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I 10 peggiori personaggi di Il Trono di Spade

Nell’ambito delle otto stagioni di Il Trono di Spade sono tanti i momenti che fanno storcere il naso, spesso provocati da alcuni personaggi non ben sviluppati: ma quali sono i peggiori?
I peggiori personaggi di Il Trono di Spade

Avendo delineato centinaia di personaggi nel corso di tutte le sue stagioni, Il Trono di Spade si è confrontato con diversi volti negli anni, incontrando gradimento o critica da parte degli spettatori; naturalmente, non tutti i personaggi possono godere di una scrittura riuscitissima e, per questo motivo, anche per la serie TV di HBO c’è da riscontrare un lavoro tutt’altro che riuscito per alcuni volti: ma quali?

Quali sono i personaggi peggiori di Il Trono di Spade?

Nell’introdurre quelli che sono i personaggi peggiori di Il Trono di Spade, è necessario effettuare innanzitutto delle premesse; trattasi, com’è giusto che sia, di una valutazione soggettiva – pur muovendo da alcuni elementi critici e relativi a scrittura, resa o messa in scena di un personaggio – che muove dalla visione complessiva di tutta l’opera; allo stesso tempo, non è stato scelto uno screentime base per la valutazione dei personaggi, ma appare chiaro che (per ottenere un giudizio quanto più possibile tecnico) sia necessario aver osservato dei volti in più occasioni, eliminando, di fatto, valutazione su personaggi presenti in un solo episodio o in pochi minuti complessivi – come nel caso del personaggio di Ed Sheeran, per intendersi – poiché non avrebbe effettivo valore in termini globali. Detto ciò, è possibile analizzare finalmente quali sono i 10 peggiori personaggi di Il Trono di Spade.

Re della Notte

Nell’inaugurare la lista dei peggiori personaggi di Il Trono di Spade, non si può fare a meno di una piccola provocazione iniziale che, ovviamente, riflette anche una tendenza considerevole nel mondo della serie televisiva in questione: tra i disastri dell’ottava stagione tanto odiata da parte degli spettatori, probabilmente il peggio possibile non è tanto costituito dalla morte di Daenerys Targaryen o dalla scelta di Brandon Stark sul trono, quanto più dalla Battaglia di Grande Inverno che c’è stata contro l’Esercito degli Estranei guidati dal Re della Notte. Una battaglia che, come è stato possibile vedere, si risolve in maniera visivamente e narrativamente atroce, soprattutto per la scelta di una messa in scena dimenticabilissima, e che porta all’esito che tutti conoscono: la morte del Re della Notte per mano di Arya Stark, con la sua lama di Valyria.

Se il gesto in sé è comunque interessante, per il rapporto che c’è con la predestinazione dell’atto e con la trasmissione della lama di mano in mano, fino alla stessa Arya che viene poi salvata presumibilmente per effetto di una volontà divina, tutto il resto non può dirsi certamente riuscito, e il personaggio del Re della Notte rappresenta la più cocente delle delusioni nel contesto de Il Trono di Spade. Presentato con una dovizia di particolari tale da renderlo, a tutti gli effetti, come uno dei personaggi più forti e invincibili di sempre (dati tutti i suoi poteri, e considerata soprattutto la possibilità di riportare in vita qualsiasi personaggio morto), il Re della Notte vive uno sviluppo fiacco e anche molto banalizzante, considerando che le possibilità narrative – anche per giustificare la sua morte – sarebbero state numerose e di gran lunga migliori in qualsiasi altro caso e che forse, osando un po’ di più, ci sarebbe potuta essere una vittoria del male nel contesto della serie che sarebbe stata ideologicamente sensata.

Ellaria Sand

L’introduzione dei Martell nel contesto di Il Trono di Spade, benché avvenga in modo piuttosto tardivo, offre delle potenzialità narrative sicuramente molto interessanti, con il personaggio di Oberyn Martell – interpretato da Pedro Pascal – che è tra i più affascinanti nel contesto generale della serie. Il suo scontro con la Montagna e la morte, in una delle scene più cruente e meglio rappresentate, rappresenta uno dei picchi di tutta la serie di Il Trono di Spade, ma il lascito che tenta di essere impugnato dal personaggio di Ellaria Sand, anche e soprattutto con il rapporto successivo con Daenerys Targaryen, risulta essere davvero scarso.

