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Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti è l’emblema dell’esasperazione made in U.S.A.

Quello diretto dal regista britannico è un remake chiassoso ed esasperato, con l’eccesso che viene incarnato dalla carichissima prova di McAvoy protagonista.
Recensione film remake Speak no Evil con James McAvoy

Nelle sale italiane dall’11 settembre 2024, Speak no evil – Non parlare con gli sconosciuti è il quarto film scritto e diretto dal regista britannico James Watkins. Il film con protagonista James McAvoy è il remake dell’omonimo film del 2022, diretto quest’ultimo dal regista danese Christian Tafdrup che ottenne ampio successo in termini di accoglimento tanto della critica quanto del pubblico.

Quello del 2024 si presenta così come nuovo rifacimento da parte della Blumhouse del titolo europeo, riportando molti elementi del film originale ma stravolgendo radicalmente il suo finale. Ecco di seguito la recensione di Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti con protagonista James McAvoy.

La trama di Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti, il remake con James McAvoy

Con il film originale di Christian Tafdrup sfruttato come soggetto di questo remake, Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti è scritto dallo stesso regista britannico James Watkins. Nel film si segue la vacanza in Toscana della famiglia americana Danton, formata da Louise, Ben e dalla loro figlia 12enne Agnes.

In piena pausa da una vita colma di preoccupazioni, la famiglia fa la conoscenza di Paddy e Ciara, affiatata coppia inglese che si presenta loro come molto amichevole e socievole, tanto da invitare i Danton a passare un weekend nella loro tenuta di campagna. Louise e Ben si stanno giusto trasferendo a Londra e, dato il piacevole momento passato con i loro nuovi amici, accettano la proposta, senza sapere di essere caduti in una trappola.

Recensione film Speak no evil con James McAvoy

La recensione di Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti: l’esasperazione del rifacimento

Nonostante un’opera cinematografica necessiti sempre di un’analisi il quanto più asettica possibile rispetto all’extra visione (possa essere essa la Storia, un libro, un videogioco o uno stesso film omaggiato) è altrettanto vero che, dinanzi ad un’operazione di remake, il confronto con l’originale resta inevitabile. Ciò soprattutto in relazione al fatto che, tale azione di rifacimento, esca fuori appena 2 anni dopo il film in soggetto, mantenendo una certa tradizione hollywoodiana (o comunque generalmente anglofona) di sfruttare il successo di titoli europei e soprattutto asiatici per il proprio mercato locale.

Un’operazione questa che, in quanto tale, non deve essere demonizzata a priori in quanto frutto dell’unione di diversi fattori economici ed artistici tra loro, arrivando anche a remake di ottimo livello come possono ad esempio essere il The Ring di Gore Verbinski o il The Departed di Martin Scorsese. In questo caso, tuttavia, il nuovo film di Watkins in confronto con l’originale Speak no Evil ne esce fragorosamente con le ossa rotte.

Nonostante qualche elemento d’interesse, il film con protagonista James McAvoy predilige una disfunzionale strada nel proprio rifacimento, scegliendo di copiare quasi shot for shot la prima parte del titolo originale per poi stravolgere completamente il suo finale, perdendo però l’intera caratteristica di fascino del film danese, ovvero la sua “pacatezza”. Mentre lo Speak no Evil di Tafdrup riesce ad incutere speciale inquietudine ed angoscia attraverso un terrore “semplice” e strisciante, quello di Watkins è chiassosamente esasperato ed esposto.

Tale scelta registica non si scontra malamente solo nel discorso di confronto con il film originale (che lascia comunque il tempo che trova), ma anche e soprattutto con l’economia della visione in sé. Il voler caricare personaggi e dinamiche fin da subito, infatti, spingerebbe fortemente il racconto verso l’inverosimile, non riuscendo nemmeno a scritturare degnamente i personaggi in scena, ai quali si arriverà a breve. Prendendo solo una singola scena ad esempio, questa potrebbe essere il momento in cui Louise ritrova la piccola Agnes nel letto di Paddy e Ciara.

Se nel film originale tale momento si pone quasi totalmente a svantaggio della madre, che sente le richieste d’aiuto della figlia ma decide comunque in quel momento di abbandonarsi al piacere con Bjorn, nel film di Watkins tale situazione non ha senso. Il “rapimento” avverrebbe infatti durante la litigata tra Louise e Ben, non sentendo inoltre mai una reale richiesta d’aiuto da parte di Agnes e confutando di fatto il discorso fatto da Ciara, oltre a suscitare non poche perplessità in merito. Un esempio (di tanti) per indicare come la sceneggiatura di Watkins, nel mettersi a metà strada tra rispettare il materiale originale e prendere una strada personale, perda troppi colpi per strada.

