Recensione: Venom – The Last Dance: il capitolo finale Marvel con Tom Hardy

Venom – The Last Dance, il nuovo capitolo del Sony’s Spider-Man Universe e terzo (ed ultimo) film della trilogia su Venom si sarà dimostrato il migliore della saga?
Venom - The Last Dance: la recensione del film Marvel con Tom Hardy

Articolo pubblicato il 26 Ottobre 2024 da Andrea Barone

Venom: The Last Dance era particolarmente atteso, non solo perché si tratta del nuovo appuntamento con protagonista Venom, interpretato dalla star Tom Hardy, ma anche perché i primi due film erano stati un grande successo di pubblico, al di là dei possibili collegamenti con il Marvel Cinematic Universe che molti appassionati si aspettano. Tuttavia il cinecomic Marvel prodotto dalla Sony utilizzerà un’impostazione coerente con i capitoli precedenti oppure alzerà l’asticella e presenterà qualcosa di diverso per trasformarsi nella degna conclusione del celebre avversario di Spider-Man?

La trama di Venom – The Last Dance

Venom: The Last Dance è il terzo capitolo della trilogia di Venom ed il quinto film a fare parte del Sony’s Spider-Man Universe, un universo separato dal Marvel Cinematic Universe nonostante alcune connessioni con esso. Il cinecomic è stato presentato come il finale della saga stand alone con il personaggio di Tom Hardy, salvo sorprese. Il film, ambientato subito dopo il finale di Spider-Man: No Way Home, presenta la seguente trama:

Dopo essere stati riportati nel loro universo, Eddie Brock e il simbionte Venom sono ubriachi in un bar del Messico, ancora in fuga dopo la loro recente battaglia con Carnage. L’omicidio di Patrick Mulligan fa notizia a livello internazionale con Eddie nominato principale sospettato, costringendolo a partire per New York City e tentare di riabilitare il suo nome mentre una squadra militare, specializzata nella cattura di creature aliene, dà loro la caccia. All’insaputa di entrambi, una creatura nota come Xenophage ha iniziato a seguire Eddie e Venom: si tratta di uno scagnozzo di Knull, il creatore dei simbionti, il quale è stato imprigionato dai suoi stessi figli ed è deciso a catturare entrambi in modo da ottenere la chiave per liberarsi e distruggere l’universo.

Venom - The Last Dance: la recensione del film Marvel con Tom Hardy

La recensione di Venom – The Last Dance

Nonostante Kelly Marcel, al suo esordio dietro la macchina da presa, abbia pochissimi guizzi particolari, la messinscena da mestierante è ben gestita, soprattutto perché appare più ambiziosa rispetto a quella dei precedenti capitoli. Una cosa che sorprende è la presenza di sequenze particolarmente cruente in cui non viene nascosto l’utilizzo del sangue: stavolta le teste mangiate si vedono e quando i corpi umani finiscono nelle fauci degli Xenophage, questi espellono il liquido rosso con inaspettata macabrità. I limiti del PG-13 vengono quindi “aggirati” con intelligenza, perché il film permette di percepire il dolore che i personaggi stanno provando nel corpo, compreso un Eddie Brock che in certi momenti si alza sempre più a fatica a causa degli eccessivi colpi. Tra i pochi guizzi ben realizzati da citare, c’è un piano sequenza che riprende gli interni di un aereoplano per poi uscire dal finestrino per far notare allo spettatore il povero protagonista che è attaccato al veicolo per le divertenti improvvisate di Venom. Oltre alle gag, un’altra scena d’impatto è la battaglia nel fiume, con Eddie e Venom che vengono forzatamente separati mentre il secondo passa da un animale all’altro nel tentativo disperato di salvare il suo amico mentre quest’ultimo tenta di non precipitare in una cascata e contemporaneamente cerca di liberarsi dai soldati armati che lo afferrano e lo feriscono: una scena creativa in cui c’è un’ottima gestione della tensione e si differisce da altri film supereroistici in cui spesso le ambientazioni sono urbane o intergalattiche.

Per quanto riguarda la CGI, vi è indubbiamente una crescita rispetto ai precedenti capitoli che presentavano degli effetti visivi fin troppo discutibili nella realizzazione dei simbionti. Venom ed altri suoi simili sono infatti migliorati, anche se comunque in diverse scene appaiono finti e vengono salvati principalmente perché vengono esaltate le loro abilità davanti alla macchina da presa, rendendo le scene d’azione dinamiche e piacevoli, specialmente nel finale adrenalinico che diventa una miscela di colori molto simpatica e mai eccessivamente confusionaria. La migliore figura la fanno sicuramente gli Xenophage, in quanto sono creature bellissime sia nel design che nella realizzazione della CGI. Per quanto Tom Hardy non abbia mai regalato una delle sue migliori performance attraverso il personaggio di Eddie Brock, il suo divertimento nell’interpretare il protagonista si avverte comunque, così come appaiono credibili le new entry Chiwetel Ejiofor e Juno Temple, mentre Rhys Infans si abbandona ad una recitazione camp e sopra le righe che però si sposa con l’atmosfera di determinate gag.

