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La farsa di Paul vs Tyson: tanto rumore per nulla

Dopo più di 5 ore di diretta su Netflix, si è conclusa la sfida tra Jake Paul e Mike Tyson. Un incontro che, prima ancora che sulla boxe, ci fa riflettere sullo show messo in piedi e sui problemi dell’odierno mondo dello spettacolo.
L'incontro di boxe trasmesso live da Netflix tra Jake Paul e Mike Tyson

Nella notte italiana tra il 15 e 16 novembre 2024, si è tenuto l’incontro di boxe tra Jake Paul e Mike Tyson. Una sfida di cui si è parlato per più di un anno, rimandata, attesa, celebrata e che si è conclusa con la vittoria del primo per verdetto unanime: 79-73, 79-73, 80-72. Una sfida che poco ha avuto a che fare con il pugilato e che ha deluso sotto tutti i punti di vista, permettendoci così di riflettere sull’attuale mondo dello spettacolo, sulla cultura dell’hype e su come, alla fine, sia sempre e solo una questione di soldi.

Uno scontro generazionale di cui nessuno sentiva il bisogno

Partiamo dalle basi: che match è stato quello tra Jake Paul e Mike Tyson? Da un lato, un ex youtuber, fratello di Logan Paul, che si è dato al pugilato professionistico con uno score di 10 vittorie (di cui 7 per KO) ed una sconfitta, nonostante i suoi sfidanti non siano mai stati nell’élite di questo sport, per usare un eufemismo. Dall’altra, chi di questo sport ne ha scritto la storia. Mike Tyson è infatti uno dei più grandi combattenti di sempre, il più giovane campione del mondo dei pesi massimi, con 56 incontri disputati, 50 vittorie e 6 sconfitte. Nei suoi primi 19 match in carriera, Iron Mike è rimasto imbattuto e realizzato 12 KO alla prima ripresa, realizzandone poi 44 in tutta la carriera. Una macchina da guerra. Eppure, il verdetto finale è stato unanime: vittoria di Jake Paul per 79-73, 79-73, 80-72.

Perché allora i favori del pronostico erano dalla parte di Paul? La risposta è quantomeno scontata: Jake Paul è un pugile in attività di 27 anni, Mike Tyson un atleta che si è ritirato da tempo, con problemi di salute e che di anni ne ha 58. Una sfida generazionale, vecchio contro nuovo, passato contro presente di cui, però, nessuno sentiva il bisogno. Ma allora perché se ne è parlato così tanto, come si è arrivati a definirlo e spacciarlo per “il più grande incontro di boxe di sempre”? C’era davvero un interesse sportivo dietro a Paul vs Tyson oppure è stato tanto rumore per nulla?

La cultura dell’hype, la spettacolarizzazione del nulla

Un anno di pubblicità e sponsorizzazione per un match a lungo sognato ed atteso, ma certamente deludente, con un regolamento che fa già gridare in molti al match truccato: il compenso di Tyson variava infatti in base alla prestazione e i 20 milioni, di cui tanti hanno parlato, gli sarebbero stati concessi solo in caso avesse superato la sesta ripresa e, addirittura, la cifra sarebbe stata drasticamente ridotta se egli avesse messo KO Paul alla prima ripresa. Allo stesso tempo, Jake Paul – che è un pugile in attività di 31 anni più giovane di Mike Tyson – ha avuto diverse occasioni per approfittare della stanchezza dell’ex campione del mondo dei pesi massimi, ma ha lasciato correre l’orologio fino alla fine delle otto riprese. Nessuno si è voluto far male e gli obiettivi prefissati – che erano di certo più legati al denaro che alla boxe – sono stati raggiunti.

Ma non doveva essere un evento epocale? Certo, così è stato spacciato, ma la verità è che, già dopo alcune ore dal termine della sfida, l’interesse è andato scemando. Ciò su cui ci si vuole soffermare non è quindi il fattore economico in quanto tale, ma la malsana cultura dell’hype che ha condotto gli spettatori al match e che ha ormai contaminato ogni forma d’arte e, ancor più, la vita dei più, del pubblico e non è un caso che ad aver trasmesso Paul vs Tyson sia stata Netflix. D’altronde, col cinema sta succedendo la stessa cosa, ovvero si fa un gran parlare di alcune specifiche pellicole che però restano poco in sala come nella mente di persone che le utilizzano come fossero prodotti usa e getta, come se timbrassero un cartellino, con un film che segue l’altro come una settimana di lavoro, dove però i giorni – e le pellicole stesse – finiscono per somigliarsi sempre più, conducendo le persone ad un loop infinito in cui non ci si rende più conto di ciò che si fa ed i gusti personali vengono irrimediabilmente contaminati.

Il grande pubblico non è bue, ma manchevole di curiosità, di voglia di approfondire ed è così che determinate persone, piattaforme, aziende di produzione e distribuzione, intervengono per prendere al loro posto le decisioni. Paul vs Tyson è stato un evento dimenticabile – anche per i grandi problemi di Netflix, che si è ritrovata fin troppa gente connessa contemporaneamente, finendo per avere così problemi nella sua trasmissione – ed una sfida a dir poco mediocre. Sfida che, però, Jake Paul e Mike Tyson non hanno combattuto come avversari, ma alleati, e ad andare KO sono stati proprio gli spettatori, che hanno però sostenuto passivamente ed inconsapevolmente questo vuoto cosmico, questa spettacolarizzazione del nulla. Ma queste restano solo parole e l’incontro è già il passato. Next.