“Holy Rosita” è uno dei titoli presentati in concorso alla 42° edizione del Torino Film Festival, un film co-scritto e diretto dall’esordiente Wannes Destoop, un giovane cineasta belga che, dopo una serie di cortometraggi presentati e premiati a diversi festival, realizza il suo primo lungometraggio. Un’opera tra le prime presentate al festival del capoluogo piemontese, dove la figura della donna è centrale e dalla quale traspare l’interesse dell’autore nel raccontare una storia di quotidianità e ricca di domande esistenziali. Di seguito la trama e la recensione del film in concorso al TFF.
La trama di “Holy Rosita” di Wannes Destoop
Rosita (Daphne Agteb) è una donna solitaria che abita in un piccolo appartamento popolare, passa le sue giornate svolgendo più di una sola attività: lavora come steward presso il club calcistico della sua città, in una fabbrica e nel suo tempo libero effettua massaggi sensuali a pagamento. Una vita fatta di sacrifici, quella vita per arrivare alla fine del mese e potersi permettere da mangiare ed un tetto sopra la testa. Il suo sogno nel cassetto, però, è quello di poter diventare madre, un obiettivo che spera di realizzare da tanto tempo che custodisce nel profondo del suo cuore con la speranza che un giorno prima o poi si possa effettivamente realizzare.
La recensione del film in concorso al 42 TFF: Holy Rosita
“Holy Rosita” è l’opera prima di un giovane regista e sceneggiatore che si presta al suo primo lungometraggio raccontando la storia di una donna, un personaggio in difficoltà, e che lungo la sua vita è in continua lotta ed in difficoltà. Rosita è una persona solitaria, o meglio sola, che vive in un modesto appartamento popolare e tenta in tutti i modi di tirare avanti come può. L’autore fin dalla prima inquadratura pone l’attenzione e l’obiettivo sulla protagonista, interpretata in maniera magistrale da una sorprendente Daphne Agteb, senza mai staccare o lasciare solo per un momento la dolce Rosita. Quello che interessa a Destoop è mostrare o portare alla luce i cosiddetti reietti della società, quelle persone che spesso non vengono considerate e che finiscono volontariamente o no ai margini e nell’ombra.
Fondamentale è la tipologia di sguardo che il regista decide di mostrare al pubblico: un punto di vista totalmente dedicato alle vicissitudini di Rosita, una donna con cui è difficile non empatizzare, tenera e sempre disponibile con il prossimo, ma completamente abbandonata a sé stessa. Quello che l’autore propone come grande quesito è: fino a che punto una società può determinare o quantomeno decidere il destino di un essere umano? In questo caso entra in gioco anche il tema della gravidanza, un “privilegio” che a quanto pare non è può essere permesso a chiunque, così da dover determinare quali sono i soggetti effettivamente idonei. La protagonista si trova quindi di fronte ad una scelta importante, un vero e proprio bivio: lottare per portare alla luce e crescere il suo tanto sognato bambino, con la possibilità che le venga sottratto dai servizi sociali, oppure rinunciare ed andare avanti con la propria vita?
“Holy Rosita” è un film di scelte, decisioni e determinazione da parte di una donna che sceglie di fare di tutto pur di realizzare il proprio sogno, un obiettivo che riflette anche una grande voglia di riscatto per via di un’infanzia travagliata, così da poter essere una madre migliore, quella madre che lei non ha mai avuto. Questa è una storia ricca di emotività e sensazioni che finiscono per trasparire da ogni singola inquadratura. La presenza scenica dell’attrice, una vera sorpresa, è fin da subito di forte impatto e ruba la scena catturando l’occhio dello spettatore. L’unico neo o difetto della pellicola resta la scelta di un finale molto positivo che da un lato è comprensibile, dall’altro finisce per risultare banale per un film che di banale o superficiale non aveva proprio nulla, almeno fino a quel momento.
La lotta di una donna per la sua gravidanza
Insomma, “Holy Rosita” nonostante i suoi difetti, figli di un’opera prima dal sapore ancora acerbo, resta una piccola perla all’interno della sezione dei titoli in concorso di questa nuova edizione del festival cinematografico piemontese. La storia dell’estenuante e dura lotta di una donna per la sua gravidanza, per quel senso di libertà che alla dolce Rosita è sempre mancato fin dall’infanzia. Un viaggio interiore ed esteriore estremo, che mostra tutte le difficoltà che la donna incontra sul suo cammino, tentando di superarle una dopo l’altra, dalla più semplice alla più pesante. Rosita, però, affronta tutto sempre con il sorriso, determinata anche nei momenti più difficili a portare a termine il suo obiettivo: essere finalmente madre.