Come sottolineato poi dallo stesso personaggio di Paddy, riguardo al “legame” intrinseco di Louise con le armi in quanto statunitense, allo stesso modo il film abbandona la simbologia ed il contributo artistico della “pietra” a favore della polvere da sparo di pistole e fucili. Senza considerare inoltre un’ironia assolutamente fuori luogo ed inutilmente grottesca, quella di Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti si presenta dunque come fallimentare operazione di rifacimento, non tanto per il rispetto narrativo per l’originale (copiare per poi stravolgere sarebbe anche apprezzabile come scelta sotto diversi punti di vista), quanto per lo snaturamento emotivo di un film che comunque si porrebbe come puro thriller-horror.

La recensione di Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti: un horror sociale divorato da un’azione goffa

Un remake dunque fallimentare e del quale se ne sentiva probabilmente davvero poco il bisogno, specialmente se ad essere passati sono solamente 2 anni. Ma al di là dell’operazione di rifacimento, com’è il film di James Watkins? A tal proposito Speak no Evil – Non parlare con gli sconosciuti si presenta come titolo mediocre non soltanto dal punto di vista tecnico, quanto soprattutto per il potenziale narrativo e sociologico completamente sprecato a favor di goffo intrattenimento.

Oltre alla spaccatura della coppia (mai veramente affrontata e che soprattutto non ha una chiusa), nel film si prova ad intavolare temi sulla perdita di valori della società moderna (ponendo anche un discorso “geopolitico” di evasione dalla metropoli londinese per cercare rifugio nella sua campagna), ma la trattazione resta alquanto infantile ed abbandonata a sé stessa. A prevalere nel film di Watkins sono infatti i bambini (questa sì interessante nota di merito rispetto all’originale) mentre, gli “adulti”, sono completamente spaesati e senza una vera costruzione ben definita. Se nell’originale danese il tutto veniva comunque indirizzato più sui binari dell’allegoria, trattando la questione di fiducia nella società moderna, nello Speak no Evil del 2024 non si riesce ad individuare un binario univoco e vincente.

I due villain sono allo stesso tempo dei “rivoluzionari”, contro la società materialista e tecnologica moderna, dei semplici criminali interessati ai soldi ed al riscatto, ma anche due psicopatici bramosi di costruire una propria famiglia date le difficoltà riscontrate da Ciara e dal dramma per la perdita della loro primogenita. Tre tematiche queste che vengono infatti messe sul tavolo ma mai affrontate veramente, sacrificando il tutto a favore di un’azione thriller-horror nella parte finale che presenta più indecisioni e stereotipi che momenti di tensione. Una caccia all’uomo e gioco del gatto col topo nel finale che non viene appesantito solo dall’immancabile sospensione dell’incredulità, ma anche e soprattutto dalla prova del cast.

Eccezion fatta per i giovanissimi interpreti/personaggi, la generale interpretazione dei protagonisti risulta alquanto anonima e trasparente, tanto quanto il contributo apportato dai rispettivi personaggi (ad eccezione di quello di Louise che diventa un Deus ex machina invincibile), la prova dello “splittato” James McAvoy stona decisamente tanto durante la visione. Nonostante siano passati quasi 10 anni dallo Split del 2016, l’attore britannico riprenderebbe quasi completamente movenze ed espressività del suo iconico personaggio, per una continua esasperazione ed accentuazione chimica del suo Paddy che fatalmente cozza non solo con la visione ma anche e soprattutto con lo squilibrio emotivo del resto dei personaggi.

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Locandina del film remake Speak no evil
Speak No Evil - Non parlare con gli sconosciuti
Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti

Quello diretto dal regista britannico è un remake chiassoso ed esasperato, con l'eccesso che viene incarnato dalla carichissima prova di McAvoy protagonista.

Voto del redattore:

4 / 10

Data di rilascio:

11/09/2024

Regia:

James Watkins

Cast:

James McAvoy, Mackenzie Davis, Scoot McNairy, Aisling Franciosi

Genere:

Horror, thriller

PRO

Da premiare il rischio preso nel voler stravolgere completamente il finale del film originale, mettendo a segno anche qualche colpo ben riuscito.
Nel mettersi a metà strada tra copiare e modificare, la sceneggiatura perde pezzi lungo il percorso, presentando un film goffo ed inutilmente esasperato.
Un eccesso incarnato dalla prova del protagonista James McAvoy, fuori luogo all’interno della narrazione e nello squilibrio con il resto del cast.
Un’ironia di troppo contribuisce a macchiare una visione che abbandona l’orrore sociale a favore di un intrattenimento goffo.