Venom - The Last Dance: la recensione del film Marvel

Il dramma di Venom – The Last Dance

Con le basi dettate dai primi due capitoli, è lecito aspettarsi un buddy movie anche da questo terzo film ed infatti le gag non mancano: da una parte ci sono degli espedienti bizzarri ma esilaranti, come la scena del cavallo che fonde la spettacolarità del protettore letale con la demenzialità della situazione, o parti reiterate con simpatia come la continua perdita delle scarpe, mentre altre sono eccessivamente puerili come quella della pipì sui vestiti o come la preparazione del cocktail nel bar che è troppo anche per il personaggio. Nonostante gli elementi a cui il brand continua a tenere fede, stavolta si punta maggiormente sulla crescita del pathos e del dramma, concentrandosi sui tormenti psicologici di Eddie, il quale viene costantemente supportato da Venom che fa di tutto per far trovare un po’ di respiro al suo migliore amico. Il lato più interessante della narrazione è infatti quella di rendere il cinecomic un vero e proprio road movie, mostrando quanto la coppia non riesca mai ad ottenere un po’ di pace perché ormai viene braccata da tutto il mondo. Si avverte il senso di schiacciamento per quella che è una fuga continua causata dalla loro condizione di essere dei totali estranei rispetto a tutto quello che potrebbe essere definito normale. Infatti Eddie e Venom non fuggono soltanto dai loro nemici, ma fuggono dalla loro stessa vita. Ci sono persino dei momenti commoventi in cui entrambi più volte esprimono il loro desiderio di avverare dei sogni (uno su tutti la Statua della Libertà) e smettere di essere immischiati in scontri di cui non vorrebbero fare parte.

La scena della famiglia nel camper è indubbiamente ispirata all’incontro tra i protagonisti ed i contadini in Logan: The Wolverine: infatti Eddie e Venom, dopo ore di braccaggio, sono circondati da persone amorevoli che accolgono a braccia aperte il fuggitivo appena lo vedono in difficoltà e condividono con lui momenti intimi, come se per una volta la coppia fingesse che le cose vadano bene, anche se inevitabilmente quella pace diviene un riflesso di ciò che a loro manca da fin troppo tempo. Il momento in cui Eddie parla con un bambino spaventato dagli alieni lascia pensare che figura farebbe Eddie come padre, prima che lo sguardo di Tom Hardy si lasci prendere da una grande malinconia. Non è da sottovalutare nemmeno la scelta di mettere da parte le scene in cui Venom si vede per intero, esponendo maggiormente le reazioni umane di Eddie e senza andare per forza nell’azione. Questa interessante espressione della paura di non vivere da parte di entrambi avrebbe dovuto trovare maggiore spazio, soprattutto nel momento in cui Eddie è costretto a fare del male ad un soldato, un’altra scena che mostra quanto il giornalista venga spinto a fare cose che non vuole commettere per colpa delle circostanze, elemento che, nonostante la scena d’impatto, aveva bisogno di molte più riflessioni, sopratutto da parte di uno che poche volte si è fatto problemi a permettere al simbionte di mangiare la testa ai criminali. Inoltre è molto piacevole vedere il continuo affetto che Venom ha nei confronti di Eddie, perché infatti viene evidenziato quel legame forte che l’alieno ha stretto con il suo compagno, tanto da non pensarci due volte prima di farsi rivelare da uno Xenophage pur di salvargli la vita.

Venom The Last Dance: la recensione del finale della trilogia

I personaggi di Venom – The Last Dance

Se la caratterizzazione dei due protagonisti risulta essere convincente nonostante alcune riserve, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda i personaggi secondari: la dottoressa Payne sembra infatti provenire quasi da un altro film, poiché i flashback del suo passato non sono quasi per nulla collegate alle vicende che la porteranno ad una crescita nella storia, facendo apparire la sua tragedia ingombrante e stucchevole. Il discorso è diverso quando la dottoressa cerca di esortare il cinico militare Strickland a provare a comprendere i simbionti piuttosto che a trattarli come una minaccia da abbattere soltanto perché alieni. A questo conflitto vengono dedicate scene anche molto lunghe che si prendono sul serio e che tentano di espandere la mitologia della saga creando un’evoluzione del rapporto tra la razza dei simbionti e quella degli umani (particolarmente d’impatto è il messaggero Toxin), ma nonostante il tentativo tutto ciò finisce in semplici accenni già visti e che rischiano solo di appesantire il ritmo, fatta eccezione dell’ottimo finale all’interno dell’area 51. Il riassunto di questo problema è il personaggio di Sadie Christmas, il quale dovrebbe essere un’alternativa alla figura della dottoressa Payne e che invece finisce soltanto per dire poche parole all’interno della pellicola. Anche la famiglia di viaggiatori, per quanto abbia una base contestualizzata, finisce per essere troppo presente al di là di alcuni momenti che sono efficaci nell’aumento del pathos.

