Articolo pubblicato il 5 Dicembre 2024 da Vittorio Pigini
Dopo lo straordinario successo della prima stagione, arrivano a novembre 2024 i nuovi episodi della serie d’animazione Arcane. Il libero adattamento del celebre titolo videoludico League of Legends riprende a narrare la storia di Vi e Jinx, ampliando notevolmente il raggio d’azione in questa seconda stagione. Dalla macrotrama dello scontro sociale e politico, tra Zaun e Piltover, si passa infatti ad una riflessione universale sulla natura dell’essere umano, culminando in un climax intenso ed esplosivo. Ecco di seguito la recensione della seconda stagione di Arcane.
La trama della seconda stagione di Arcane, la serie d’animazione Netflix
Allo stesso modo della prima stagione, anche i 9 nuovi episodi di Arcane fungono da prequel rispetto alla narrazione principale mostrata nel videogioco League of Legends. La trama della seconda stagione della serie d’animazione Netflix riprende direttamente dall’attacco di Jinx alla Consulta, registrando in tale occasione la perdita di alcuni consiglieri, tra cui Cassandra Kiramman. La figlia di quest’ultima, Caitlyn, inizia a covare verso Jinx una vendetta sempre più intensa, essendo disposta a tutto pur di catturarla e fargliela pagare.
Nella sua missione, la neo comandante e guida della casata Kiramman offre a Vi di unirsi ai Guardiani, con le due che si avvicinano sempre più anche affettivamente. Il nuovo corpo di polizia è così pronto a sferrare un attacco al sottosuolo per smantellare definitivamente lo Shimmer, catturare gli ultimi fedeli rimasti di Silco e fermare Jinx una volta per tutte. Parallelamente a ciò, in seguito all’attacco di Jinx alla Consulta anche Viktor è stato gravemente ferito, costringendo Jayce ad utilizzare l’Hextech per salvargli la vita, sebbene lo scienziato entri in un misterioso stato comatoso avvolto da un bozzolo di energia.
La recensione della seconda stagione di Arcane: “Non c’è prezzo per la perfezione…
A celebrare la prima stagione di Arcane ci pensa innanzitutto la rispettiva stagione dei premi, con la vittoria di 9 Anny Awards e di 4 Emmy, tra cui Miglior serie animata. Un impatto devastante quello della serie Netflix anche e soprattutto sul pubblico della piattaforma streaming, arrivando a risultati encomiabili anche in questa seconda stagione. Arcane, infatti, è al momento l’unica serie della storia del celebre sito IMDB ad avere un’intera stagione (la seconda appunto) dove ogni episodio raggiunge una valutazione maggiore di 9/10. Inoltre, tirando in ballo un altro sito aggregatore come Rotten Tomatoes, Arcane ha raccolto in entrambe le stagioni punteggi perfetti, con il 98% del pubblico generale ed il 100% per quanto riguarda la critica.
Tornando poi a Netflix, il titolo d’animazione avrebbe stabilito anche il record come serie più vista in piattaforma ad una settimana dal suo debutto, per quella che viene considerata da molti il miglior adattamento videoludico di tutti i tempi. Una serie di elogi per evidenziare come, la grandezza di Arcane, sta anche nel terminare dopo solo 2 stagioni, sebbene le tempistiche risultino troppo stringenti per la carne messa sul fuoco… ma andiamo con ordine. In tale operazione, innanzitutto, si evince coraggio e determinazione della produzione di voler concludere la storia dopo appena 18 episodi, non lasciandosi ingolosire dal successo ed evitando di allungare (annacquando) il famoso brodo.
Ovviamente sono comunque in arrivo nuovi progetti spin-off legati alla serie, ma Arcane si conclude con la seconda stagione ed il viaggio è stato particolarmente intenso. Urge come prima cosa sottolineare come, nonostante quella del titolo d’animazione Netflix debba essere considerata un’esperienza univoca con crescita costante, lo spartiacque tra le due stagioni si noti non poco. Ciò per quanto concerne, in primo luogo, l’aspetto tematico e narrativo della serie, che si evolve e si espande di notevoli dimensioni, ma alla quale analisi occorre momentaneamente rimandare al prossimo paragrafo. Un rimando anche al cambio di fronte per quanto riguarda poi anche il ritmo e la speditezza del racconto, che ingrana la sesta e corre fino all’esplosivo climax finale senza sosta.
