Articolo pubblicato il 18 Dicembre 2024 da Bruno Santini
La recensione di Secret Level, serie tv d’animazione antologica creata da Tim Miller che, con 15 episodi della durata di circa 15 minuti ciascuno, tenta di approfondire il mondo di alcuni tra i videogiochi più amati degli ultimi anni: dai più vecchietti come PAC-MAN e Mega Man ai recenti Sifu e Warhammer 40.000, passando per una realtà apprezzata in tutto il mondo come quella di Dungeons & Dragons. Disponibile su Amazon Prime Video dal 10 dicembre, seguono trama e recensione di Secret Level.
La trama di Secret Level, serie tv di Amazon Prime Video
Prima di passare alla consueta analisi e recensione del prodotto, è bene spendere due parole sulla trama di Secret Level, serie tv d’animazione creata da Tim Miller che esplora il mondo di alcuni tra i videogiochi più amati degli ultimi tempi. Va detto subito che non c’è poi così tanto da raccontare circa la sua trama, visto che si tratta di un prodotto antologico che non vede nessun tipo di collegamento tra un episodio e l’altro se non la passione per i videogiochi da parte dell’utenza, con 15 puntate da 15 minuti circa ciascuna, che trovano qui un nuovo modo per approcciarsi alle storie che più amano e che, come nel caso di molti, li hanno accompagnati negli anni.
La recensione di Secret Level, serie d’animazione sul mondo dei videogiochi
Con il progredire delle tecnologie, i videogiochi hanno alzato l’asticella e, tra fotorealismo e la concreta possibilità di raccontare storie fino a pochi anni fa impossibili da realizzare, sono diventati un media spesso e volentieri avvicinato al cinema. Allo stesso tempo, alcuni prodotti hanno ricevuto una trasposizione su grande o piccolo schermo con l’obiettivo di avvicinare due tipi di spettatori, diversi e ma vicini. Il risultato? Salvo alcune eccezioni, spesso scadente. Se The Last of Us ha infatti ricevuto il plauso di pubblico e critica, non si può dire lo stesso di opere come Uncharted o Borderlands. Il terreno è però fertile e si sta tentando sempre più, in questi ultimi anni, di avvicinare cinema e televisione al mondo dei videogiochi. Ma ha davvero senso fare tutto questo?
Per molti autori/studi, evidentemente, si. E se al cinema alcuni lungometraggi sono stati enormi flop al botteghino, in televisione la questione è diversa e Tim Miller lo sa bene. Dopo aver creato Love, Death & Robots per Netflix ed aver ricevuto ottime critiche, egli ha voluto replicare lo stesso modello anche per Amazon Prime Video e Secret Level è il risultato di questo lavoro. 15 episodi, 15 videogiochi, 15 minuti (circa) di durata: arrivare a tutti, prendersi una fetta di mercato ancora piuttosto libera e fertile. Il risultato è però molto distante da quello ottenuto con la serie prodotta da David Fincher.
Tutto sta in un pensiero totalmente sbagliato che in molti, Miller compreso, sembrano aver fatto: più si va avanti e più i videogiochi si avvicinano a cinema/televisione per qualità tecnica e profondità dei racconti, dunque perché non riempire quello scarto producendo da subito film e serie tv ispirati ai videogiochi più amati. Dov’è il problema? Nel fatto che i videogiochi non hanno bisogno di essere nobilitati, approfonditi e trasposti in questo modo. I videogiochi non hanno bisogno della televisione.
Attenzione, perché questo non significa che non debbano esistere trasposizioni perché la storia dell’arte è piena di esempi positivi: ciò che non potrà mai funziona sarà però una riproduzione 1:1 ed infatti gli unici episodi riusciti di Secret Level sono quelli che superano il videogioco stesso e tentano di raccontare un qualcosa di inaspettato per ogni appassionato, come nell’episodio di PAC-MAN. Viceversa, riportare un racconto che su console è abbastanza scarno perché fa leva su elementi centrali come gameplay ed immersività in soli 15 minuti di spari ed esplosioni, dove non c’è tempo per affezionarsi a nessun personaggio o per capire in che mondo ci si trovi, è totalmente sbagliato. Secret Level risulta così l’ennesima occasione sprecata ed un progetto di cui si fatica a comprendere il senso, se non quello di attrarre i fan dei videogiochi per guadagnare qualche visualizzazione in più e questo non sarà mai abbastanza.