Una Via Fredda Per L’Inferno è un thriller che non cattura l’attenzione soltanto per la sua spietata caccia all’uomo che viene accompagnata da una corsa adrenalinica, ma anche per la sua conclusione, la quale non solo è particolarmente enigmatica e va interpretata su più punti, ma ribalta anche il senso del film che assume un nuovo significato. Ma come finisce Una Via Fredda Per L’Inferno? A seguire la spiegazione del finale del film diretto da Fabrizio La Monica e disponibile sia sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video che su TIMvision.
Come finisce Una Via Fredda Per L’Inferno
Nel finale di Una Via Fredda Per L’Inferno il fuggitivo Lombardo, dopo essere stato pugnalato a morte da Diego, afferma, agonizzando, che la foresta è maledetta: lui infatti non ha idea di come è arrivato in quel luogo e probabilmente non lo sa nemmeno Diego stesso. Diego, riflettendo sulle parole di Lombardo, si rende conto che quello che dice è vero, perché non riesce a ricordare niente della sua vita prima degli ultimi giorni passati ad inseguire l’uomo ricercato. In un gesto di disperazione, Diego si avvicina a Lombardo e gli urla in faccia, cosa che permette all’uomo morente di afferrare lo stesso coltello di Diego e di pugnalare quest’ultimo allo stomaco. Diego vaga per la foresta ferito gravemente e ritorna nel luogo dove è situato il cadavere di Sara. Quando però Diego si volta sul corpo di sua moglie, scopre che questo si è sciolto in uno scheletro che è circondato da uno strano liquido. Diego non ha il tempo di elaborare lo shock che cade a terra e muore accanto a quella strana deformità. Dei misteriosi uomini incappucciati si avvicinano a Lombardo e lo riprendono con un tarblet. Al dispositivo è collegato un anziano malato che ha osservato tutto ciò che è successo all’interno del luogo.
Il vecchio e Lombardo si fissano a vicenda attraverso il tarblet mentre quest’ultimo emana il suo ultimo respiro. Gli uomini chiedono all’uomo se è soddisfatto del servizio e lui risponde positivamente, chiedendo però che la prossima volta vuole essere lui quello ad uccidere per provare nuove emozioni: l’anziano infatti ha lo stesso volto di Lombardo. Tutte le persone all’interno della foresta sono dei cloni artificiali creati apposta per morire in situazioni programmate da una compagnia scientifica. Il misterioso Canazzo, che ha lavorato per loro per tutto il tempo, afferma che i cloni stanno diventando sempre più problematici da gestire e che presto la situazione potrebbe sfuggire loro di mano, ma gli scienziati rispondono che adesso devono soltanto pensare ad accontentare i clienti. Il leader degli scienziati e fondatore del progetto afferma che le emozioni provate dai loro cloni stanno diventando troppo reali. Il film si conclude con un primo piano che inquadra il volto dell’azienda, il quale si rivela essere identico a Diego. Dopo aver descritto le seguenti scene, si può procedere con la spiegazione del finale di Una Via Fredda Per L’Inferno.
La spiegazione del finale di Una Via Fredda Per L’Inferno
Nella spiegazione del finale di Una Via Fredda Per L’Inferno viene rivelato che i due protagonisti che si sono dati la caccia per tutto il tempo non sono stati altro che cloni all’interno di una foresta ricostruita grazie ad una simulazione. Per questo gli animali, durante il corso del film, hanno emesso un particolare flusso di energia: si trattava infatti di animali meccanici. Sara infatti è un altro clone realizzato soltanto allo scopo di spronare Diego ad uccidere, motivo per cui la sua voce risultava costantemente monocorde durante i dialoghi espressi attraverso il walkie tokie, richiamando ai timbri riprodotti dall’intelligenza artificiale: lei infatti è stata ammazzata dagli scienziati, non da Lombardo che aveva invece una pistola finta. Il suo scheletro sciolto è molto simile a quello che Lombardo ha notato nel lago, cosa che fa pensare che dentro l’acqua siano stati nascosti tutti i corpi utilizzati nelle simulazioni precedenti. Lo stesso Canazzo, dipinto inizialmente come un misterioso campagnolo, è un uomo al servizio della compagnia che ha contribuito a mettere i due personaggi l’uno contro l’altro e forse è proprio lui l’autore dell’omicidio di Sara, la quale però si tratta semplicemente di un pupazzo.
Sia Diego che Lombardo sono delle riproduzioni artificiali create dal DNA di esseri umani che esistono sulla Terra. Il clone di Lombardo viene da un miliardario che ha pagato la compagnia affinché potesse fargli provare la sensazione di essere un fuggitivo che rischia di essere ucciso e che cerca di sopravvivere. La cosa si connette con la poetica espressa dal regista Fabrizio La Monica nella sua filmografia: l’uomo in generale ha di base una natura estremamente violenta e, nel corso della sua crescita ed evoluzione, sarà sempre condannato a quegli istinti che lo rendono una bestia. Nel momento in cui il miliardario osserva la sua copia morire, quest’ultimo prova una sensazione di godimento, mostrando quanto l’uomo abbia bisogno di sfogare i suoi istinti omicidi, trasformandoli in un nutrimento della propria anima nonostante, paradossalmente, questi comportamenti causino soltanto morte. In tutti i film dell’autore, l’uomo è talmente abituato a stare attaccato al male che alla fine considera questo elemento come un qualcosa di indispensabile o a cui arrendersi. Durante la scena citata, c’è un inteligentissimo uso di campo e controcampo, con gli occhi del miliardario che fissa la sua figura artificiale, quasi come se non ci fosse più nessuno schermo virtuale a separarli e come se entrambi fossero due entità diverse, ma in realtà si tratta di un unico individuo che sta uccidendo una parte di sé stesso.
Quando Canazzo dice che i cloni hanno una qualità sempre peggiore (si sciolgono prima del previsto) e che le cose stanno sfuggendo di mano, viene evidenziato che questo sistema di simulazione di istinti animaleschi stia diventando sempre più difficile da sostenere. Il personaggio di Diego proviene dallo stesso uomo che ha creato il posto, il quale simboleggia probabilmente l’inizio di tutto. Anche se i cloni non sono veri, le emozioni risultano reali, mostrando come la tecnologia (e forse il cinema stesso) sia capace di spingere l’uomo oltre ogni limite, dividendo in pezzi il proprio animo che poi si sterminano tra loro. Eppure, nonostante questi esseri umani abbiano sperimentato la morte più volte, ne hanno sempre più bisogno. Per questo, ogni volta che la simulazione verrà ripresa, questa sarà sempre più devastante proprio come i comandi che rischiano di crollare. L’uomo insegue sempre il suo stesso male perché ne è ossessionato e per questo arriverà ad autodistruggersi completamente. Inoltre non è un caso che, in certe scene del film, i personaggi abbiano parlato in siciliano: la simulazione infatti è anche una metafora della gestione politica ed economica della Sicilia, la quale continua ad adeguarsi su sé stessa insistendo in una direzione che distrugge i cittadini fisicamente e psicologicamente, peggiorando ad ogni tentativo senza alcuna possibilità di ripresa.