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Recensione – Agatha All Along 1×07: Cammino Con La Morte

La recensione della settima puntata di Agatha All Along, la serie Marvel spin-off di WandaVision.
Agatha All Along: la recensione della puntata 7

Il sesto episodio di Agatha All Along ha confermato importanti rivelazioni su uno dei personaggi che potrebbe essere fondamentale per alcuni eventi del Marvel Cinematic Universe. Adesso la nuova puntata della serie cerca di alzare maggiormente l’asticella qualitativa, ma sarà riuscita a rivelarsi degna della sua ambizione oppure si è dimostrata essere un pasticcio incomprensibile? A seguire la recensione del settimo episodio, intitolato Cammino Sulla Morte ed attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Disney Plus.

La trama di Agatha All Along 1×07

Il settimo episodio di Agatha All Along ha una struttura molto particolare rispetto alle altre puntate, connettendosi ad una narrazione che può ricordare le ambiguità di WandaVision, serie di cui la serie è sia sequel che spin-off. La puntata infatti presenta la seguente trama:

Billy e Agatha iniziano insieme la quarta prova: nella stanza di un castello, nelle vesti di famose streghe del folklore occidentale, devono posizionare dei tarocchi su un tavolo in modo corretto prima di essere trafitti da un cerchio di spade incastonate al soffitto. Lilia e Jen, finite nelle profondità sotterranee della Strada, giungono in loro aiuto e Lilia prova a leggere i tarocchi del ragazzo. La donna sembra però fallire nella prova, e la sua coscienza viene sbalzata a pochi minuti prima, ritrovandosi di nuovo nei sotterranei con Jen, e poi indietro di interi secoli, facendola tornare a quando era bambina e studiava divinazione in Sicilia con la sua Maestra.

Agatha All Along: la recensione della settima puntata

La recensione del settimo episodio di Agatha All Along

La regia di Jac Schaeffer è in linea con quella dei precedenti episodi, ma ci sono comunque delle chicche interessanti sul piano visivo, tra cui un campo lungo attraverso il quale viene inquadrato un castello che sembra essere uscito da un dipinto medievale. Il maniero infatti è un omaggio alle celebri sequenze in cui viene mostrato un edificio simile in Il Mago Di Oz, oppure quello di Biancaneve E I Sette Nani o ancora il maniero in La Bella Addormentata Nel Bosco (anche se l’inquadratura sembra richiamare maggiormente a quella del capolavoro di Victor Fleming). Infatti sono da lodare i costumi che ricoprono le protagoniste: Agatha assume le fattezze di Almira Guch, la Strega dell’Ovest, mentre Lilia indossa gli abiti di Glinda, la Strega del Nord, provenienti entrambe dal film tratto dall’omonimo libro di L. Frank Baum. Invece Billy indossa il costume di Malefica e Jen indossa quello di Grimilde, entrambe streghe provenienti dai classici animati Disney citati in precedenza. Questi riferimenti sono molto belli, perché esprimono come personaggi come Agatha e gli altri membri della congrega non sarebbero mai stati trasposti sul piccolo schermo senza queste icone appartenenti al cinema classico da cui deriva la maggior parte della mitologia stregonesca contemporanea.

Stavolta la narrazione assume un tono completamente diverso, poiché è basata tutto dal punto di vista di Lilia. Nonostante tale cambiamento sembri minimo, in realtà ciò sconvolge l’intera storia, dal momento che la mente di Lilia si alterna da una parte del tempo all’altra, disorientando gli spettatori che si ritrovano catapultati in momenti senza un senso logico preciso. Più l’episodio va avanti, più il personaggio viene destrutturato, incastrando nel puzzle tutti gli indizi seminati non solo nella puntata, ma anche negli episodi precedenti. Le briciole lasciate da Lilia vengono raccolte e diventano qualcosa di più grande, con il racconto che catapulta in una giostra dove ogni strada porta ad un lato diverso del subconscio. Il disorientamento di questa scelta è ispirato al cinema di David Lynch o a opere come Memento di Christopher Nolan, seppur ovviamente adattato affinché le cose possano essere percorribili anche da un pubblico non abituato a questo tipo di opere. Raramente nel Marvel Cinematic Universe si è ottenuto un’esperienza così immersiva a livello mentale, cosa che viene aiutata da un eccellente montaggio e dall’incredibile interpretazione di Patti LuPone, la quale dà il meglio di sé in sguardi colmi di disperazione e di speranza, sensazioni che si fondono in quello che è un perfetto equilibrio.