Ci si può soffermare in questa sede per quanto concerne invece l’aspetto meramente più tecnico. L’impatto grafico di Arcane è già incredibile nella sua prima stagione ma, nella seconda, i dipinti che appaiono su schermo diventano ancor più profondi ed espressivi. Non ci si sta riferendo infatti al già ottimo lavoro di costruzione in dettagli e di tridimensionalità di personaggi ed ambientazioni, quanto al miglioramento per quanto concerne la realizzazione di immagini potenti, evocative e fortemente poetiche. Si registra così un costante crescendo anche nella sperimentazione grafica, arrivando ad idee visive strabilianti che riescono a stupire per una bellezza immaginifica mozzafiato.
Di pari passo, a crescere è anche la colonna sonora che, mentre nella prima stagione l’attenzione tende a focalizzarsi principalmente sulla ricostruzione ambientale, nella seconda si enfatizza principalmente testo ed emozioni dei vari temi presenti. La ritrovata sigla cantata dagli Imagine Dragons acquista così un significato diverso a seconda dell’episodio di turno, dividendo il “palco” con altri brani come Heavy is the crown dei Linkin Park, Paint the town blue di Ashnikko, Remember Me, le note dolenti di Ma Mailleure Ennemie e Wastland insieme a molti altri.
La recensione di Arcane: … solo la fine dell’inseguimento.
<<Credevo che avresti potuto amarmi come una volta… anche sapendo… che sono diversa. Ma anche tu sei cambiata. Quindi, questo è per le nuove noi!>>. Con queste parole cala un raggelante sipario sulla prima stagione di Arcane, con quel cliffangher capace di spezzare il fiato. La seconda stagione della serie riparte proprio da queste parole, continuando a spingere su quella parola d’ordine quale motore esplosivo dell’intero viaggio: cambiamento. “Che cos’è l’antropologia?” si chiede continuamente Parthenope nel film diretto da Paolo Sorrentino, con l’omonima curiosa protagonista che troverebbe in Arcane la sua risposta definitiva. La serie d’animazione Netflix si mostrerebbe in tal senso come un vero manuale dello studio sull’essere umano, delle sue emozioni, ambizioni, legami, istinti, vizi e virtù.
Ma quello di Arcane non è un manuale ingiallito, statico, ma in continuo movimento, in continua evoluzione. Le basi di partenza sono infatti quelle “reali e concrete” dello scontro socio-politico tra l’aristocratica Piltover e l’emarginata Zaun, con l’ordine e prestigio delle Casate della superficie che si scontra con l’onore dei ladri dei bassifondi. La guerra civile è imminente, la rivoluzione incombe, il cambiamento è ineluttabile. Attraverso un’estetica puramente steampunk, con il “vapore” che la fa da padrone in armature, accessori, ingranaggi e dirigibili, è il cuore del cyberpunk a pulsare con vigore nella serie, non soltanto con riferimento allo scontro interno terreno ma anche e soprattutto in merito all’avanzamento tecnologico.
Nella seconda stagione di Arcane, infatti, il livello d’analisi si espande a dismisura nell’astrattismo, non riguardando più “solo” l’evoluzione di un quadro politico sulle forze in gioco, ma arrivando a quella della specie. E allora quanto è realmente pericoloso ed azzardato il cambiamento in virtù del progresso dell’essere umano? Sulla necessità e peso del sacrificio si instaura così in Accademia un vero scontro di intelletti, al fine di giungere ad una risposta a questa eterna domanda, mentre nella mente dello spettatore continuano a risuonare le parole pronunciate dal nuovo Viktor: “la ragione in grado di spingerci a compiere il bene più alto… può anche essere la causa del male più profondo”.
Da intelligente studioso zoppo e fragile a Dio, il personaggio è il vero motore intellettuale di Arcane, disposto a tutto pur di arrivare al progresso definitivo dell’essere umano, necessario per impedire che la specie possa continuare a soffrire e ad autodistruggersi. È proprio il personaggio del dottor Singed a plasmare cuore e mente dell’allievo Viktor, ricordandogli come quelli come loro siano sempre disposti a sacrificare l’amore e il retaggio per l’inseguimento del progresso. L’effettivo villain (?) della seconda stagione di Arcane, tuttavia, si renderà conto come l’arrivo definitivo al progresso, alla perfezione, porti con sé solo il peso di quanto sacrificato e la fine del progresso stesso, la fine dell’inseguimento a favore di un’evoluzione solo apparentemente gloriosa.
