La recensione di Phantosmia, il nuovo film di Lav Diaz presentato in anteprima fuori concorso all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il regista filippino torna così al Lido, dove ha già ottenuto una menzione speciale da parte della giuria di Venezia64 ed un premio per il miglior film a Venezia65 nella sezione Orizzonti – rispettivamente con Death in the Land of Encantos e Melancholia – e soprattutto il Leone d’oro a Venezia73 con The Woman Who Left. A seguire, trama e recensione di Phantosmia.
La trama di Phantosmia, presentato fuori concorso a Venezia81
Prima di passare alla consueta analisi e recensione del film, segue la sinossi ufficiale di Phantosmia, il nuovo progetto di Lav Diaz presentato fuori concorso a Venezia81:
“Il misterioso problema olfattivo di Hilarion Zabala è tornato. Un consulente/psichiatra sospetta che si tratti di un caso persistente di fantosmia, un odore fantasma, probabilmente causato da un trauma, una profonda frattura psicologica. Un processo radicale raccomandato per curare il disturbo prevede che Hilarion torni ad affrontare i più oscuri abissi della sua carriera militare. Riassegnato alla remota colonia penale di Pulo, deve anche fare i conti con le orribili realtà della sua situazione attuale”.
La recensione di Phantosmia, diretto da Lav Diaz
Quando nel 2016 vinse il Leone d’oro con The Woman Who Left, nessuno gli rivolgeva parola. Tanti, troppi rimasero di sasso nell’apprendere che il premio più importante della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica se lo era aggiudicato un regista filippino con un film da 100 mila dollari. Eppure Lav Diaz è da ormai decenni uno dei registi più importanti al mondo, unico nel suo genere, autore di un cinema fluviale che racconta di uomini e donne ai margini della società, le cui anime sembrano incastrate in un limbo dove ogni giorno si combatte per la sopravvivenza. I suoi sono flussi di coscienza, progetti che difficilmente vanno sotto le 4 ore e che spesso e volentieri sono in bianco e nero, giocando sulla saturazione e sulla costruzione di immagini che, nei suoi lungometraggi, hanno sempre una potenza visiva ed emozionale unica.
Può un essere umano avere il diritto di uccidere altri esseri umani? Questo è Phantosmia – ovvero il disturbo olfattivo che perseguita il protagonista della pellicola – il nuovo film di Lav Diaz presentato fuori concorso a Venezia81. Un film rarefatto che parla di fantasmi e che sembra essere ambientato ai confini del mondo, dove distinguere realtà e finzione diventa quasi impossibile e dove la narrazione si dilata all’inverosimile. Una riflessione sul disturbo da stress post-traumatico e sulla violenta natura di uomini nati e cresciuti all’inno di “sei un combattente, sei un guerriero!”, come nel caso del protagonista Hilarion Zabala.
Con Phantosmia, Lav Diaz continua così a riflettere anche sul destino della propria terra e sul sistema dittatoriale che l’ha afflitta per vent’anni che, grazie al personaggio interpretato da Ronnie Lazaro, viene analizzato dall’interno, cosa che ha iniziato a fare relativamente da poco con opere come When the Waves are Gone (2022) e Essential Truths of the Lake (2023). L’isola di Pulo in cui è ambientato Phantosmia, è un non luogo dove il male sembra ormai aver preso il sopravvento ed il tempo essersi fermato, con le persone che la popolano condannate a ripetere la solita routine in un loop infinito. Un crescendo di emozioni e tensione sopita che, nei momenti finali, ricorderà per certi versi anche Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Sbeffeggiato e sottovalutato per decenni, Lav Diaz è forse condannato egli stesso, condannato a rimanere un regista di nicchia, ma il suo è un cinema necessario e Phantosmia l’ennesima riprova del suo incredibile talento e gusto estetico.