Agatha All Along: la recensione del settimo episodio

Il tormento del settimo episodio di Agatha All Along

Il disorientamento di Lilia, che non riesce più a percepire le cose e si lascia trasportare in un apparente vortice che la rende impedita nel rapportarsi con le sue compagne, sembra una rappresentazione fantasiosa e simbolica della malattia mentale. Non è un caso che Lilia sia la strega più anziana a compiere questo cammino infernale e le stesse sue compagne fanno fatica a seguirla, soprattutto dopo i suoi impulsi che sembrano quelli di una donna malata di Alzheimer quando pensa di essersi persa un pezzo intero della vicenda e sembra ritrovarsi indietro rispetto alle altre. Questo inquietante disorientamento tuttavia non è generato dal deterioramento della sua mente, bensì dalla mancata accettazione dei suoi poteri. Le doti da premonitrice di Lilia la immergono spesso nella sofferenza e lei si è chiusa in sé stessa perché spesso tutte le sue premonizioni si sono concluse con la morte delle persone a lei care: perché lasciare aperta una porta quando ci sono tante probabilità di fallire? Meglio rimanere sempre su uno stesso piano riducendosi a non sfruttare mai a pieno ciò che si ha, perché minore è la volontà di voler portare qualcosa di buono e minore è il rischio di ricevere dolore. Inutile dire che una scelta del genere non fa altro che far morire ogni giorno una parte di sé stessa e Lilia lentamente se ne accorge.

Tutto l’episodio è infatti un’espiazione dei suoi dubbi e delle sue incertezze, mentre allo stesso tempo si avverte un’incredibile tensione perché, nel momento in cui la strega è occupata a guarire la propria mente, una trappola formata da spade sul soffitto rischia di trapassare tutte le altre sorelle della congrega. La guarigione del proprio io interiore prosegue quindi in parallelo con la ricerca disperata per la sopravvivenza non solo di sé stessi ma soprattutto delle persone accanto, le quali diventano una guida per Lilia perché si ricorda finalmente cosa vuol dire affezionarsi a qualcuno. L’esperienza di Lilia la catapulta ai ricordi del passato, quando comunica nuovamente con la sua vecchia insegnante che la aiutava ai tempi in cui era ancora una bambina: non solo i lati positivi del passato diventano un rifugio, ma lei riscopre nuovi ricordi che mostrano quanto non si sia mai troppo vecchi per imparare. Lilia ritrova la sua guida nel ricordo di chi l’ha aiutata nel momento del bisogno, mentre i nuovi membri della congrega ritrovano la loro guida in Lilia. Nelle alternanze tra passato e presente che vengono svolte da Lilia, il tempo diviene soltanto una percezione relativa perché ciò che conta è avere voglia di vivere e rimettersi in gioco. Anche se le situazioni tendono a ripetersi all’infinito, la volontà di una persona può sempre ribaltare le cose, esattamente come una clessidra che cambia posizione dopo essere già stata usata: c’è sempre tempo per ricominciare.

Agatha All Along: la recensione della puntata 7

Il settimo episodio di Agatha All Along presenta delle scelte estremamente audaci nel genere dei cinecomic, sovvertendo la narrazione in un modo non scontato e mostrando un’eccellente analisi psicologica. Non solo fino ad ora è la miglior puntata di Agatha All Along, non solo è una delle migliori puntate di una serie prodotta su Disney Plus, ma è una delle vette più grandi che siano mai state toccate da tutto il Marvel Cinematic Universe.

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