Disponibile sulla piattaforma streaming di Amazon Prime Video dal 7 novembre, Look Back è il primo vero film da regista di Kiyotaka Oshiyama. L’opera è la trasposizione animata dell’omonimo manga del 2021 di Tatsuki Fujimoto, autore divenuto celebre per la serie su Chainsaw Man. A differenza di quest’ultimo, tuttavia, Look Back si discosta totalmente per temi e genere, andando a raccontare la storia d’amicizia di due ragazze legate dalla passione artistica verso il disegno. Un rapporto nato da una rivalità che diverrà sempre più forte, fino ad eventi che cambieranno radicalmente le vite di entrambe. Ecco di seguito la recensione di Look Back, l’anime dell’omonimo manga di Tatsuki Fujimoto.
La trama di Look Back, l’anime del manga di Tatsuki Fujimoto
Il film d’animazione Look Back è stato scritto dal regista Kiyotaka Oshiyama, al suo primo vero esordio alla regia cinematografica dopo la co-regia in Doraemon – Il film: Nobita e il nuovo dinosauro del 2020. Oltre al regista, tuttavia, il film viene sceneggiato anche da Tatsuki Fujimoto, autore dell’omonimo manga del 2021 e creatore della serie Chainsaw Man. Look Back vede inizialmente come protagonista Fujino, studentessa dalle apprezzate capacità di disegno che la portano a curare la parte vignette satiriche del giornalino d’istituto.
Un talento che portano la ragazza ad essere molto popolare nella sua scuola, finché non verrà accoppiata nello stesso giornalino al lavoro di un’altra ragazza, Kyomoto. Quest’ultima, si rivelerà essere ancora più talentuosa nel disegno di Fujino, tanto da oscurare le capacità della ragazza che inizierà a mettere in discussione la propria passione. Tuttavia, Kyomoto non è mai presente a scuola e segue le lezioni direttamente da casa, tanto che sarà proprio Fujino ad essere incaricata di consegnarle il diploma al termine dell’anno scolastico.
La recensione di Look Back: guardarsi indietro per andare avanti
Anche in attesa di La guerra dei Rohirrim, il 2024 si è rivelato un anno di grande cinema d’animazione. Molti sono infatti i titoli che hanno scosso l’opinione pubblica di critica e botteghino, come per gli esempi di Inside Out 2, Il robot selvaggio, Transformers One e Flow – Un mondo da salvare. Nel palinsesto del cinema europeo e d’Oltreoceano, a tornare a ruggire non poteva che essere ovviamente anche il Giappone. Manga one-shot nato nel 2021 dall’autore di Chainsaw Man Tatsuki Fujimoto, e pubblicato dalla casa editrice Shūeisha nella popolare rivista Weekly Shōnen Jump, Look Back riesce ad arrivare sullo schermo grazie al successo riscontrato.
Nonostante la sua durata di appena 58′, l’anime diretto da Kiyotaka Oshiyama è decisamente pregno di significato, poesia, elementi pittorici e sonori, oltre ad un cuore inumidito da lacrime e sudore. Si tratta di una delle prime produzioni di Studio Duran, il nuovo studio d’animazione dello stesso regista Kiyotaka Oshiyama che viene supportato in sede di sceneggiatura dallo stesso autore del manga. I due uniscono cuore e mente per portare su schermo la sofferente e bellissima dedizione ad una professione estremamente importante nella terra del Sol Levante, ovvero quella del mangaka. Un lavoro che, soprattutto in questo momento storico, non può che venire associato principalmente al nome di Shūeisha, la quale casa editrice presente anche espressamente nel film con in bella vista il suo titolo di punta One Piece.
Si tratta di elementi che conducono verso una forte aderenza alla realtà, sebbene questa venga forse un po’ “addolcita” se si tiene a mente l’estenuante percorso per diventare e continuare ad essere un mangaka in Giappone, nonostante nello stesso film venga mostrato più di un elemento esaustivo in tal senso. Il focus di Look Back si sposta infatti più su una ricerca introspettiva degli autori, al guardarsi indietro e cercare di rispondere alla domanda delle domande: perché lo fai?
Qui i due autori si rispecchiano in maniera cristallina nei due personaggi protagonisti, quelle due facce della stessa medaglia. Non a caso, unendo i nomi delle due ragazze Fujino e Kyomoto si formerebbe quello dell’autore del manga, Fujimoto, tanto per solidificare come il poetico racconto favolistico del film abbia di fatto molti elementi autobiografici anche dello stesso regista.
Si tornerà a breve sulla carriera di Kiyotaka Oshiyama, soffermandoci qui sulla personalità delle due protagoniste di Look Back. Fujino è una ragazza tosta, di personalità, sicura di sé e decisa nelle sue scelte (almeno abile nel mostrarsi tale anche e soprattutto quando è completamente spaesata) crea storie satiriche e divertenti oltre ad avere un seguito tra i suoi coetanei. Kyomoto, proprio al contrario, è timida e paurosa, molto sensibile nel mostrare perennemente il rossore sul viso, emarginata in casa e, più che delle vere storie e personaggi, sa disegnare dei meravigliosi sfondi da vera professionista.