Sia con i Tyrell che con i Martell, il modo in cui la serie si libera di personaggi potenzialmente molto potenti è davvero troppo sbrigativo ma, se per i primi c’è un bel percorso che permette di offrire tante sfumature caratteriali, con i secondi il tutto si risolve in maniera fin troppo insulsa. Il personaggio di Ellaria Sand finisce per essere trattato in maniera superficiale e tanti elementi che avrebbero meritato maggiore approfondimento – il rapporto con le figlie, il dominio della città a seguito dell’ottenimento del potere, le potenzialità belliche offerte dall’uso del veleno – svaniscono improvvisamente, preda di un personaggio che si vuole sviluppare solo per un acerbo ricorso alla vendetta che appare, nel contesto di Il Trono di Spade, davvero poca cosa rispetto a tutto il resto, con il risultato di parteggiare (anche troppo facilmente) con i Lannister e con l’azione di Cersei.

Gendry Baratheon

Se c’è un elemento comune che sappia legare diversi personaggi di Il Trono di Spade, questo è sicuramente il tema dei bastardi, che unisce volti come quelli di Jon Snow e Ramsay Bolton, fino al culmine della celebre Battaglia dei Bastardi, uno dei momenti migliori di tutta la serie. Allo stesso tempo, però, è molto interessante anche osservare le numerose figlie di Dorne, così come tutti gli altri personaggi di cui i rapporti genitoriali e familiari sono appena accennati; anche i Baratheon hanno il loro bastardo, tra i tanti ottenuti da Robert nell’ultima parte della sua vita, con Gendry, un personaggio che aveva tutte le carte in regola per ottenere un maggiore sviluppo, basato soprattutto sul tema di quella sfrontatezza che caratterizza il personaggio, ma che viene di fatto abbandonato per gran parte della storia di Il Trono di Spade.

Il reale motivo per cui viene inserito nella lista dei peggiori personaggi di Il Trono di Spade, però, riguarda proprio la volontà di riprenderlo nel corso dell’ultima stagione della serie: il suo arco narrativo si era, più o meno bene, concluso con l’azione di Davos, che aveva scelto di salvarlo nonostante quanto prescritto da Lady Melisandre, e la fuga del ragazzo su una barca verso un futuro non scritto appariva un finale anche piuttosto meritato, data la natura del ragazzo. Ripescarlo, affidandogli l’etichetta di miglior fabbro di Fondo delle Pulci e di eroe (di fatto, è colui che permette a Daenerys di giungere oltre la Barriera con i suoi draghi) nella guerra contro gli Estranei è davvero troppo per la natura di Gendry, soprattutto considerando che il percorso – di fatto, così come per tanti altri volti della serie – non esiste. Si vuole anche sorvolare sul bruttissimo e forzato tentativo di interazione finale con Arya Stark, quasi come fosse necessario nella serie, che appiattisce ancor più il Gendry mostrato nelle sue caratterizzazioni.

Rickon Stark

C’è un bellissimo meme, nel contesto dei tanti dedicati alla serie di Il Trono di Spade, che in sintesi parla dei prodigi di Ned Stark padre, in grado di crescere: il Re dei Sei Regni, due Re del Nord, una Regina del Nord, colei che ha sconfitto il Re della Notte e un ragazzo che non ha saputo correre a zig-zag. Al di là della facile ironia destinata al modo in cui Rickon Stark muore nel contesto di Il Trono di Spade, è evidente che – narrativamente parlando – il personaggio sia stato lo Stark dimenticato tanto dalla penna di Martin, quanto dalla messa in scena degli autori della serie TV, tanto da far pensare all’effettiva utilità di creare un ennesimo Stark di fatto mai trattato.

