Sulla piattaforma di NOW TV e sui canali di Sky ha fatto il suo esordio, a partire dalla notte dell’11 novembre 2024, l’ottavo e ultimo episodio di The Penguin, che prende il nome di Una grave o piccola colpa. Con cadenza settimanale, gli episodi della serie spin-off di The Batman hanno permesso – per otto settimane – di analizzare il percorso che avrebbe portato Oz Cobb/Pinguino a ottenere il controllo della città di Gotham, che era stata conosciuta per l’ultima volta con i disastri che avevano interessato The Batman con Robert Pattinson. Ma qual è il risultato della serie in questione? Alla luce anche delle precedenti recensioni di The Penguin, è possibile considerare la trama e la recensione dell’episodio 1×08, Una grave o piccola colpa, con una valutazione complessiva sulla serie in questione.
La trama di The Penguin 1×08, Una grave o piccola colpa
Come sempre, prima di procedere con la recensione dell’ottavo episodio di The Penguin, è importante sottolineare quale sia la trama di Una grave o piccola colpa, puntata 1×08 della serie in questione. Dopo aver catturato Francis e ferito Oz, Sofia Gigante riesce – insieme a Julian Rush – a riportare, alla memoria della donna, il suo passato, soprattutto per quanto riguarda la morte dei due fratelli di Oswald, provocata proprio dall’uomo che voleva più attenzioni dalla madre. Per contrastare il dolore, la donna si accorda con Rex, un piccolo gangster del quartiere, che si offre volontario per ucciderlo a tradimento: a quanto pare, però, dopo un discorso del piccolo Oz (che promette a sua madre tutto ciò che vuole), la donna cambia idea convivendo tutta la sua vita per il dolore della morte dei suoi due figli. Intanto, Victor tenta di convincere tutti i membri della Triade ma, fatta eccezione per Link, questi decidono di seguire Sofia; quando Oz riuscirà a scappare, si capovolgerà la situazione e Sofia verrà catturata e data in pasto alla polizia, che la rispedisce ad Arkham: ma sono tanti altri gli stravolgimenti presenti nell’ultima puntata di The Penguin.
La recensione dell’ottavo episodio di The Penguin: una degna chiusura?
Dopo aver parlato del modo in cui The Penguin veniva condotto verso il suo finale dalla sesta e settima puntata, c’era grande attesa per una conclusione che ormai sembrava dover essere messa soltanto sullo schermo e anticipata quanto meglio possibile, con numerosi elementi di transizione relativi al rapporto tra i personaggi. Com’è d’uopo in realtà televisive di questo genere, nell’ottavo episodio di The Penguin tutti i nodi vengono al pettine e si esaurisce la maggior parte dei rapporti tra i personaggi, pur con qualche conto in sospeso che alimenterà sicuramente il futuro dei personaggi e della serie stessa. Un confronto tra Oswald e sua madre era inevitabile, alla luce di quanto osservato nel corso delle diverse puntate, e si conferma uno degli elementi più forti di tutta la serie – probabilmente più della tanto osannata caratterizzazione di Sofia Falcone -, con una tensione ambigua e costantemente freudiana tra i due che porta all’inevitabile resa dei conti. La carnalità di alcune scene, specie quella del dito di Francis che rischia di essere tagliato poiché Oz si rifiuta di confessare l’ovvio, è certamente ben resa, in un clima generale che (introducendo la psichiatria soprattutto attraverso il volubile personaggio di Julian Rush) vive di aspetti sensoriali contrastanti, vorticosi e caotici; l’atmosfera generale è convincente, così come l’introduzione del personaggio di Francis nel suo passato, a voler quasi far collimare due piani narrativi e temporali differenti.
Probabilmente, ed è questa una tendenza che era stata riscontrata anche nei precedenti episodi, l’ottavo e ultimo episodio di The Penguin difetta proprio nelle sequenze di azione, che invece erano state ben bilanciate soprattutto nelle fasi iniziali della serie, oltre che in The Batman di Matt Reeves: ancora una volta ci si ritrova di fronte a rapporti di forza costantemente sbilanciati e volubili, con la sola sospensione dell’incredulità che non può giustificare alcuni movimenti – anche troppo banali nella messa scena, viene in mente proprio il modo in cui Oz si salva per l’ennesima volta al club – che avrebbero abbisognato di una maggiore concretezza e caratterizzazione, specie nella loro costruzione narrativa. Così come i reiterati colpi di scena, che rendono mutevole l’aspetto generale di The Penguin, finiscono per diventare particolarmente ridondanti e attesi, perdendo di fatto la loro componente significativa; certo, nel suo finale sicuramente molto convincente The Penguin rialza la testa e dimostra quanto grande sia la qualità degli addetti ai lavori, ma non si può fare a meno di notare uno sbilanciamento, diventato sempre più forte, tra la costruzione di aspetti morali e la messa in scena dei caratteristici elementi d’azione che, in una serie del genere, non possono essere così tanto raffazzonati.
The Penguin, lo spin-off di The Batman tra prodigi e futili esagerazioni
L’ultimo episodio di The Penguin acuisce e, per certi versi, sublima alcuni elementi che sono stati osservati nel corso dell’intera serie spin-off di The Batman. Un prodotto che è stato concepito con grandissime premesse e con ancor più grandi ambizioni e che, dopo pochissimi minuti (la morte di Alberto Falcone ne è l’emblema) aveva già saputo dimostrare quanto potesse essere in grado di scardinare i meccanismi narrativi della serialità tradizionale. Il prodotto con Colin Farrell e Cristin Milioti, che regalano due interpretazioni eccezionali e sicuramente meritevoli nella prossima stagione a premi, finisce così essere un po’ vittima di se stesso e di quelle grandissime potenzialità , che si traducono troppo velocemente in un meccanismo di overperforming non sempre ben reso: sia chiaro, stiamo comunque parlando di una buonissima serie, a tratti ottima, che regala tantissimi elementi notevoli nella caratterizzazione dell’ambiente, nel world building costante che allarga i confini della città , nella dimensione dei personaggi e soprattutto nella rappresentazione tra i loro (mai banali) rapporti. Osservare un finale in cui Oz imprigiona la donna che l’ha tradito in una maschera che non le appartiene – di fatto rendendola, esteticamente e nei comportamenti, la madre che ha sempre sognato di avere – è un’intuizione geniale, che però arriva a seguito di troppe banalità nella messa in scena.
Purtroppo, accanto a tanti pregi (anche in un’ispiratissima colonna sonora che si concede, nel suo finale, la citazione ai Nirvana usati nel film The Batman con una cover di Where Did you Sleep Last Night, resa celebre proprio dalla band di Kurt Cobain), c’è da evidenziare anche un’abbondanza di non facilmente perdonabili difetti. Vengono in mente la scena precedentemente citata del club, così come quella della morte di Nadia Maroni, che abbraccia suo figlio cosparso di benzina non tentando in alcun modo di salvarlo: momenti in cui ci sarebbe la possibilità di offrire una caratterizzazione migliore, o comunque più intelligente, ma si decide di risolvere il tutto sbrigativamente. The Penguin regala comunque una buona visione autunnale che permette di avvicinarsi alla chiusura della stagione seriale del 2024, con l’attesa di futuri prodotti – e ce ne saranno – che sfruttano la cornice di The Batman per uno sviluppo maggiore.