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Il gladiatore II è un concentrato di sangue, ridondanza e ripetitività

A ventiquattro anni di distanza, il regista britannico Ridley Scott torna nell’Antica Roma per raccontare cosa è successo dopo le vicende di Massimo Decimo Meridio: qual è il risultato del film?
La recensione de Il gladiatore II, diretto da Ridley Scott, con Paul Mescal e Denzel Washington

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 22 novembre 2024, mentre in quelle italiane il 14 novembre dello stesso anno, grazie a Eagle Pictures. Ventinovesimo film della filmografia del regista candidato all’Oscar Ridley Scott, scritto da David Scarpa, da un soggetto di David Franzoni, con la colonna sonora composta da Harry Gregson-Williams. Ma qual è il risultato de Il gladiatore II? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film con protagonisti: Paul Mescal, Pedro Pascal e Denzel Washington.

La trama de Il gladiatore II, il film di Sir Ridley Scott

Presentato in anteprima mondiale al Tokyo International Film Festival in data 5 novembre 2024, finalmente sta per sbarcare sui grandi schermi di tutto il mondo l’atteso sequel, facendo assaporare agli appassionati ancora una volta l’atmosfera dell’Antica Roma. Di cosa parla quindi Il gladiatore II? Di seguito la trama ufficiale del film diretto da Ridley Scott:

200 d.C. Sedici anni dopo la morte di Marco Aurelio, Lucio si trova costretto a combattere nel Colosseo dopo che la sua patria, la Numidia, viene conquistata per ordine di due tirannici imperatori, che ora governano Roma: Caracalla e Greta. Con il cuore ardente di rabbia e il destino dell’Impero appeso a un filo, Lucio deve affrontare pericoli e nemici, riscoprendo nel suo passato la forza e l’onore necessari per riportare la gloria di Roma al suo popolo.”

La recensione de Il gladiatore II, diretto da Ridley Scott, con Paul Mescal e Denzel Washington

La recensione de Il gladiatore II, con Paul Mescal e Pedro Pascal

Punto e a capo, il sacrificio di Massimo Decimo Meridio non ha portato gli effetti sperati, Roma è tornata in mano alla tirannia, così come il regista britannico torna in quel contesto storico antico per realizzare un sequel che fino a pochi anni fa sembrava impronosticabile nella sua esistenza. Con quali idee? Poche e purtroppo non buone, ma, a quanto pare, per le operazioni commerciali di questi sequel fuori tempo massimo è prassi non elaborare nulla di nemmeno potenzialmente interessante.

Figli della paura di rischiare e di perdere, questi progetti cinematografici sbagliano in partenza nel modo in cui si guardano indietro, è male comune infatti, inginocchiarsi e prostrarsi nei confronti della propria pellicola precedente; la nostalgia diventa una catena soffocante, un complesso d’inferiorità palesato da onnipresenti ammiccamenti, un riflettere continuamente la propria immagine su uno specchio sempre più appannato, come la creatività generale. Tali proposte d’intrattenimento ormai sbiadiscono prima ancora di nascere, non hanno altro da offrire se non un materiale riciclato, seguiti che non portano avanti nulla, ma ricalcano le orme dei lungometraggi che li hanno preceduti, senza la stessa forza, senza lo stesso cuore e senza lo stesso carisma.

Entrando nello specifico del film diretto da Ridley Scott, la grande assente è appunto l’anima: il nuovo protagonista deve raccogliere un’eredità pesantissima, ma è penalizzato dalla pretestuosità e dalla superficialità, quest’ultima filo conduttore di tutti gli aspetti. Sono sacrificati i rapporti tra i personaggi: il rapporto madre-figlio si sviluppa in modo telefonato; occasioni perse sono le mancanze di approfondimento riguardanti il background di Macrino, potenzialmente molto ricco, e il rapporto fraterno, alquanto problematico, dei due gemelli imperatori; regna sovrano un senso di freddezza e distaccamento, tutto si svolge seguendo uno schema automatizzato e prevedibile, persino le tematiche del predecessore vengono riproposte in modo scontato, addirittura noioso nella loro estremizzazione.

È stato necessario lasciar spazio ad un’azione fagocitante, ripetitiva nella sua struttura, la violenza non è veicolata in funzione di un discorso più ampio o di una riflessione profonda, ma al contrario per spegnere il cervello degli spettatori, esasperando la truculenza; si torna quindi al concetto di “pornografia del dolore”, già menzionato in altre sedi. La prova di ciò è il finale, scevro di una vera conclusione, troncato con l’ennesima e snervante parentesi autoreferenziale, come se il film non avesse più senso si continuare ad esistere una volta esaurito il sangue da sgorgare.

Non perviene nemmeno il minimo stimolo nell’elogiare l’alto livello tecnico profuso per ricostruire l’ambientazione d’epoca, nello sviolinare complimenti alla regia e al montaggio per le scene di combattimento corpo a corpo e di battaglia, perché si rischia seriamente di alimentare una cultura dell’estetica fine a sé stessa, vuota ed inconsistente. Tutto ciò che ha reso iconico il cult del 2000 qui non ve ne è assolutamente traccia, finché si continuerà a concepire i seguiti come meri copia-incolla, senza veramente dare continuità, si è destinati ripetutamente ad artisticamente fallire.

2,3
Rated 2,3 out of 5
2,3 su 5 stelle (basato su 4 recensioni)
La recensione de Il gladiatore II, diretto da Ridley Scott, con Paul Mescal e Denzel Washington
Il gladiatore II
Il gladiatore II

"Anni dopo aver assistito alla tragica morte del venerato eroe Massimo per mano del suo perfido zio, Lucio si trova costretto a combattere nel Colosseo dopo che la sua patria viene conquistata da parte di due tirannici imperatori, che ora governano Roma: Caracalla e Geta."

Voto del redattore:

4.5 / 10

Data di rilascio:

14/11/2024

Regia:

Ridley Scott

Cast:

Paul Mescal, Pedro Pascal, Denzel Washington, Connie Nielsen, Joseph Quinn, Matt Lucas, Fred Hechinger e Derek Jacobi

Genere:

Azione, storico

PRO

Tutto ciò che riguarda la parte tecnica, estetica e visiva
Ossessivi richiami al film precedente, un’ombra soffocante per tutta la durata, fino ad un finale inconcludente
La struttura narrativa palesa la sua ripetitività nel corso del film
I personaggi sono sacrificati nelle loro caratterizzazioni e freddi nelle loro interazioni, tutti sono privi di carisma