Rickon Stark, per certi versi, neanche avrebbe bisogno di figurare tra i personaggi peggiori di Il Trono di Spade, poiché non ne fa parte, ma il suo inserimento in questa lista ha una duplice valenza: da un lato, è necessario sottolineare che per molti personaggi – soprattutto se potenzialmente interessanti – non si riesce davvero a ottenere una costruzione narrativa impeccabile, a meno che non siano massivamente impegnati sul campo di battaglia; in secondo luogo, e ciò è ancor più importante, Il Trono di Spade ha progressivamente assunto una grande codardia nel liberarsi di specifici personaggi, dopo aver di fatto sconvolto il mondo con un evento come le Nozze Rosse, in cui contemporaneamente si osserva la scomparsa di due personaggi di grandissimo peso nella serie – Robb Stark e Catelyn Stark – con una perfetta definizione di messa in scena e capacità di stupire lo spettatore; man mano che si progredisce nella serie, quell’elemento inizialmente notevole (nessuno è invincibile nel gioco del trono) scema sempre più, e l’emblema di questo processo si formalizza proprio con Rickon Stark, troppo velocemente ritenuto il “sacrificabile” della Casata del Nord della quale, di fatto, si salvano tutti gli altri anche con dei concreti e reiterati voli pindarici.

Gran maestro Pycelle

C’è un momento, nella prima stagione di Il Trono di Spade, in cui si vede il Gran maestro Pycelle si muove agilmente e parla senza la classica inflessione della sua voce, prima di tornare a comportarsi da “anziano” nell’ambito del consiglio; un’intuizione intelligente, che mostra come anche la condotta fisica sia in realtà frutto di menzogna nell’ambito di Approdo del Re, in un mondo in cui sopravvivere è il primo obiettivo possibile. Quella di Pycelle è decisamente una parabola discendente, che rende il personaggio non soltanto marginale nel corso delle diverse stagioni, ma anche francamente molto fastidioso, tanto che il momento della sua morte – con successivo rimpiazzo di Qyburnporta quasi lo spettatore ad esultare.

Nel complesso mondo della serie TV HBO, manca in effetti una forte componente di conservatorismo e di volontà di preservare la tradizione, che proprio Pycelle avrebbe dovuto portare con sé: tuttavia, però, lo screentime diminuisce sempre più e lo spazio destinato al personaggio finisce per essere sostanzialmente sempre lo stesso, con poche e reiterate battute che non aggiungono nulla alla sfumatura del personaggio. Prima o poi, si finisce per interpretarlo come un semplice “vecchio” (e non è di fatto vero, per i motivi precedentemente elencati) che non ha nulla da offrire neanche in sede di Consiglio, essendo di fatto soggiogato sempre al Lannister di turno. Non è un caso che i rapporti si sbilancino ancor più a seguito della sua morte ma, se è vero che la presenza di Pycelle, Ditorcorto e Varys era così importante negli equilibri del Regno, è pur vero che con il personaggio interpretato da Julian Glover non si è mai stati in grado di mostrarlo per bene.

Eddison Tollett

Per molti addetti ai lavori, prima che arrivi l’effettivo contatto con i Bruti oltre la Barriera, le sequenze dei Guardiani della Notte sono le più noiose e ripetitive rispetto al contesto del gioco del trono. Non si può dare del tutto torto a queste valutazioni, considerando spesso lo scarso approfondimento dei personaggi che, però, si contrappone alla volontà di elevare figure come quelle di Jon Snow e Samwell Tarly. Uno dei volti maggiormente vittima di questo processo è quello di Eddison Tollett, quel timido e impacciato Edd che si tenta di elevare sempre più – nel contesto della serie, fino a farlo diventare Lord Comandante dei Guardiani della Notte – ma che non si distacca mai davvero da un certo modo di essere algido e mai del tutto definito nelle sue caratterizzazioni.

Tanto sul campo di battaglia quanto nelle dinamiche politiche, Edd è un personaggio scialbo, piuttosto pallido in termini di definizione, e superato costantemente da altri volti – positivi o negativi che siano – tra cui anche quello di Alliser Thorne. La sua morte, nella Battaglia di Grande Inverno, passa quasi inosservata e non se ne sente mai la mancanza, nonostante un ruolo che (nei fatti) dovrebbe essere di peso. È il frutto di un lavoro non necessariamente deciso, a proposito di Il Trono di Spade, per quanto riguarda il gruppo dei Guardiani della Notte, che sbiadisce sempre più nel corso della serie: se si tratta di un patto per la vita, inizialmente punito con la decapitazione nel primo episodio, perché poi è così semplice abbandonare questa Confraternita da parte di chiunque? Perché Jon Snow fa ritorno nei Guardiani della Notte se non c’è effettivamente il bisogno di proteggersi da Bruti o Estranei? Sono tanti gli interrogativi senza risposta a proposito di questa componente della serie, e Edd probabilmente è il simbolo più iconico di un qualcosa che non va decisamente al meglio.

