Nel solito e sterile dibattito tra cosa è serie e cosa è film dai tempi più dilatati, i i due fratelli sembrano cogliere la palla al balzo per prendersi tutto il tempo di cui hanno bisogno per portare a termine il proprio prodotto, i cui numerosi meccanismi ed espedienti retorici (a partire dallo stesso titolo della serie) sembrano essere parte di un gioco alla citazione che non ha nulla da offrire allo spettatore se non tracce di erudizione. Figlia di un cinema molto vasto e composito, con numerose tracce di registi e pellicole asiatiche, Dostoevskij fa della dilatazione ossessiva del tempo e della narrazione il suo cardine, ma offre davvero troppo poco – e tra quel poco ci sono anche interpretazioni scarse – allo spettatore per non figurare tra le peggiori serie TV del 2024.