Articolo pubblicato il 16 Maggio 2024 da Giovanni Urgnani
La saga di Mad Max sta per tornare nei cinema di tutto il mondo con il capitolo prequel dedicato interamente alle origini del personaggio di Furiosa (qui trovate la recensione), ancora una volta diretto da George Miller. Di seguito la classifica di tutti i film, dal peggiore al migliore.

5) Mad Max – Oltre la sfera del tuono (1985)
Da qualsiasi punto di vista lo si osservi, il terzo film del franchise è un disastro su tutta la linea: non funziona come pellicola a se stante, poiché non sviluppa per nulla le tematiche che vengono introdotte, soprattutto nella prima parte; nella seconda si perde completamente in una sottotrama pesante ed inutile, riempiendo lo schermo di personaggi adolescenti senza una logica concreta. Il protagonista Max è una macchia grigia ed il suo rapporto con il gruppo di “bimbi sperduti” non è minimamente costruito. Un film che tradisce completamente lo spirito della saga d’appartenenza; e se pure le scene d’azione, cavallo di battaglia dei precedenti, risultano mosce rispetto al solito, allora è davvero indifendibile.
4) Interceptor (1979)
A tutti gli effetti, seguendo il linguaggio contemporaneo dei cinecomics, la prima pellicola è un vero film d’origini, in cui viene narrato il percorso che porterà un normale poliziotto ad essere un antieroe solitario. Molto interessante indubbiamente il discorso ideologico alla base: seguendo l’atmosfera della società americana degli anni ’70, viene messa in scena una generale sfiducia nelle istituzioni governative ed i loro organi, infatti, un membro delle forze dell’ordine lascia la divisa per farsi giustizia da solo. Inoltre, il gruppo di cattivi è una sorta di gioventù briciata, stavolta però dalla Guerra del Vietnam. Lo sviluppo della sceneggiatura non può dirsi del tutto solido, comunque porta a casa il risultato, soprattutto grazie all’abilità tecnica registica di Miller.

3) Interceptor – Il guerriero della strada (1981)
Non è frequente trovare un sequel superiore al suo precedente, questo film riesce ad incastrarsi molto bene, proseguendo lo step evolutivo del suo protagonista, che nonostante la difficoltà e l’indifferenza iniziale, capisce quanto l’unione possa fare la forza e quanto lui possa da solo dimostrarsi vulnerabile. Nella sua semplicità riesce a proporsi come valida offerta di cinema commerciale, con delle sequenze d’inseguimento davvero spettacolari; si nota anche un discreto miglioramento nella performance attoriale di Mel Gibson.
2) Furiosa – A Mad Max Saga (2024)
L’ultimo film di George Miller, con Anya Taylor-Joy protagonista, costituisce un prequel di Mad Max: Fury Road e ne è la sua continuazione ideale in termini artistici, estetici e contenutistici. Per certi versi, non si fa fatica a ritenerlo uno dei migliori prequel mai realizzati nella storia del cinema, grazie ad un impianto che privilegia il cinema d’azione allo stato puro: il grande lavoro di stunt, che da sempre caratterizza la storia di Mad Max, viene qui portato a livelli eccelsi, anche per mezzo di una concezione del lungometraggio (e della sua regia) a 360 gradi, in cui ogni elemento non è assolutamente casuale e nel quale ogni ripresa – specie quelle più ardite – tendono a immergere completamente lo spettatore nel film. Un preciso lavoro di world building e di caratterizzazione dei personaggi, che trasuda Australia da tutti i pori e che, nella presentazione della sua tematica femminista, compie un passo in avanti decisivo rispetto all’idea di un cinema d’azione soltanto muscolare.

1) Mad Max – Fury Road (2015)
Dopo esattamente trent’anni si riesce a vedere finalmente la luce: la saga si riprende alla grandissima, George Miller torna in spolvero e confezione uno dei più belli film d’azione degli ultimi vent’anni; il mix tra intrattenimento e profondità dei contenuti è pressoché perfetto, nonostante all’apparenza la trama possa risultare risicata. Tecnicamente non sbaglia un colpo, il ritmo è bilanciato, tra momenti di pausa e altri più adrenalinici, i frammenti orrorifici delle “visioni” di Max sono una chicca, tra l’altro Tom Hardy è calzante nel recasting del personaggio. Davvero d’impatto il contesto ideologico-politico, con le donne in fuga dalla società patriarcale, la classe dirigente autoritaria che tiene in scacco la popolazione controllando la gestione delle risorse: energetiche, naturali ed umane; esempio per tutti coloro che pensano non sia possibile realizzare cinema popolare di alto livello.