Euron Greyjoy

Fatta eccezione per il personaggio di Theon Greyjoy, per cui ci si è decisamente impegnati nel tentare di delineare le motivazioni di ogni sua scelta, con una crescita completa che è stata apprezzata da tutti gli addetti ai lavori, la famiglia delle Isole di Ferro è stata delineata tendenzialmente in modo molto superficiale. Basandosi fin troppo sul senso di motti e tendenze barbariche da parte del popolo, tutti i personaggi vengono osservati nelle loro tendenze soltanto belligeranti e mai politiche e, osservando ciò che la serie ha da dire su questi personaggi, si fa davvero fatica a comprendere come popoli (che sembrano essere tecnologicamente e socialmente distanti anni luce da tutti gli altri del mondo di Il Trono di Spade) del genere possano avere così tanto potere. C’è un di più: i personaggi più belli di Game of Thrones sono decisamente quelli malvagi, con la serie che ha dimostrato di saper costruire la cattiveria di volti e di intenzioni in maniera sublime: nei fatti, un personaggio come quello di Ramsay Bolton è assolutamente stupendo nella sua realizzazione, e un altro odiatissimo – Joffrey Baratheon – non è certo da meno.

Perché, allora, l’ultimo vero volto malvagio di tutta la serie dev’essere proprio quello di Euron Greyjoy? Introdotto all’improvviso e senza una reale costruzione narrativa (non che si richiedesse necessariamente un background, ma il modo in cui approccia alla serie è decisamente troppo netto), il fratello di Balon Greyjoy è malvagio e nient’altro che questo; il che, a dirla tutta, sarebbe anche necessario per offrire una controparte nell’ultima stagione della serie, ma il modo in cui il personaggio viene portato in scena è davvero troppo macchiettistico fino alla nausea. Nell’imperversare dei tanti simil-Joker degli ultimi anni, anche allo zio di Theon e Yara si vorrebbe conferire un qualche pregio con risatine improvvise e colpi di testa, accompagnati da una mimica che però finisce per essere fin troppo grezza in tutto e per tutto. Lo scontro finale con Jamie Lannister, un momento che avrebbe tutte le carte in regola per essere epico, è brutto tanto quanto l’intero personaggio, a cui si deve anche un senso della tattica e della mira (prima è capace di uccidere un drago con un sol colpo, poi sembra aver perso improvvisamente la capacità di brandire una lama) decisamente instabile. Non basta, in certi casi, il turpiloquio per risolvere evidenti problemi di scrittura.

Olly

Il mondo de Il Trono di Spade perviene ad una serie di caratteristiche e di possibili commistioni tra generi che permettono, nel corso delle otto stagioni totali della serie televisiva, di scoprire diversi atteggiamenti possibili. Tra i più riusciti non c’è sicuramente quello della vendetta personale del personaggio di Olly, che viene chiamato in causa nel momento in cui i Bruti iniziano a devastare i villaggi vicini ai Guardiani della Notte, con l’uccisione dei due genitori del bambino, poi integrato nei Guardiani della Notte, vive quel percorso classico che spesso si osserva nel novero dei revenge movies, ma si tratta di un qualcosa di decisamente poco tratteggiato e che, soprattutto, avviene in maniera troppo schematica e ridondante da riuscire a conquistare lo spettatore.

Nel clima generale della serie TV, che tenta di comunicare allo spettatore un cambiamento nella dinamica dei rapporti, superando il concetto di bene contro male imposto dalla tradizione di Il Trono di Spade, Olly dovrebbe rappresentare ciò che si oppone a questo concetto, portando con sé tutto l’odio verso ciò che è estraneo. Tutte buone intenzioni, di certo, ma il modo in cui vengono messe in scena è sicuramente scarno, con l’atto finale della morte di Jon Snow (provocata anche dal bambino) che sembra essere un leitmotiv neanche troppo convincente, e con la morte per impiccagione del personaggio che appare quasi liberatoria. Personaggio che, considerando le possibili e potenziali esplorazioni narrative, resta fin troppo ancorato alla sua pochezza.