Arcane porta così su schermo la violenza del cambiamento, il suo pericoloso azzardo e spingendo a chiedersi quando questo sia necessario. Una rivoluzione collettiva e di specie che, nella serie, si riflette immancabilmente nella sfera emotiva dei singoli personaggi. Che sia macro o micro, in Arcane le fratture sono ovunque, con ognuno dei suoi protagonisti chiamati a rispondere a caduta e rivalsa, ambizione e responsabilità, fedeltà e tradimento. La rabbia ed il rancore diventano la nuova forza, mentre l’affetto ed il ricordo non sono altro che una debolezza, un peso sempre più ingombrante. In questo straziante gioco di seconde occasioni, ad illuminarsi è quello più crudele e doloroso, ovvero il rancore tra sorelle destinate in ogni modo ad inseguirsi come due metà dello stesso disco. Superficie e sottosuolo sono come acqua ed olio, Vi e Jinx sono fuoco ed acqua, ma nella serie del cambiamento e della rivoluzione tutto è sempre pronto ad evolversi.
La recensione di Arcane: l’azione corale di emozionanti personaggi
<<Vi siete mai chiesti che effetto faccia annegare? È la storia degli opposti. Nell’acqua c’è pace, è come se ti avvolgesse e ti sussurrasse parole accoglienti, e tu senti che ogni problema nel mondo si dissolve. Ma poi c’è anche questa… cosa… nella testa che si agita furibonda e incita i tuoi nervi con violenza a lottare, a sopravvivere! Finché davanti a te fluttua una domanda: ne hai abbastanza? È strano, puoi passare una vita senza mai affrontare una scelta così, ma ti cambia per sempre, ecco perché ti ringrazio, vecchio amico mio.>>.
La tragicità dei personaggi di Arcane sarebbe in qualche modo riassumibile da queste parole di uno dei personaggi più affascinanti della serie, ovvero il villain della prima stagione Silco. Ma è veramente così, è possibile definire il personaggio un vero villain? Se Arcane è riuscita ad ottenere il suo successo, è anche e soprattutto per via dell‘intensa emotività sprigionata dai suoi personaggi, capaci di azzerare un banale dualismo tra bene e male. A fin dei conti, nella serie targata Netflix sono presenti diversi antagonisti da contrastare, come Silco, lo stesso Viktor, Singed, Jinx e molti altri. Passando tuttavia tali comprimari ai raggi X, tra chi è disposto a tutto pur di vedere il sogno della pace fra la sua gente all’inseguimento del bene superiore, un maestro alchemico che conduce esperimenti solo per arrivare alla salvezza di sua figlia e l’intero arco narrativo di Powder/Jinx, rimane davvero difficile poter etichettare tali personaggi come veri antagonisti della storia.
Arcane si traduce infatti in un’emozionante azione corale di personaggi squisitamente tridimensionali, con molti di questi impreziositi da un background e da caratteristiche forgianti. Vi(olet) sarebbe identificabile nella “protagonista” della serie, la quale porta sulle spalle la pesante eredità della figura paterna ma, per poter salvare la sua gente, deve prima salvare se stessa nel ricucire il rapporto con la propria sorella perduta. Silco è il fratello dimenticato dall’eroe e costretto a prendere la strada opposta, vinto dalla rabbia e dal rancore nel perseguire il “bene superiore”. Davvero emozionante la sua uscita di scena, con quell’omaggio (più o meno voluto) a La forma dell’acqua davvero toccante.
Il già citato Viktor è l’essenza stessa del paradosso dello scienziato, per il quale più si apprende e più si realizza quanto poco si conosca di quel fenomeno. Personaggio a dir poco tormentato, in cerca di un successo irraggiungibile, dalla mente che viaggia troppo velocemente rispetto al suo corpo morente. Impossibile tuttavia iniziare ad elencare vizi e virtù di ogni personaggio di Arcane, ma se Viktor è stato prima indicato come motore intellettuale della serie, Jinx rappresenta sicuramente quello emotivo. La rabbia dell’angelo caduto si incarna in una vincente “versione al femminile” del Joker fumettistico, restituendo su schermo un personaggio memorabile per la sua complessità emotiva e psicologica.
Powder è un vetro rotto in mille pezzi, riflettenti nella scheggia impazzita di Jinx, costituendo un problema per tutti e soprattutto per se stessa. Il caos avvolge la mente della ragazza, che continua a vivere la perdita di figure a lei care, continui tradimenti, in costante cerca di approvazione di una “persona rifugio” che possa custodire la sua fragilità. Nella drammaticità del personaggio (a dir poco toccante e straziante il rapporto con Isha), Arcane mostra qui la vera essenza del cambiamento della serie, con Powder/Jinx in costante crescita anche per quanto riguarda il suo peso specifico nella sua narrazione, oltre che un divertimento assicurato nelle sue uscite più irruente e sprezzanti.
