Con protagonista Josh Hartnett, Trap è il nuovo thriller scritto e diretto da M. Night Shyamalan, autore de Il Sesto Senso, The Visit ed altri thriller entrati nell’immaginario collettivo. Un film con e sul serial killer pronto ad evolversi in corso d’opera, poggiando (almeno inizialmente) sull’evocativa ambientazione del grande concerto pop. Ma quali sono altri film simili a Trap?
I film come Trap
Il sedicesimo lungometraggio di M. Night Shyamalan presenta una caccia al serial killer molto particolare, con il Macellaio che si presenta fin da subito quale protagonista del racconto interpretato da Josh Hartnett. Un thriller serrato e dai colpi di scena che presenta altri titoli simili ad esso, tanto per la psicologia del suo personaggio quanto per le modalità di narrazione adottate dal suo regista, passando anche per la sua particolare location. Ecco di seguito alcuni film da vedere se ti è piaciuto Trap di M. Night Shyamalan.
Il dottor Jekyll, di Rouben Mamoulian – 1931
Una delle caratteristiche principali ed affascinanti di un film come Trap sta proprio nella costruzione del suo personaggio protagonista. La grande interpretazione di Josh Hartnett, infatti, permette allo spettatore di fare i conti con un amorevole padre di famiglia sempre pronto a trasformarsi, con glaciale facilità, nello spietato Macellaio. Una vera e propria scissione nella psiche e nell’animo del protagonista che fa saltare subito alla mente il celebre capolavoro della letteratura firmato da Robert Louis Stevenson nel 1886.
Un’opera fondamentale in tal senso che, negli anni, ha visto nascere diversi adattamenti cinematografici, con quello diretto da Rouben Mamoulian del 1931 che ne rappresenta un magnifico esempio. Primo film non muto tratto dal longseller, Il dottor Jekyll venne presentato alla prima edizione del Festival del Cinema di Venezia, ottenendo i premi per Miglior Film Originale e quello per il Miglior attore dedicato alla splendida prova di Fredric March. Riconoscimento quest’ultimo che venne poi replicato durante la rispettiva stagione degli Oscar, per un film brillante ed impressionante per tecnica e narrazione che regge il suo quasi secolo di apparizione sullo schermo.
Psyco, di Alfred Hithcock – 1960
Emblema del film con e sullo psyco-killer non può che essere l’opera, forse più celebre, di un maestro della Settima Arte come Alfred Hitchcock. Il nuovo film di M. Night Shyamalan tende infatti ad omaggiare a più riprese quello che è stato il grande cinema dell’autore più rappresentativo nel campo della suspense, non solo nello stile di ripresa ma proprio nella costruzione del suo personaggio protagonista. Di facile accostamento risulterebbe infatti quello tra il Cooper di Trap e il Norman Bates di Psyco, tanto nella scissione psicologica tra animo apparentemente gentile e spietato serial killer quanto nel morboso rapporto con la rispettiva madre. Un parallelismo ulteriormente sollecitato da Shyamalan attraverso la smorfia/risata conclusiva del suo film.
Panico nello stadio, di Larry Peerce – 1976
Come mostrato anche nello stesso trailer del film, la prima parte di Trap si svolge all’interno del palazzetto nel quale si sta svolgendo il concerto della pop star Lady Raven. Una vera e propria trappola architettata dall’FBI per catturare il serial killer noto come il Macellaio, per una caccia ad un uomo pericoloso durante un evento pubblico dalla folta presenza che non è sicuramente nuovo al cinema. Tratto dall’omonimo racconto di Giorgio La Fountaine, Panico nello stadio (in originale Two-Minute Warning) è infatti un thriller d’azione diretto dal regista statunitense Larry Peerce, nel quale un cecchino si posiziona in cima ad una torretta del Los Angeles Memorial Coliseum in occasione della finale del Super Bowl.
Non un evento musicale dunque ma sportivo, dove il capo della polizia – interpretato da Charlton Heston – elabora un piano per catturare il pericoloso uomo prima che finisca la seguitissima partita. Ispirato anche a fatti realmente accaduti, Panico nello stadio è stato nominato ai premi Oscar per il Miglior Montaggio ed effettivamente la visione del film riesce a lasciare con il fiato sospeso, con un caotico atto conclusivo dove ad esplodere è una violenza non banale.
Spilt, di M. Night Shyamalan – 2016
Come poter indicare film come Trap se non facendo riferimento alla carriera dello stesso regista, con lo Split del 2016 che ne risulta molto affine. Ispirato alla peculiare figura di Billy Milligan, il film mostra un personaggio psicopatico particolarmente controverso per la sua speciale natura di cambiare continuamente le sue numerose personalità. Interpretazione sugli scudi quella di James McAvoy, che tra i vari tic, differenti modi di parlare e di atteggiarsi riesce a dare vita a numerosi personaggi pur rimanendo la stessa persona.
Sebbene più esasperata, la costruzione sul personaggio protagonista risulterebbe di facile collegamento all’operazione adoperata sul Cooper di Josh Hartnett, ma non solo. Sono infatti riscontrabili ulteriori similitudini anche tra i personaggi di Casey (interpretata da Anya Taylor-Joy) e quello della Lady Raven di Saleka. Da vittime nella prima parte, i due personaggi si trasformano a poco a poco in vere e proprie final girl, senza passare sopra ad un determinato modo in cui le stesse tendono ad approcciarsi psicologicamente con la figura del serial killer.
La casa di Jack, di Lars von Trier – 2018
Facendo sempre riferimento alla figura del serial killer sul grande schermo, forse l’opera più “celebrativa” e definitiva sul tema potrebbe essere proprio lo scioccante ultimo film scritto e diretto da Lars von Trier. Serial killer psicopatico affetto da tendenze ossessivo-compulsive, il Jack interpretato in maniera devota e glaciale da uno straordinario Matt Dillon viene posto ad unico vero protagonista del film, il quale permette di scandagliare in profondità la sua distorta mente e la sua distruttiva ricerca della perfezione nell’Arte. Attraverso grande cinema ed una viscerale analisi psicologica, Lars von Trier realizza con La casa di Jack forse il suo capolavoro, anche e soprattutto nel senso di dare alla luce un’opera capace di omaggiare la sua stessa sofferente e determinante filmografia.