Henry Selick è tornato sulla cresta dell’onda grazie all’incredibile successo della riedizione di Coraline E La Porta Magica. L’autore è considerato uno dei più importanti registi di sempre nella storia dell’animazione, avendo rivitalizzato la tecnica della stop-motion con soluzioni visive completamente nuove e avendo concepito film che hanno influenzato l’immaginario collettivo cinematografico. Considerato da molti uno dei più grandi eredi di Tim Burton, Henry Selick ormai si è staccato dalla collaborazione con l’autore menzionato per divenire anch’esso un maestro con la sua poetica riconoscibilissima. Ma quali sono le sue opere più riuscite? A seguire la classifica di tutti i film di Henry Selick dal peggiore al migliore.

5) Monkeybone (2001)

Monkeybone è l’unico lungometraggio totalmente in live action girato da Henry Selick, con l’eccezione della scimmia (il quale nome fornisce il titolo al film) realizzata in stop-motion per creare una versione alternativa di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit, la quale prende anche numerose influenze da Beetlejuice: Spiritello Porcello nella rappresentazione dell‘aldilà. Nonostante degli elementi satirici interessanti, le quali mostrano un autore di cartoni animati che si lascia possedere dalle proprie creazioni per divenire un burattino in cerca di denaro, e delle sequenze visive sicuramente d’impatto, l’opera soffre della mancanza di approfondimenti importanti che diano maggiori sfumature al protagonista (interpretato da un bravissimo Brendan Fraser), il quale spesso diviene il pretesto per una sequenza di gag fine a sé stesse che faticano a creare una narrazione scorrevole. Tutto sommato passabile, ma sicuramente il peggiore nella classifica dei film di Henry Selick.

4) Wendell & Wild (2022)

Tra tutti i film di Henry Selick, Wendell & Wild rappresenta la seconda e (per ora) ultima volta che stringe una collaborazione con un altro autore: si sta parlando di Jordan Peele, che co-firma la sceneggiatura. L’unione tra questi due giganti del cinema crea il bellissimo racconto di una ragazza che combatte i propri demoni interiori a causa del senso di colpa dovuto alla dipartita dei suoi genitori ed alla sua incapacità di poter andare avanti. Henry Selick non solo gioca con la morte, creando una lettera piena di umanità a tutti gli adolescenti che fanno fatica ad accettare il dolore, ma inserisce rimandi religiosi assolutamente audaci e critiche ad un sistema capitalista che non fa altro che sfruttare i deboli, succhiando le anime dei ceti bassi molto più delle creature infernali. Un’opera gotica ed inquietante, ma anche estremamente divertente che finisce sicuramente tra i migliori film d’animazione prodotti da Netflix.

3) Coraline E La Porta Magica (2009)

Quando si ha a che fare con capolavori come Coraline E La Porta Magica non si sa mai da dove incominciare. Al di là delle innovazioni visive che segnarono un punto importante per la tecnica d’animazione (tra cui la nascita dello studio Laika), il film continua ad essere straordinario per il modo in cui rappresenta i sogni infantili che vengono completamente ribaltati, trasformandosi in incubi che sembrano non avere fine. Le atmosfere horror in un’opera destinata ad un pubblico per famiglie ha terrorizzato le ultime generazioni, rendendolo unico nel suo genere ed influenzando totalmente l’immaginario collettivo che è andato a riflettersi non solo in film di altri artisti, ma persino in fumetti e videogiochi. L’altra madre è uno dei migliori villain che il cinema abbia creato, essendo la rappresentazione della paura di poter essere abbandonati e dell’incapacità di accettare le imperfezioni della vita. Indubbiamente si tratta del film d’animazione in stop-motion più importante del nuovo millennio.

2) The Nightmare Before Christmas (1993)

C’è un prima e un dopo The Nightmare Before Christmas, il film d’esordio diretto da Henry Selick con i personaggi creati da Tim Burton. Non solo è stato il primo lungometraggio d’animazione in stop motion della storia del cinema, ma ha segnato prepotentemente la memoria degli spettatori portando per la prima volta i personaggi più cupi della cultura popolare come protagonisti assoluti, andando in contrasto con quello che all’epoca stava facendo l’altrettanto rivoluzionario Rinascimento Disney. Al di là dell’importanza storica, l’opera è un’eccellente rappresentazione della ricerca di sé stessi, mostrando la crisi di un’artista che è diviso tra due visioni di sé stesso: da un lato la paura di diventare ripetitivo rispettando la propria natura e dall’altro la curiosità di provare ciò che è gioioso e colorato ma che è completamente lontano da qualsiasi visione personale. Ovviamente indimenticabili le musiche di Danny Elfman che costituiscono soltanto la ciliegina di una pietra miliare perfetta.

1) James E La Pesca Gigante (1996)

James E La Pesca Gigante è il trionfo della semplicità del sogno: una piccola cosa (in questo caso la pesca stessa) può bastare affinché diventi cibo, veicolo, casa e legame. Ma un seme, affinché il frutto nasca dall’idea, ha bisogno di essere curato: qui entrano in gioco gli amici, reietti che sono stati scarti della società (in questo caso gli splendidi insetti) e viaggiano per il mondo in cerca di fortuna. Immigrati che vogliono raggiungere New York per ritrovare le gioie, affrontando i loro demoni insieme. L’opera si rifà anche all’autore letterario Michael Ende, perché il Rinoceronte antagonista non è altro che il Nulla, diviso in varie forme tra l’avidità che ruba l’identità, l’industrializzazione che aliena gli individui e la razionalità che distrugge l’immaginazione. James, il protagonista che da bambino in live action si fa anche lui piccolo come i suoi compagni animati dalla stop motion, è il sognatore per eccellenza, rappresentando la speranza per le future generazioni che potranno rendere l’America migliore e finalmente un posto che lascia spazio agli emarginati ed agli artisti. Non solo si tratta di uno dei film d’animazione più sottovalutati della storia del cinema, ma può benissimo essere in cima alla classifica di tutti i film di Henry Selick, perché rappresenta la summa di tutta la sua poetica, da sempre incentrata sul riempimento di un vuoto attraverso l’esplorazione di due mondi che finiscono sempre per incontrarsi in un’eterna alternanza tra sogno e realtà.