Tornando per un momento anche all’incisività dei testi delle varie canzoni, presenti nella colonna sonora della seconda stagione di Arcane, Jinx incarna così il vero cuore pulsante della serie, il sentirsi emarginati e la fatalità del destino. Struggente in tal senso la visione delle due dimensioni mostrate nella serie dal lato delle due sorelle: dove una muore, l’altra è libera di stare insieme alla persona che ama… o almeno così sarebbe dovuto essere.
La recensione di Arcane: una corsa travolgente che si perde qualche pezzo per strada
Con quest’ultima nota si vuole arrivare agli elementi dolenti di una serie al limite della perfezione come Arcane, partendo proprio dall’ingombrante elefante nella stanza. Nonostante infatti non sia espressamente dichiarato, tutto farebbe pensare ad una Jinx scampata alla morte e riuscita a mettersi in salvo (non addentrandosi in analisi metaforiche sul fatto che a salvarsi sia in realtà Powder). Una decisione in sede di sceneggiatura questa terribilmente critica sotto due principali aspetti. Il primo vedrebbe in tal modo un ingente danno al peso e valore del suo sacrificio, che sarebbe dovuto compiersi nella sua epicità per una questione innanzitutto scenica e per quanto riguarda lo sviluppo della storia di Vi.
Il secondo elemento di criticità, purtroppo, risiederebbe in un apparente finale aggiunto solo in vista del proseguimento del franchise di Arcane, con la notizia di nuovi spin-off che ora non possono perdersi la ghiotta occasione di riportare l’amato personaggio al proprio pubblico. Una strategia (apparentemente) economica e commerciale che svaluta notevolmente la caratura profonda ed emotiva del personaggio, che avrebbe meritato una chiusura decorosa ed onorevole nella perfezione del suo arco narrativo. L’altra evidente criticità, della seconda stagione di Arcane, riprende il “problema” sopracitato di voler chiudere la serie dopo appena 18 episodi.
Se da una parte è decisamente apprezzabile il fatto di non lasciarsi ingolosire dal successo per questioni di mercato (merito poi tendenzialmente tradito nel suo finale lasciato così aperto), è anche vero che qualche episodio in più avrebbe fortemente giovato al respiro della narrazione. A differenza infatti della prima stagione, la seconda tenderebbe ad essere eccessivamente spedita e sbrigativa nel suo racconto. Ciò porta con sé alcuni passaggi in qualche modo cruciali lasciati off-screen, oppure risolti in limitate battute. Un esempio su tutti sta infatti nella questione socio-politica nello scontro tra superficie e sottosuolo tra Piltover e Zaun, quale punto nevralgico dell’intera prima stagione.
Una volta presentatosi infatti il nemico comune da debellare, la profonda faida sparisce come nulla fosse (Sevika entra addirittura a far parte della Consulta, con la tanto agognata pace/tregua raggiunta tra le fazioni in guerra che avviene all’insaputa dello spettatore). Questo rappresenta solo un esempio di diversi passaggi narrativi resi fin troppo celeri dalla sceneggiatura, che passa anche per l’intera questione della Rosa Nera per quanto riguarda il personaggio di Mel, oltre che alla chiusura di alcuni personaggi terminati in un “puff” (in tutti i sensi). <<C’è della bellezza nelle imperfezioni>> tuona tuttavia il personaggio di Jayce, con queste sbavature ed inciampi lungo il percorso che, a loro modo, rendono l’esperienza di Arcane ancor più vera e tangibile.
Non si vuole in tal senso soprassedere su criticità importanti, ma l’insieme dei pregi per tutto il resto della serie riesce comunque a surclassarli notevolmente. In conclusione, le due stagioni di Arcane portano su schermo una storia di bellissimi personaggi in costante crescita, pronta ad evolvere anche i suoi stessi temi attraverso un reparto tecnico, grafico e sonoro di emozionante rarità. Il titolo Netflix diventa così un istantaneo punto di riferimento per tutta l’animazione contemporanea, prestigiosa base di partenza e formidabile sfida da raggiungere e superare. Gli occhi del futuro saranno costretti a guardarsi indietro, non soltanto in vista dei nuovi prodotti del franchise, ma anche per altri progetti attesi. Per animazione, tematiche e stile visivo-narrativo, l’attenzione potrebbe essere ora rivolta al futuro ed ambizioso sviluppo della serie su Magic: The Gathering.