Le due sono perfettamente complementari, incarnando in pieno quella doppia faccia della stessa medaglia anche della professione del mangaka, capace di creare storie di meraviglia narrativa e pittorica, ma altrettanto estenuante nei ritmi e nel carico di lavoro. Un dualismo che in Look Back si fortifica nella toccante storia d’amicizia tra Fujino e Kyomoto: nata dalla rivalità, dall’invidia e dalla rassegnazione; cresciuta e tenuta assieme dalla passione verso il disegno e il bisogno di creare; trasformata in qualcosa che riesce ad andare oltre tempo e spazio.
Fin dalla prima storiella del film, in Look Back continua a circolare quell’aura di misticismo e di reincarnazione che ha fatto la fortuna di molte opere assimilabili a quella di Fujimoto (su tutti può venire in mente un accostamento con il Your Name. di Makoto Shinkai e molti altri), per un sentimento di amore, di amicizia o di dedizione verso la propria passione.
Look Back non sarebbe quindi altro che una favola drammatica, che spinge ogni persona che insegue e cura una propria passione a “guardarsi indietro” nei momenti più traumatici e chiedersi: perché lo sto facendo? La domanda delle domande, che potrebbe presupporre l’inizio di un decadimento morale e psicologico, ma che in Look Back trova una semplice e fondamentale soluzione: lo fai per tenere viva quella parte complementare di te, di cui hai necessariamente bisogno per migliorarti a vivere. Una soluzione semplice, essenziale e determinante come lo stesso Look Back.
La recensione di Look Back: la delicatezza di Hayao Miyazaki e l’incisività di Satoshi Kon
Senza doversi cimentare in inutili e dannosi accostamenti, guardando un’opera emotivamente forte come quella di Look Back è possibile rintracciare la delicatezza del cinema di Hayao Miyazaki e l’incisività di quello di Satoshi Kon. La poesia e la delicatezza mostrata nei 58′ del film sono infatti riconducibili alla meraviglia lirica (più che estetica) di opere come Si alza il vento e Il ragazzo e l’airone. Lo stesso regista Kiyotaka Oshiyama, infatti, ha lavorato come animatore proprio negli ultimi due film del maestro nipponico (oltre ad altre opere come ad esempio The First Slam Dunk), conservandone di fatto il tatto emotivo.
Una potenza evocativa che scuote i sensi e ringrazia le presenti note della splendida colonna sonora di Haruka Nakamura, le quali diventano vere protagoniste nei molti momenti di silenzio. Un’opera d’animazione dove gli sguardi diventano fondamentali e le poche battute a disposizione riescono a pesare nel costruire la forte empatia nel sentito rapporto tra Fujino e Kyomoto, il quale fa eco ad una forte verosimiglianza, mai sinonimo di veridicità specialmente nel cinema d’animazione.
Oltre a sviluppi drammaturgici d’impatto, l’accuratezza della sceneggiatura supporta dunque egregiamente anche la ricerca al dettaglio nella rappresentazione grafica, mostrando tic di nervosismo, azioni fisiologiche e la trasformazione dello spazio (e del tempo) attorno alla bolla delle due protagoniste. Eccezion fatta per qualche comparsata, i genitori ed i coetanei di Fujino e Kyomoto restano fuori praticamente sempre dalla sfera personale delle due protagoniste.
In questo è decisamente funzionale la regia di Oshiyama, il quale mostra l’inesorabile scorrere del tempo e delle stagioni, ma con la creatrice di turno rigorosamente di spalle, sempre china sulla propria postazione di lavoro. Una sfera introspettiva “addolcita” che tende a lasciare a margine la profonda e scottante disamina sociale in Giappone riguardo al tema degli hikikomori, sebbene il focus del film a conti fatti risponda ad un’esigenza appunto più astratta e personale.
In questo dolce ed emozionante racconto di effettiva formazione, gli echi del cinema di Miyazaki lasciano il passo ad una rappresentazione grafica che punta l’occhio verso altri autori, come il Isao Takahata di La storia della principessa splendente, Satoshi Kon e molti altri. L’esperienza visiva (e sensoriale) di Look Back è totalizzante anche nel presentare appunto una dedizione al dettaglio davvero convincente ed ammirevole. La potenza emotiva del film viene infatti sprigionata anche e soprattutto dall’espressività del disegno: secco, asciutto, di capelli scomposti ed occhi scavati dalle occhiaie.
Una pallida palette cromatica pallida che riesce a mostrarsi allo stesso tempo pienamente vivida in colori e forme, portando personalità ed incisività ad un tratto grafico semplicemente affascinante. Dulcis in fundo, un altro elemento di merito di Look Back è dato dalla sua particolare durata (che particolare non è), riuscendo ad amministrare perfettamente i tempi a disposizione evitando tempi morti, presentando una certa speditezza narrativa, senza sacrificare i suoi momenti più intensi. Arrivato in Italia purtroppo solo a mezzo streaming, Look Back entra di diritto tra i migliori film d’animazione del 2024.