Annunciato in concorso a Venezia81, Queer è uno dei lavori più ambiziosi di Luca Guadagnino, cineasta italiano apprezzato in tutto il mondo. Il regista, che lavorerà a stretto contatto con l’attore protagonista Daniel Craig, ha dichiarato come l’adattamento del romanzo di William S. Burroughs sia il suo progetto maggiormente personale, intimo. Per ora non si conoscono i dettagli della trama del lungometraggio, e sono state pubblicate soltanto un paio di immagini dal set, ma non vi è mai stata invece la pubblicazione di un teaser o di un trailer. Di fronte questa mancanza sopracitata di informazioni su Queer, e come affermato dallo stesso Burroughs nell’introduzione al suo libro in cui ha definito la narrazione del romanzo “straight”, termine dalla duplice ambivalenza semantica che può significare “eterosessuale” oppure, con connotazioni ben più evidenti, “diretto”, “esplicito”, cosa aspettarsi dal film di Luca Guadagnino?
Di cosa parla il romanzo Queer di William S. Burroughs?
Prima di avanzare qualunque ipotesi relativa al film diretto di Luca Guadagnino, il quale verrà presentato in concorso a Venezia81, è bene sottolineare di cosa parla il romanzo intitolato Queer, scritto da William S. Burroughs tra il 1951 e il 1953 e pubblicato nel 1985. A proposito della pubblicazione, si segnala che è stata posticipata perché lo scrittore è stato coinvolto in uno scandalo: ha sparato accidentalmente a sua moglie Joan (nel 1951) durante il loro soggiorno a Città del Messico. Inoltre, la stesura di questo breve romanzo è avvenuta insieme a Jack Kerouac, altro famoso scrittore con cui probabilmente ci sono stati più scambi di vedute proprio a Città del Messico.
A causa di impliciti problemi legati alla droga e alla legge statunitense, il protagonista Lee, alter ego dichiarato di William S. Burroughs, si dirige in una zona intermedia tra Città del Messico (capitale mondiale del delitto) e Panama, dove conduce una vita sregolata. Lee è dipendente dall’oppio (prima analogia con Burroughs) e ama l’alcol, ma soprattutto, ad un certo punto del romanzo, conosce il giovane Allerton: da lì in avanti la sua nuova dipendenza è perlopiù emotiva e sessuale. Dopo diversi tira e molla, il protagonista convince Allerton a partire con lui in Sud America alla ricerca di una droga conosciuta come “Yage”, capace secondo Lee di rendere le persone sensitive e telepatiche.
Cosa aspettarsi da Queer, film di Luca Guadagnino
Dato che il linguaggio adottato da Burroughs nel romanzo è esplicito e diretto, intriso di un irresistibile black humour con tanto di descrizioni dettagliatissime, dalla rappresentazione cinematografica ci si può aspettare un trattamento simile sul piano delle immagini. Il Queer di Luca Guadagnino potrebbe spingersi più in là di quanto il regista siciliano non abbia mai fatto prima in carriera, mettendo in risalto la sua pregevole abilità nel costruire la percezione dello o degli sguardi dei diversi personaggi, o semplicemente del protagonista Lee, interpretato da un Daniel Craig con tutta probabilità inedito. Il direttore artistico di Venezia81, Alberto Barbera, ha definito l’attore al suo ruolo della vita in Queer, e in tal senso bisogna aspettarsi dal film di Guadagnino scene sessualmente esplicite, verbalmente accattivanti.
La regia del noto cineasta potrebbe guidare gli attori ad esprimere il meglio in tal senso, così come la scelta delle inquadrature – e di come inquadrare i corpi – sarà decisiva nella costruzione semantica del lungometraggio in concorso al Festival. Già nei suoi precedenti lavori Guadagnino è stato sublime nel conferire ampia libertà fisica e psicologica ai suoi attori/personaggi; d’altronde si sta parlando di un regista in costante crescita, e non è da escludere che Queer possa rappresentare la sua summa poetica. Il raggiungimento di una determinata maturità stilistica – e contenutistica – avrà un ruolo centrale nella realizzazione di un’opera che, allo stato attuale, si attende con grande curiosità sia nel contesto della Mostra che per chi potrà vederla successivamente (Lucky Red distribuirà il film nelle sale italiane).
Per concludere, si può infine affermare che mentre il romanzo di Burroughs a cui si ispira il regista siciliano è personale, autobiografico tanto quanto lo sono gli altri suoi primi scritti, dal film Queer ci si aspetta una personalizzazione inedita, ossia non ancora raggiunta o mai vista nelle sue opere precedenti, anche da parte di Guadagnino, sia in termini cinematografici che sul piano del vissuto fisico ed emotivo. Quanto peso avranno le sequenze oniriche, nelle quali la percezione di Lee (Daniel Craig) verrà influenzata dall’assunzione di droghe e alcol, e come verranno rappresentate sul grande schermo, è tutto da scoprire, ma già con Io sono l’amore, Chiamami col tuo nome, Suspiria e Challengers Guadagnino ha dimostrato di essere l’artista adatto per trasformare il suddetto romanzo in immagini suggestive, intinte di significati.