Articolo pubblicato il 21 Aprile 2024 da Gabriele Maccauro
La recensione di Così Lontano Così Vicino, film diretto da Wim Wenders e sequel di Il Cielo Sopra Berlino. L’opera fu presentata in anteprima alla 46esima edizione del Festival di Cannes, dove fu in grado di vincere il Gran Prix Speciale della Giuria. Il film torna nelle sale italiane dal 21 marzo 2024 grazie a CG Entertainment, in collaborazione con Cinema Beltrade – Barz and Hippo. Seguono dunque trama e recensione di Così Lontano Così Vicino.
La trama di Così Lontano Così Vicino, diretto da Wim Wenders
Come sempre, prima di passare alla recensione ed analisi del film, ecco la trama di Così Lontano Così Vicino. Sei anni dopo Il Cielo Sopra Berlino, il muro è caduto e molte cose – in Germania come nel mondo – sono cambiate. Se nel film del 1987 Damiel (Bruno Ganz) diveniva mortale perché innamoratosi di Marion (Solveig Dommartin), in questo sequel del 1993 seguiamo principalmente Cassiel (Otto Sander), angelo lasciato solo dal suo amico che non attende altro che la giusta occasione per poter anch’egli divenire un essere umano. Ci riuscirà, ma le cose non saranno semplici come da lui immaginato: nonostante sia a conoscenza di ogni cosa possibile infatti, a Cassiel manca un fattore fondamentale, ovvero l’esperienza nella vita di tutti i giorni, l’essere una persona vera.
Inizierà dunque a vagabondare per Berlino, ritrovando un vecchio amico ma mettendo a repentaglio la sua stessa vita. A giocare un ruolo fondamentale sarà infatti Emit Flesti (Willem Dafoe), la rappresentazione dello scorrere del tempo della vita che gli è stata concessa che rivelerà ad un altro angelo, Raphaela (Nastassja Kinski), che il suo essere divenuto mortale non è stato altro che un errore, un imprevisto a cui andrà presto messo un punto, concludendo dunque questa sua vita terrena.

La recensione di Così Lontano Così Vicino, film premiato a Cannes46
Da Cannes a Cannes. Dopo aver vinto il Prix de la Mise en Scène per la miglior regia con Il Cielo Sopra Berlino nel 1987, Wim Wenders fa ritorno sulla Croisette nel 1993 per presentare in concorso Così Lontano Così Vicino, opera che rappresenta a tutti gli effetti un sequel del cult con Bruno Ganz e che si aggiudicò il Gran Prix Speciale della Giuria. Si tratta di un film che, nonostante le ottime critiche, si è andato forse a dimenticare in questi ultimi anni ma che, per fortuna, torna nelle sale italiane il 21 marzo 2024.
Il cinema di Wim Wenders è un cinema vitale, un cinema che ha sempre messo in primo piano l’uomo e la sua impossibilità di arrivare ad una totale conoscenza e comprensione delle cose – che siano fisiche o meno – e che forse, anche e soprattutto per questo motivo, non riesce mai ad essere completamente felice. Si tratta però di un autore in costante movimento, mutevole, uno studioso della vita che forse solo ora è arrivato alla vera realizzazione di cosa conta e di come certe cose è necessario lasciarle andare con Perfect Days che, in questo senso, rappresenta uno dei maggiori picchi della sua carriera. Così Lontano Così Vicino è la dimostrazione di tutto ciò, un film ponte nella carriera e nella vita del regista di Düsseldorf che nasce da una necessità e non dal mero desiderio di realizzare il seguito di uno dei suoi più grandi successi. Tra il 1987 e il 1993 il mondo è radicalmente cambiato: infatti, nel 1989 cadde il muro di Berlino mentre nel 1991 si sciolse l’URSS. Due momenti fondamentali nella storia dell’umanità che forse nessun regista più di Wenders avrebbe potuto desiderare di analizzare da un punto di vista sociale, prettamente umano.
È proprio per questo che il film appare necessario. L’opera ha certamente dei difetti, in primis dovuti alla sua durata. Nonostante duri solo 15 minuti in più rispetto a Il Cielo Sopra Berlino, con Così Vicino Così Lontano si ha la sensazione che Wenders non abbia trovato la quadra perfetta del discorso, rendendo così il lungometraggio una sorta di Stream of Consciousness di Joyciana memoria, un fiume in piena che alle volte perde di vista il suo vero obiettivo, rendendo così il ritmo claudicante senza che però ciò lo renda necessariamente noioso. In questo senso, il cast gioca un ruolo cruciale. Sì perché non si tratta tanto dell’avere il grande nome quanto l’avere i volti giusti: Nastassja Kinski – già protagonista del capolavoro Paris, Texas – riesce con pochi sguardi a conquistare lo spettatore, Willem Dafoe si conferma come uno dei maggiori talenti americani e anche Lou Reed – qui in un piccolo cameo – riesce ad essere enormemente valorizzato. Che dire poi di Otto Sander, Rüdiger Vogler e Bruno Ganz, gli attori wendersiani per antonomasia che senza aprire bocca riescono a raccontare mille storie diverse.
In un mondo in costante cambiamento ed evoluzione come il nostro, cos’è dunque che non cambia mai? Il tempo, elemento cruciale del pensiero di Wim Wenders. Una delle più famose citazioni di Il Cielo Sopra Berlino sottolineava come si dice che il tempo guarirà ogni ferita, ma si domandava anche cosa fare quando è il tempo stesso la malattia. In Così Lontano Così Vicino appare invece fondamentale una frase pronunciata da Emit Flesti, che sottolinea come il tempo sia l’assenza di denaro. Il Mondo sta cambiando e forse la direzione presa non è quella più giusta, ma resta nelle mani dell’uomo il potere di fare, di decidere del proprio destino. Lo fece Damiel, lo ha fatto Cassiel e, forse, dovremmo farlo tutti noi.