Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 23 novembre 2016, mentre in quelle italiane il 22 dicembre dello stesso anno. Candidato a due premi Oscar, nelle categorie: “Miglior film d’animazione” e “Miglior canzone originale” per il titolo How Far I’ll Go. Qual è il risultato di Oceania? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del cinquantaseiesimo classico Disney.
La trama di Oceania, 56esimo classico Disney
Alla regia torna una coppia storica per quanto riguarda la filmografia di Walt Disney Studios: Ron Clements e John Musker, autori di grandi film della “Casa di Topolino“, come Aladdin e La sirenetta (1989); segnando una delle fasi più prolifiche della storia dello studio. Ma di cosa parla quindi Oceania? Di seguito la trama ufficiale del film d’animazione:
“Vaiana ha pochi anni e grandi occhi, un’attitudine al prossimo e un’attrazione per il mare che non sfuggono agli dei. Radiosa e felice cresce sotto l’ala protettiva del padre, capo del villaggio, e lo sguardo immaginifico della nonna che favorisce la sua inclinazione al viaggio rivelandole un segreto: gli abitanti di Motunui sono stati grandi marinai. Viaggiatori irriducibili alla scoperta delle isole del Pacifico, da secoli hanno smesso di viaggiare e nessuno sa perché. Cresciuta tra il padre che sogna per lei una vita stanziale e una nonna che nutre la sua fantasia, Vaiana ha deciso di prendere in mano il timone del proprio destino e di navigare in mare aperto, oltre la barriera corallina, limite imposto dal genitore. Il mondo intorno intanto sta misteriosamente morendo. Accompagnata da un galletto disfunzionale, investita paladina dall’Oceano e ‘assistita’ da un semidio naufragato, Vaiana affronterà un viaggio epico per recuperare l’identità dei suoi avi e regalare al mondo una nuova primavera.”
La recensione di Oceania, con la voce di Dwayne Johnson
La paura è insita nell’essere umano come prima risposta istintiva a seguito di un trauma o quando si presentano momenti di crisi. In nome della protezione, la risposta più semplice è quella dell’isolamento, chiudersi in sé stessi allo scopo di evitare ulteriori peggioramenti. È questo il sentimento predominante insito nel Re Tui, un uomo traumatizzato dalla vita, tanto da condizionare il suo modo di governare il popolo, propagandando un benessere e uno stile di vita vincente che in realtà ha le ore contate. Arriva prima o poi il momento che le barriere non bastano più, la crisi si acuisce nel momento in cui l’isola diventa metafora di uno stato mentale e sociale, cosicché per contrastarla occorre una classe dirigente più coraggiosa, desiderosa di un cambiamento radicale in grado di far svoltare la situazione.
Vaiana si carica sulle spalle il compito di una generazione intera, che a suo malgrado ha ereditato un mondo in rovina e destinato al collasso; alla nuova protagonista spetta l’onore di presentare una valida alternativa, un diverso concetto di leadership, capace in prima persona di abbattere i muri ideologici per guarire una società malata, lungodegente, vittima di una sfiducia generale autoalimentata dal pensiero conservatore. Il nuovo corso intrapreso da Walt Disney Animation Studios, ormai iniziato da almeno dieci anni, ha portato a riscrivere determinati canoni e ad aggiungere sfumature diverse a concetti e sentimenti, noti e collaudati in passato in un’unica direzione.
L’amore su tutti è ancora oggi oggetto di continue nuove rielaborazioni, superando l’idea che, in particolare per i personaggi femminili, l’eros eterosessuale sia l’apice conclusivo del percorso; ciò non per questo il sentimento debba mancare, al contrario, Vaiana intraprende il suo insidioso viaggio, mettendo a rischio sé stessa per il bene comune, spinta dall’amor di patria, essendo lei chiamata in futuro a governare, muovendosi per trarre in salvo sia i cittadini di oggi sia di conseguenza quelli di domani, a cui si deve assolutamente lasciare un retaggio di gran lunga superiore. Ad essere rielaborato è inevitabilmente anche il rapporto e l’interazione tra maschio e femmina: la sinergia con Maui sembra seguire i cliché della commedia romantica; un primo incontro burrascoso, una crescita che porta all’affermazione del legame, il litigio provvisoriamente separatore e il ricongiungimento finale, con la differenza che non si forma la coppia a cui si è sempre abituati.
È un’amicizia in cui il dare e ricevere è reciproco, ognuno dei due insegna qualcosa all’altro, in modo tale che esperienza e gioventù convivano insieme nella completa armonia. Nonostante la sua psicologia avrebbe meritato più spazio, resta interessante quanto il semidio sia “vittima” di un concetto tipicamente maschile: l’ossessione della performance; il suo convivere con gli uomini è segnato dalla ricerca del risultato sempre più eclatante, una ricerca del più ampio consenso possibile, la cui mancanza causa una serie di complessi d’inferiorità e paura dell’abbandono, viziato da una mancanza di accettazione di sé di partenza.
In questo oceano di canzoni (quasi tutte davvero ben riuscite), gag e coming of age, c’è anche spazio per un’importante riflessione sull’apparenza e su quanto possa nuocere qualora condizioni le decisioni della vita: apparente è l’amore degli umani nei confronti di Maui, con l’idolatria e le acclamazioni lo hanno semplicemente trasformato in una pedina; apparente è la minaccia del reef, considerato luogo di morte, ma in realtà passaggio fondamentale per la stessa sopravvivenza; apparente è la malvagità di Te Ka, poiché in realtà altro non è che il risultato della malvagità subita dalla natura, bisognosa di essere soccorsa e non annientata. Infine, Tamatoa, che dell’apparenza ne fa il suo mantra, il suo slogan, un mostro partorito niente meno che dalla società figlia dei social media, dove il culto dell’estetica viene raccolto dal passato e portato alle sue estreme conseguenze: un mondo pieno di protagonismi, affamati di seguaci e non di amici.