A seguito del primo episodio, che aveva fatto il suo esordio sulla piattaforma di streaming di NOW TV incuriosendo la maggior parte degli spettatori, giunge in streaming – a partire dal 25 novembre 2024 – anche il secondo episodio di Dune: Prophecy, dal titolo Due lupi. La miniserie, che giunge così a un terzo della sua durata, continua a raccontare di quelli che sono i dissidi a Salusa Secundus, soprattutto per quanto riguarda il ruolo del tanto apprezzato Desmond Hart e delle Bene Gesserit guidate da Valya Harkonnen. Ma qual è il risultato? Per comprenderlo, si prende di seguito in esame tutto ciò che c’è da sapere a proposito di trama e recensione di Dune: Prophecy 1×02.
La trama di Dune: Prophecy 1×02, Due lupi
Nell’indicare quale sia la recensione del secondo episodio di Dune: Prophecy, è importante sottolineare innanzitutto tutto ciò che c’è da sapere a proposito della trama della puntata 1×02, che prende il nome di Due lupi. Il primo episodio era finito con la morte del figlio del Duca, a seguito del matrimonio combinato con la Principessa Ynez, figlia di Javicco Corrino, ed è da questo evento che si apre anche il secondo; Desmond Hart, che confessa il suo omicidio, viene imprigionato dall’Imperatore, mentre Valya decide di recarsi su Salusa Secundus per tentare di avvicinarsi a quella che ritiene essere la Verità che Brucia. Lascia a Tula un incarico tutt’altro che semplice: costringere Lila, una delle iniziate, all’Agonia, un processo che le permette di connettersi con il suo passato e che le permetterà di incontrare la sua progenitrice Raquella, la quale spiegherà quali sono i passi da compiere per riuscire a contrastare questa terribile sorte: nel farlo, Lila viene però soggiogata dall’anima di Dorotea (che era stata uccisa da Valya con la Voce), che la controlla per riuscire a distruggere la piaga della Sorellanza. Intanto, Desmond Hart dà prova all’Imperatore di potersi fidare di lui e, in questo modo, porta a scacciare le Bene Gesserit dall’Impero.
La recensione del secondo episodio di Dune: Prophecy
Per quanto l’opera mastodontica di Frank Herbert presenti una serie di elementi che permettono di espanderla tanto nel passato quanto nel futuro (con la possibilità di spin-off su qualsiasi personaggio), il lavoro di suo figlio Brian Herbert e di Kevin J. Anderson, che aveva permesso di approfondire la genesi di Bene Gesserit, i contorti meccanismi Imperiali e il modello del controllo su Arrakis, è stato ben presto oggetto di numerose polemiche da parte dei lettori della saga. Il motivo è legato principalmente allo spirito di un’opera che – pur muovendo da atmosfere tipicamente fantasy, nelle idee di Frank Herbert – manteneva forti legami di connessione con la realtà storico-sociale del suo tempo, attingendo ad un sistema di credenze religiose, sociologiche e culturali che hanno permesso di generare il complesso mondo geopolitico di Dune. Nell’opera di Brian Herbert, invece, l’obiettivo preminente dello scrittore era votato all’epica della guerra e alla costruzione di complessi impianti tecnici, sacrificando di fatto la vera anime di Dune. Una così tanto grave mancanza, giunti alla fine del secondo episodio di Dune: Prophecy, si ravvede naturalmente anche all’interno della serie: ciò che HBO sta tentando di portare sullo schermo è molto complesso, dovendo necessariamente coniugare diverse tipologie di spettatore e affidandosi ad una fitta rete di intrighi, macchinazioni, soggiogamenti, battaglie e sussurri, inserendo tutta quella componente che ha reso Dune tale e che si ritrova in elementi come spezia, voluminose astronavi e – soprattutto – nell’azione delle Bene Gesserit.
Per quanto la strada sia (neanche troppo) ancora lunga, i timori della vigilia non accennano ad essere acquietati e, anzi, si amplificano quelle che sono le distorsioni rispetto alla natura di un’opera che potrebbe dire e dare molto di più: ma è davvero necessario un confronto tra Dune: Prophecy e i due film di Dune diretti da Denis Villeneuve? Probabilmente no, ma è impossibile non pensare che debba esserci una qualche interconnessione determinata non soltanto dalle linee temporali, ma anche dallo spirito complessivo di un’opera che si pone a caposaldo fondamentale di tutti gli eventi successivi. Quella presentata in Due lupi è una contaminazione (fin troppo) grossolana di elementi che faticano a percorrere la stessa linea, tentando di riportare sullo schermo una commistione appartenente sì al post-moderno, ma che in questo caso sembra quasi assumere la forma del potpourri: in un numero davvero troppo limitato di episodi, che non sono assolutamente abbastanza per contenere la vasta mole di eventi nonostante le sei ore complessive, si tenta di introdurre il gioco dell’Impero, la ribellione degli Atreides, l’ascesa e la caduta delle Bene Gesserit, il ruolo di un nuovo personaggio non letterario (Desmond Hart), il valore preminente – ma nel momento della serie ancora grezzo – degli Harkonnen, il tutto inserendo degli elementi che possano stimolare il guizzo dell’attenzione dello spettatore, con una terminologia che sa quasi di glossario e con citazioni che non possono che rivolgersi ad un gruppo di esclusivi (chi ha letto i libri e ha buona memoria) e di cui si potrebbe fare anche bonariamente a meno.
Certo, il world building dell’episodio ancora funziona, soprattutto nel caratterizzare i numerosi spazi scenografici della serie, ma la fotografia a tracci vacilla con qualche distorsione di troppo – soprattutto nelle ampie riprese – che non aiuta certamente l’occhio; il tutto, accanto a buone interpretazioni di alcuni (Travis Fimmel e Mark Strong) che si accompagnano a rese risibili di altri. Nel suo costruire la complessa rete di interrelazioni, di sicuro Dune: Prophecy sa stimolare l’attenzione, con i dubbi relativi al personaggio di Desmond Hart che lo rendono personalisticamente molto forte e con l’evidente scontro tra le parti che risulta essere molto atteso, ma l’effetto risultante appare quello di un veicolo ingolfato poiché carico di (davvero troppi) elementi. C’è bisogno di ordine anche nella serialità e soprattutto se si parla di miniserie, e quello di Dune: Prophecy è un percorso ad oggi fin troppo caotico.