Inoltre il film soffre di ingenuità di sceneggiatura molto forti, tra cui l’enorme difficoltà nel riuscire a mantenere una coerenza con le cose accadute nei capitoli precedenti. Passi la retcon sulla natura dei simbionti che è un pretesto per tirare fuori begli elementi di tensione, ma la cattura di Patrick Mulligan non ha senso, così come è assurdo che Eddie si renda conto di essere ricercato dalla polizia solo 10 minuti dopo l’inizio del film, quando sia lui che Venom erano a conoscenza della cosa già alla fine del capitolo precedente. Un errore impossibile su cui soprassedere è il ballo con la signora Cheng. La scena potrebbe essere ritenuta kitsch, ma al di là del fatto che non è diversa da altri momenti comici avvenuti nel Marvel Cinematic Universe, il significato alla base è anche bello, perché si tratta di Venom che decide di essere libero per un solo momento, non nascondendosi da una persona che lo ha sempre accettato nei capitoli precedenti e lasciandosi andare in un momento di pura spensieratezza. Il problema è che le conseguenze di queste azioni sono troppo grandi e, nonostante il pensiero nobile, fa apparire il simbionte come uno stupido in modo fin troppo gratuito. Per quanto riguarda i villain, Knull è il mandante della minaccia principale e si cerca di rappresentarlo con un’aura di mistero, ma ciò viene spezzato dal modo goffo in cui la messinscena si precipita nel presentarlo a causa di un’introduzione troppo didascalica e frettolosa. Fortunatamente l’antagonista si riprende grazie alla rappresentazione delle sue creature, la cui pericolosità è molto accentuata perché sembrano quasi invincibili e sono spietate, resistenti e feroci. Infatti quando gli Xenophage appaiono, si crede davvero al fatto che i personaggi rischino di morire da un momento all’altro. Con degli scagnozzi così imponenti, lo spettatore si chiede automaticamente quanto sia forte Knull ed in che modo altri eroi possano sconfiggerlo in futuro quando appare impossibile liberarsi di creature nate da lui.

Venom - The Last Dance: la recensione del film Marvel

Venom: The Last Dance è un road movie pieno di limiti, evidenziati soprattutto da personaggi secondari con poco mordente e da falle logiche che appaiono eccessive anche per una commedia camp come questa. Tuttavia il cinecomic si risolleva grazie al rapporto tra Eddie e Venom che appare sempre affiatato e che porta entrambi in un’inedita atmosfera drammatica, pur non rinunciando a gag demenziali simpatiche e spensierate. Inoltre le scene d’azione sono ben fatte e risultano piene di pathos grazie soprattutto alle bellissime creature antagoniste. Questo capitolo quindi è divertente e godibile e, nonostante siamo lontani anni luce da un’opera bellissima, si tratta non solo del miglior film della trilogia, ma anche di tutto il Sony’s Spider-Man Universe.

1,0
Rated 1,0 out of 5
1,0 su 5 stelle (basato su 2 recensioni)
La recensione di Venom - The Last Dance
Venom: The Last Dance
Venom: The Last Dance

Dopo essere tornati nel loro universo, Eddie e Venom devono fuggire dai cacciatori di simbionti e dalla furia del dio Knull che vuole invadere la Terra.

Voto del redattore:

6.5 / 10

Data di rilascio:

24/10/2024

Regia:

Kelly Marcel

Cast:

Tom Hardy, Juno Temple, Chiwetel Ejiofor, Rhys Ifans, Stephen Graham, Peggy Lu, Clark Backo e Alanna Ubach

Genere:

Supereroistico, commedia, road movie, action

PRO

Il rapporto tra Eddie e Venom
Una spinta maggiore sul pathos e sul dramma dei protagonisti
La presenza di scene comiche divertenti
Le buone scene d’azione accompagnate da creature aliene bellissime
Alcune gag troppo infantili
Personaggi secondari ingombranti e non ben approfonditi
La mitologia dei simbionti non sviluppata abbastanza
Alcune scelte di trama mal gestite