Articolo pubblicato il 16 Dicembre 2024 da Bruno Santini
Manca sempre meno alla fine della prima stagione di Dune: Prophecy, la serie spin-off dei film di Dune diretti da Denis Villeneuve, con Timothée Chalamet e Zendaya nei panni dei protagonisti. Basata sul ciclo di Legends of Dune di Brian Herbert e Kevin J. Anderson, la miniserie funge da prequel rispetto agli eventi raccontati nei libri e nei film, con un’attenzione che viene destinata alla nascita e al consolidamento del credo delle Bene Gesserit. Con il quinto episodio dal titolo Nel sangue, la verità, ci si si avvicina definitivamente alla fine del racconto in questione, con un futuro già segnato per molte delle narrazioni previste: ma qual è il risultato dell’episodio in questione? Per comprenderlo, si offre di seguito la recensione di Dune: Prophecy 1×05, dal titolo Nel sangue, la verità.
La trama di Dune: Prophecy 1×05, Nel sangue, la verità
Come sempre, prima di procedere con la recensione del quinto episodio di Dune: Prophecy, è molto importante sottolineare innanzitutto la trama della puntata 1×05 della serie, che prende il titolo di Nel sangue, la verità. L’episodio si apre con la nomina a Bashar di Desmond Hart, che ha conquistato definitivamente la fiducia dell’Imperatore Javicco Corrino dopo aver svelato l’attentato che avrebbe colpito il Landsraad; l’uomo vuole adesso consolidare il suo potere eliminando i contrabbandieri e tutti coloro che hanno complottato per giungere a realizzare il tentato colpo di stato contro l’Imperatore, riuscendo soprattutto a distruggere le Bene Gesserit dall’interno e avendo identificato il loro coinvolgimento. Dopo aver torturato altri contrabbandieri, giunge da Mikaela, che si scopre essere una Bene Gesserit che per anni ha servito il Credo fino al punto di realizzare una rivolta con Keiran Atreides, con i due che tentano di uccidere Desdmond Hart con degli ordigni ma questi, servendosi dello scudo, ne esce illeso.
Intanto, in Lila si risveglia Madre Raquella che permette di avvertite, tramite la sua prescienza, le altre Sorelle, in particolar modo Tula: il motivo del potere di Desmond Hart è determinato da un retrovirus che agisce sull’RNA e che era utilizzato anche dalle macchine pensanti nell’ambito del Jihad Butleriano. Alla fine dell’episodio, con Costantine che viene nominato capo della flotta su Arrakis in virtù della sua scoperta del tradimento di Keiran Atreides e con Sorella Francesca che si insinua nuovamente nell’Impero, Nathalia prova ad avvicinarsi personalmente a Desmond Hart, in modo che i due possano finalmente distruggere le Bene Gesserit.
La recensione del quinto episodio di Dune: Prophecy, tutto è pronto per il gran finale?
C’è grande attesa per quanto riguarda il finale di stagione di Dune: Prophecy, considerando che questo prodotto avrà una grandissima importanza in vista del futuro cinematografico con Denis Villeneuve alla regia di Messia di Dune, il terzo film della trilogia in grado di portare sullo schermo il secondo libro della saga di Frank Herbert. E ancora, non si può fare a meno di pensare che una serie come Dune: Prophecy, che pur sfrutta comunque il grandissimo successo di un brand di cui si sta parlando tantissimo negli ultimi anni, sia assolutamente determinante nell’aver abituato lo spettatore a dinamiche che nei libri appaiono quasi costanti, a partire da un certo punto in poi, ma che potrebbero stranire chi ha una comprensione totale degli eventi basata sui soli due film. In effetti, il magistrale lavoro compiuto da Denis Villeneuve ha permesso di introdurre numerosi elementi fantascientifici, ma si tratta soltanto di una percentuale bassissima rispetto a ciò che la saga letteraria ha offerto, complicando il livello di attenzione e ricezione del lettore sempre più, fino al finale (uno dei tanti possibili, in effetti) dell’intera materia.
Anche il quinto episodio di Dune: Prophecy, che non presenta i medesimi tratti distintivi di una grandissima qualità come nei due precedenti episodi, segue una scia di questo genere e si fa portatore di una serie di elementi per istruire ed erudire lo spettatore alla complessità della materia trattata. Dune non è un luogo letterario, cinematografico e televisivo semplice, così come non si risolve in soli scudi dal bagliore blu o in esplosioni che coinvolgono tutto l’Imperium: è, anzi, un Universo particolarmente fitto di complessità, intrighi, relazioni genetiche, coinvolgimenti e legami che non sono così tanto semplici da identificare, fino all’inevitabile resa dei conti che risulta l’oggetto principale dell’attenzione di chi guarda. Il quinto episodio si trascina allora su questo delicatissimo equilibrio di trame e sottotrame che potrebbero esplodere e risolversi all’improvviso, ma per le quali si vuole aggiungere ancora qualche dettaglio in più, aumentando l’attesa e permettendo che l’intera risoluzione del tutto sia opera della sesta puntata della prima stagione. Il destino di Desmond Hart, oggetto di speculazione fin dal momento in cui ha magneticamente catturato lo spettatore tramite l’interpretazione di Travis Fimmel, è probabilmente il destino stesso di una saga che ha l’onere di rendere comprensibile – allo spettatore – interi elementi di prescienza, predestinazione e immortalità di personaggi della saga, in una storia che di terreno (soprattutto nell’andare avanti con i libri e con i film) ha sempre meno.
Fino ad ora abbiamo considerato Dune come un’estensione di elementi tecnologici, bellici, politici e ideologici replicabili nell’ambito della nostra società, soprattutto in virtù del lavoro superbo nella caratterizzazione della componente sociale – tra fondamentalismo religioso e geopolitica dell’intero Universo di Dune -, ma è chiaro che Dune: Prophecy voglia spingersi in là verso una nuova concezione del mondo, reso anche in termini puramente visivi. Nella puntata in questione, allora, si sciolgono tutti gli intrighi, anche grazie al modo in cui le scene vengono concepite in termini di peso effettivo: dal timore che incute Desmond Hart fino al momento dell’indagine con conseguente esplosione del luogo dove lavora Mikaela, passando per la perfetta resa di Madre Raquella che parla attraverso il corpo di Lila. L’ultimo episodio ha allora l’arduo compito di portare a termine una materia molto complessa, introducendone a sua volta un’altra ancor più incomprensibile (nei fatti) e difficile per lo spettatore: un onere non semplice, ma di cui si è certamente fiduciosi.