Articolo pubblicato il 5 Dicembre 2024 da Vittorio Pigini
Con il primo episodio andato direttamente in streaming su Twitch il 6 novembre 2021, Arcane è la serie d’animazione targata Netflix basata sul popolare videogioco League of Legends. Un titolo che, fin dall’uscita dei suoi primi episodi, ha travolto pubblico e critica arrivando a risultati di altissimo livello. 9 gli Annie Awards conquistati nel 2022 e 4 Emmy, per quello che viene considerato forse il miglior adattamento su schermo di un videogioco. Ecco di seguito la recensione della prima stagione di Arcane, la strabiliante serie d’animazione Netflix tratta da League of Legends.
La trama della prima stagione di Arcane
Gli eventi narrati nella serie tv Arcane fungono da vero e proprio prequel a quelli del videogioco League of Legends, sviluppato e pubblicato nel 2009 da Riot Games. Nella prima stagione della serie, cresce sempre di più l’astio sociale e politico tra l’aristocratica città di Piltover e quella sotterranea di Zaun.
Entrambe, tuttavia, devono anche risolvere le proprie scomode faccende interne: la prima vede infatti inasprirsi i rapporti di fiducia all’interno della Consulta che guida la città, con scontro di intelletti sul fine da perseguire per il bene della popolazione; la seconda, invece, è alle prese con l’espandersi di una misteriosa sostanza, nonché con le guerre tra bande per il controllo del territorio. In tale scenario, la serie seguirà le vicende delle due sorelle Vi e Powder, destinate a vedere il proprio rapporto fortemente compromesso.
La recensione di Arcane: il segreto del successo
Nonostante qualche inaspettato e rovinoso inciampo, come per i percorsi di Halo e The Witcher, i nostri anni ’20 stanno continuando a registrare un cambio di passo evidente e notevole per quanto riguarda gli adattamenti di videogiochi sul piccolo e grande schermo. Nel periodo storico di illustri esempi come The Last of Us o Fallout, attendendo ovviamente il finale di questi ultimi, la serie di Arcane ha la potenza di irrompere nel panorama come miglior adattamento su schermo di un titolo videoludico.
A sentenziarlo sembrerebbe essere direttamente il grande pubblico fruitore della serie targata Netflix e la critica specializzata, non solo per i punteggi al limite della perfezione sui vari siti di aggregazione di recensioni, ma anche per i premi ottenuti per la sua prima stagione (in attesa dei risultati della seconda). Ben 9 i premi Anny conquistati – quale riconoscimento cinematografico dedicato al campo dell’animazione – oltre alla vittoria di 4 Emmy, tra cui Miglior serie animata. Un trionfo, che aggiungere “meritato” sarebbe superfluo, frutto di un lavoro impressionante già dal punto di vista produttivo. Ci sono voluti infatti 6 anni per realizzare la prima stagione della serie di Arcane, con Riot Games (studio sviluppatore di League of Legends) che ha unito le forze con l’allora semisconosciuto studio d’animazione Fortiche, al fine di continuare la splendida collaborazione già avviata per i video promozionali del videogioco.
Per realizzare entrambe le stagioni è stato stanziato un budget di circa 250 milioni$, con il lavoro di oltre 400 artisti nel campo dell’animazione che raggiunge risultati sorprendenti già dal primo sguardo. Una delle note di prestigio di Arcane sta poi nella capacità di saper raggiungere il pubblico più vasto, strizzando sì continuamente l’occhio ai fan di lunga data (attraverso molte citazioni ed easter-egg presenti per tutta la serie), ma senza appesantire una visione resa al contrario perfettamente fruibile anche a coloro che non hanno mai conosciuto il titolo League of Legends.
Il worldbuilding narrativo della serie è infatti essenziale e funzionale, offrendo tutti gli elementi necessari per poter seguire il filo della storia e l’interazione tra i vari personaggi, senza la necessità di dover ricorrere ad informazioni extravisione che possano mettere qualche toppa. Ambientazione e geopolitica di Piltover e Zaun vengono infatti rese alla perfezione nel loro distanziamento sociale, morale e politico, in un mix tra caratteristiche grafiche e stile espositivo nella narrazione di ambienti e personaggi. Nelle crociate personali portate avanti da questi ultimi, si instaurano infatti anche giochi di potere (particolarmente in voga soprattutto grazie all’eco di Game of Thrones) che presentano un cuore pulsante prettamente cyberpunk, in una costruzione scenico-visiva figlia dello steampunk più incisivo.
Rivoluzione e scontro socio-politico tra “poveri e ricchi” delle due fazioni in gioco, con annessi riferimenti anche a periodi più oscuri della nostra storia del ‘900, senza che tuttavia si perda l’effetto dello specchio una dell’altra. Il “mondo di sotto” non viene infatti costruito come l’eroe reietto della macrostoria e quello “di sopra” come il nemico tirannico-aristocratico da debellare, ma i ruoli in gioco cambiano continuamente, il bene si confonde con il male ed entrambi gli obsoleti concetti tendono a sparire completamente. Con Arcane si instaura così una storia fatta di personaggi veri, tridimensionali, che riescono a stravolgere le trame della serie con mirabile efficacia e semplicità.
