Era particolarmente attesa da parte del pubblico, soprattutto a seguito del successo di Dune: Parte 2, che figura tra i film con il guadagno più elevato del 2024, ed è giunta sulla piattaforma di streaming di NOW TV (oltre che sui canali di Sky) a partire dal 18 novembre 2024. Dune: Prophecy è la nuova serie spin-off degli eventi di Dune, che funge da prequel ed è ambientata oltre 10.000 anni prima la nascita di Paul Atreides; il pilot, che costituisce un nucleo sicuramente molto importante per la miniserie soprattutto dal punto di vista narrativo, arriva con il primo episodio della serie, La mano nascosta: ma qual è il risultato? Di seguito, si indica tutto sulla trama e sulla recensione di Dune: Prophecy.
La trama di Dune: Prophecy 1×01, La mano nascosta
Nel considerare quale sia la recensione del primo episodio di Dune: Prophecy, è importante sottolineare innanzitutto la trama della puntata 1×01, che prende il nome di La mano nascosta. Ambientato 10.000 anni prima della nascita di Paul Atreides, il nucleo della narrazione verte verso la nascita delle Bene Gesserit, la Sorellanza in grado di governare il mondo che agisce a seguito del Jihad Butleriano, la guerra tra umani e macchine vinta dai primi. All’interno delle Bene Gesserit si genera una fazione ribelle, guidata da Valya e sua sorella Tula Harkonnen, che vengono indicate come le prossime in grado di guidare la Sorellanza nonostante abbiano da tempo abbandonato i cardini fondamentali dell’insegnamento Bene Gesserit. 30 anni dopo il primo utilizzo della Voce da parte di Valya, le Bene Gesserit tentano per la prima volta di conquistare potere non più soltanto con il ruolo delle Veridiche, ma combinando un matrimonio con la principessa imperiale Ynez, figlia di Javicco Corrino e Natalya. Sul pianeta Salusa Secundus giunge, inoltre, un soldato che è riuscito a salvarsi dall’attacco di un verme su Arrakis, il quale sembra essere predestinato ad un futuro già scritto.
La recensione del primo episodio di Dune: Prophecy
È ben noto che, tra gli appassionati e gli addetti ai lavori, il materiale che amplia la saga di Dune e che è stato oggetto del lavoro di Brian Herbert, figlio di Frank Herbert, sia molto più scarso sia nelle sue definizioni narrative che nella caratterizzazione dei personaggi. Per questo motivo, sentir parlare di una miniserie che avrebbe portato sullo schermo la narrazione prequel relativa agli eventi del Jihad Butleriano, con la nascita della Sorellanza Bene Gesserit, non offriva soltanto la giusta dose di attesa nei confronti di un prodotto che espande la saga di Dune, ma anche un certo presentimento negativo a proposito della qualità complessiva della narrazione. Dune: Prophecy vive, allora, di una certa ambivalenza nell’essere il primo prodotto che giunge sullo schermo al di fuori dell’opera di Denis Villeneuve e, allo stesso tempo, essendone di fatto privo (il regista era stato ingaggiato per dirigere un episodio, ma ha preferito poi concentrarsi direttamente sui tre film della sua trilogia); nell’offrire una recensione del primo episodio della serie, non si può che tener conto di questo aspetto, considerando che la volontà di ampliare una saga è sempre un qualcosa di nobile e di considerevole ma che ogni prodotto che si osserva, soprattutto se non strettamente correlato alla trama principale – come in questo caso – ha necessariamente bisogno di acquisire una concreta dignità nel suo essere tale e indipendente rispetto al resto.
Il modo in cui il primo episodio di Dune: Prophecy si apre è tutt’altro che scontato: mostrare direttamente quel Jihad Butleriano che non è stato mai raccontato né dai film, né dallo stesso Frank Herbert era una sfida alquanto ardita e, al netto di una caratterizzazione dello scontro che sembra appartenere ben poco all’universo cromatico, stilistico e visivo di Dune, l’effetto può dirsi tutto sommato positivo. La stessa introduzione delle prime Bene Gesserit segue una certa linearità, di fatto portando a termine un compito che ogni serie (soprattutto di grande portata) ha bisogno di perseguire, con la costruzione delle ambientazioni e dei personaggi, per quanto in questo caso ci si ritrovi con dei mondi che sono già particolarmente tracciati e delineati anche sul grande schermo. Negli ambienti del web sono state lette diverse polemiche, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra i personaggi: il percepire di una minaccia esterna, mentre albergano delle lotte intestine per seguire il gioco del potere, sembra infatti rimandare ad una celebre serie di HBO, Il Trono di Spade, di cui in effetti si riprendono anche alcune tipiche definizioni del potere e del rapporto tra dominatori e dominati. Non un elemento necessariamente negativo, questo è certo, ma la percezione generale è che ci sia stato un grandissimo sforzo dal punto di vista tecnico ed estetico, portando – almeno in un primo momento nel film – a rinunciare a quella grandissima profondità di cui le personalità nell’universo di Dune sono spesso pregne.
Naturalmente, ci si ritrova soltanto ad un punto iniziale della miniserie, pur dovendo comunque ricordare che si tratta soltanto di sei puntate, ma le caratterizzazioni dei personaggi sullo schermo appaiono fin troppo nette e decise nel delineare uno scontro bianco-nero che non appartiene, almeno non in quanto è stato osservato fino ad ora, alla storia narrativa e cinematografica di Dune. Per il resto, però, fa sicuramente piacere ritrovare sullo schermo alcune componenti che appaiono certamente ben rese: la Voce, l’utilizzo della spezia (anche e soprattutto in quanto droga), gli strumenti tecnologici e la funzione della Sorellanza, soprattutto con il ruolo delle Veridiche, sono tutti elementi molto interessanti che permettono di costruire ancor più rispetto a quanto i film abbiano saputo fare nel corso degli anni. È molto interessante, ad esempio, effettuare un parallelo con i due film di Denis Villeneuve, osservando che le condizioni dell’Impero (tecnologiche e non) sono molto più prospere al tempo degli eventi di Dune: Prophecy, sintomo di un progressivo impoverimento tecnologico – successivo alla guerra contro le macchine – che lascia pensare ad una storia meritevole di essere raccontata. Se si dovessero condensare soltanto le sensazioni di questo primo episodio in poche parole, insomma, non si urlerebbe di certo al capolavoro, ma il pilot che si osserva è buono e lascia spazio ad un futuro sicuramente molto intrigante.