I figli della foresta (Foglia)

Probabilmente, considerando le potenzialità narrative che erano espresse da questi personaggi, I figli della foresta sono sicuramente tra i peggiori sviluppi possibili nel mondo di Il Trono di Spade. Certo è che la serie di HBO si limita ad accennare la storia degli Estranei e la creazione di questi ultimi, avvenuta nell’ambito dello scontro tra I figli della foresta e I primi uomini, ma osservare uno dei figli della foresta (Foglia) fa pensare ad un possibile sviluppo successivo, soprattutto per quanto riguarda l’importanza di queste figure e la loro azione in termini concreti.

Al di là di un raggio limitato di azione nella prima occasione in cui li si osserva, con un breve combattimento contro i non-morti, l’interazione successiva è quanto mai limitata e – nel momento in cui Brandon Stark viene raggiunto dagli Estranei decretando anche la morte del Corvo con Tre Occhi – Foglia viene sconfitta nel tentare di difendere il poi Sovrano dei Sei Regni. Con uno sviluppo limitatissimo e con una presenza particolarmente risicata, I figli della foresta figurano tra i peggiori episodi della serie, oltre che tra i più deludenti nel loro complesso.

Shae

Si conclude, nell’ambito della lista dei peggiori personaggi di Il Trono di Spade, con Shae, che viene introdotta nel corso della seconda stagione della serie HBO e che si trascina – a seguito di un esordio sicuramente molto interessante – fino alla fine della quinta stagione, con la morte di Tywin Lannister che avviene per mano di Tyrion. Certo, il momento in cui si osserva il gesto dell’uomo interpretato da Peter Dinklage è notevole, soprattutto nella messa in scena, ma tutto ciò che c’è tra un promettente inizio e una buonissima fine è piuttosto scarso per il personaggio, che non vive mai un reale sviluppo e che sembra essere preda di facili isterie e gelosie ingiustificate anche nella natura, spesso contorta e ambigua, della serie.

Il rapporto odi et amo con Tyrion, che si incrina nel momento del matrimonio di quest’ultimo con Sansa Stark, diventa ancor più semplicistico nel trattamento, con il personaggio di Shae di fatto messo in scena solo ed esclusivamente per momenti di ossessione fuori forma, rispetto alla natura del gioco del trono, e che di fatto rappresenta una delle pochissime note stonate nel prodigio generale di queste stagioni.

Bonus: il ridicolizzato Edmure Tully

Non sa mirare con l’arco, uccide dei Lannister per sbaglio, rischia di mettere a repentaglio l’accordo con una famiglia importantissima per capriccio (anche se non è l’unico, va detto) salvo poi ricredersi osservando la sua promessa sposa; riesce a salvarsi solo perché doveva andare in bagno, poi tradisce la sua famiglia alla prima occasione utile, infine viene schernito da Sansa Stark quando prova inspiegabilmente e senza una motivazione valida a candidarsi come Sovrano dei Sei Regni. In tutte le – rare – occasioni in cui lo si osserva sullo schermo, il personaggio di Edmure Tully viene costantemente ridicolizzato e vessato da parte degli autori della serie, tanto da far pensare che parte dell’obiettivo degli sceneggiatori sia quello di peggiorare costantemente la sua reputazione. Che cos’ha, di sbagliato, questo personaggio? Perché un così tanto marcato accanimento nei confronti di una personalità che – tecnicamente e politicamente parlando – è così importantisse? A rivedere alcune scene, ci si rende conto di quanto insensato sia il trattamento del personaggio in alcune occasioni, in nome di una piccola risata strappata allo spettatore che lascia, poi, davvero poco altro. Non si tratta certamente di uno dei peggiori personaggi di Il Trono di Spade in senso stretto, ma ciò che si osserva con Edmure Tully appare davvero inspiegabile.