Presentato nella sezione Fuori Concorso del 42esimo Torino Film Festival, Went Up the Hill è un film del 2024, secondo lungometraggio del regista australiano Samuel Van Grinsven con protagonisti i due volti noti Vicky Krieps (Il filo nascosto, Il corsetto dell’imperatrice) e Dacre Montgomery (Stranger Things). Seguono la trama e la recensione di Went Up the Hill, il film di Samuel Van Grinsven con Vicky Krieps e Dacre Montgomery presentato in anteprima italiana al TFF 42.
La trama di Went Up the Hill, il film thri
Prima di passare alla recensione, è necessario riportare la trama di Went Up the Hill, il film del 2024 scritto e diretto dal regista australiano Samuel Van Grinsven con Vicky Krieps e Dacre Montgomery. Come dichiarato dal regista stesso, oltre a essere un thriller drammatico con sfumature che tendono all’horror, Went Up the Hill in realtà è un film di finzione solo per metà in quanto per realizzarlo è stata compiuta un’operazione di resa dei conti con il passato e i ricordi d’infanzia. Di seguito si riporta la trama di Went Up the Hill, il secondo lungometraggio diretto da Samuel Van Grinsven con Vicky Krieps e Dacre Montgomery.
Jack si reca nella remota Nuova Zelanda per partecipare al funerale della madre Elizabeth, che l’ha abbandonato da bambino e che lui non ha mai conosciuto. Qui incontra la vedova di Elizabeth, Jill, che ha anche lei dei conti con la donna. Nelle notti che seguono, il fantasma della morta possiede sia il figlio sia la moglie per dare le risposte che entrambi si aspettano da lei: perché si è suicidata? Perché ha abbandonato Jack da bambino? Un dramma psicologico ispirato ai ricordi del regista che diventa un’esplorazione del dolore e della difficoltà di lasciarsi il passato alle spalle. Grande prova di Vicky Krieps e Dacre Montgomery, entrambi coinvolti in una duplice parte.
La recensione di Went Up the Hill: un film thriller fantasma che osa fin troppo e finisce per svuotarsi da solo
Quando un film propone un’idea di base da cui sviluppare il resto della trama per poi finire per mettere troppa carne al fuoco, con il rischio di bruciare tutto quanto, fa ancora più arrabbiare di uno che fin dall’inizio parte da una suggestione puramente mediocre e priva di originalità e prosegue su questa linea di pensiero. Con il suo secondo lungometraggio dal titolo Went Up the Hill del 2024, Samuel Van Grinsven si cimenta nella rielaborazione dei suoi ricordi di infanzia per portare sul grande schermo la sua esperienza personale del rapporto avuto con i propri genitori, degli abusi subiti e della difficoltà e del lungo percorso che talvolta si deve percorrere per scoprire finalmente la verità.
Per quanto l’idea di fondo del film sulla carta risultava alquanto stimolante e prolifica, nella sua realizzazione il risultato è nullo, vuoto, sterile e per di più ridicolo. Fatta eccezione per le doti attoriali e l’adattabilità dei due attori protagonisti, o ancora per la fotografia che crea contrasti tra le luci e le ombre, Went Up the Hill finisce per diventare la parodia di un film, di se stesso, ossia un thriller fantasma che osando fin troppo finisce per svuotarsi da solo e perdere significato. Le criticità del film appaiono chiare fin dal principio: non esiste mistero, non esiste tensione e dunque thriller perché tutto viene mostrato con eccessiva rapidità, in quanto a pochi minuti dall’inizio della visione si sa già tutta la verità, ossia tutto l’elemento paranormale e fantastico del film è già svelato. Inoltre ci si interroga sull’utilità pratica di alcuni elementi inseriti – come per esempio il rumore inquietante provocato dalla casa della madre durante le serate di vento forte – piazzati qua e là per contribuire alla creazione dell’effetto fuori dalla norma ma che finiscono solo per erigere l’ambiente che sta intorno. Questo ultimo elemento, sommato al resto degli aspetti negativi, contribuisce a dare al film un’atmosfera confusionaria, di totale caos e insensatezza di contenuto e forma.