Uno sviluppo narrativo che arriva anche spesso a destrutturarsi per assestare poi, in un secondo momento, non solo colpi di scena ma anche elementi volti ad impreziosire determinate azioni ed emozioni in virtù di quanto successivamente scoperto. Segreto del successo della prima stagione sta poi nella potenza del cliffangher, a dir poco “criminale” (in termini dolorosamente positivi), sferrato al termine dei primi 9 episodi, contribuendo fortemente a far correre il titolo Arcane di bocca in bocca in attesa del suo proseguimento. Uno stesso proseguimento, tuttavia, che viene spezzato in due parti solo per una questione produttivo-distributiva, in quanto evoluzione di storia e personaggi di Arcane andrebbero intese nell’interezza di un viaggio indivisibile e dalla crescita costante.
La recensione di Arcane: la magnifica esperienza di un capolavoro
Proprio in virtù dell’unitaria esperienza vissuta nel viaggio dei 18 episodi, si rinvia alla recensione della seconda stagione un’analisi più profonda su temi ed sul vero cuore pulsante della serie, ovvero i suoi personaggi. È possibile dunque ora potersi soffermarsi principalmente sullo stupefacente comparto tecnico, ammirabile già dalla prima stagione di Arcane. Fondato a Parigi nel 2009, lo studio francese Fortiche Production si ritrova a collaborare con Riot Games dal 2013 per realizzare alcune clip promozionali di League of Legends. Proprio questa fortunata collaborazione porterà la società di Santa Monica a fare affidamento nuovamente su Fortiche, al fine di portare su schermo la serie tratta dal videogioco.
Il risultato estetico-visivo è encomiabile, arrivando a quell’incredibile punto di congiunzione tra il fantasy e la ricercata veridicità. L’impatto del disegno tradizionale, i meravigliosi dipinti a mo’ di fondale, tutto trova libero respiro grazie al guizzo di un mirato 3D, che restituisce una visione fluida, dinamica ed estremamente coinvolgente. A colpire è infatti la cura nei dettagli, specialmente nella costruzione dei protagonisti. Un gesto con le dita, una smorfia, uno sguardo è capace di ricollegarsi ed intrecciarsi ad altre situazioni ed altri personaggi. Un’animazione tridimensionale che tratteggia caratteri scavati in viso dalle ombre, trovando una rara luce nel luccichio perenne dei loro occhi. Questi si rivelano davvero specchio dell’anima in questo caso, colmi di rabbia ed annegati nella disperazione.
Inoltre, i personaggi beneficiano anche del lavoro svolto sulla costruzione grafica dello stesso worldbuilding, riuscendo immediatamente a conferire peso e carattere ad ognuno di essi a seconda del territorio di appartenenza. Successivamente ad aver creato ambientazioni e personaggi, tuttavia, occorre creare anche del movimento ed è qui che Arcane dà forse il meglio di sé. Le sequenze action sono infatti numerose e sempre ottimamente coreografate, con una fluidità ed un’energia nei combattimenti che riesce ad esplodere colpo su colpo. Non solo tuttavia una questione “fisica”, in quanto un altro elemento particolare e sicuramente molto stimolante, oltre che avvincente, è anche l’immedesimazione nel gioco di ruolo anche per quanto riguarda le fazioni in campo.
In Arcane si arriva infatti difficilmente ad un “duello bis”, con i personaggi che per un motivo o per l’altro cambiano spesso il proprio bersaglio, in virtù della posta in gioco e delle nuove relazioni create e distrutte. Accresce in tal modo un certo senso di imprevedibilità nello sviluppo degli eventi, che non fa altro che arricchire la spettacolarizzazione e l’intrattenimento dello show evitando troppe ripetizioni. Arrivando tuttavia a citare le emozioni provate nella visione spettacolare di Arcane, impossibile non spendere due parole anche per quanto riguarda la colonna sonora.
Assieme al comparto grafico, infatti, estetica e sonoro non tradiscono la natura pop della serie, combinando un cocktail esplosivo e dinamico che riesce a fare colpo verso diversi target di pubblico. <<Everybody wants to be my enemy>> canta Dan Reynolds degli Imagine Dragons nella vincente sigla di Arcane (e non solo), per settare già dall’inizio una colonna sonora sempre precisa e determinante nel suscitare le adeguate vibrazioni. Sonorità energiche negli svariati combattimenti infuocati e toccanti nei momenti decisamente più drammatici. In conclusione, Arcane presenta già dalla sua prima stagione tutti gli elementi per venire considerata una delle migliori serie tv degli ultimi anni, se non di sempre. Un viaggio intenso e costante portato avanti da personaggi meravigliosi, reso su schermo attraverso un comparto estetico-visivo sbalorditivo ed un divertimento esplosivo che non tradisce le intense emozioni.