Dopo la presentazione in anteprima lo scorso novembre al Torino Film Festival, arriva in prima visione su Sky Cinema “Anche Io (She Said)”, il film d’inchiesta di Maria Schrader (regista della miniserie “Unorthodox”, 2020 e di “I’m Your Man”, 2021) con protagoniste Zoe Kazan e Carey Mulligan rispettivamente nei panni delle due giornaliste Jodi Kantor e Megan Twohey. Il film della cineasta tedesca racconta delle testimonianze pubblicate sul New York Times dalle due reporter sull’ormai ex-produttore cinematografico Harvey Weinstein, il quale è stato accusato di diverse molestie ed abusi sessuali. Di seguito il significato del finale del film che ha dato il via al movimento Me Too.
Il finale di Anche Io e la spiegazione, il film diretto da Maria Schrader
Il 5 ottobre 2017, dopo un duro lavoro di recupero di testimonianze, incontri, interviste ed un confronto con lo stesso accusato, le due giornaliste statunitensi pubblicano la famosa inchiesta sul New York Times. In un primo momento Weinstein nega ogni accusa e tenta di screditare il famoso giornale ed il lavoro delle due reporter, ma alla fine rilascia una dichiarazione dove ammette parte delle sue colpe ed afferma che si prenderà un periodo di congedo dalla Weinstein Company. Una mossa che, inizialmente, spinge alcune delle vittime a non esporsi, almeno fino a quando Ahsley Judd e Laura Madden accettano di inserire il loro nome nell’articolo. Dopo la pubblicazione del pezzo più di 80 donne si fanno avanti con le proprie accuse nei confronti di Harvey Weinstein, dando il via ad una serie di riforme sui diritti sul posto di lavoro, ma, soprattuto, al movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne: il cosiddetto Me Too, noto anche come #MeToo sui social media.
Il significato del film e la nascita del Me Too
“Anche Io (She Said)” è in tutto e per tutto un film d’inchiesta, un biopic che racconta la storia realmente accaduta nel 2017 quando due giornaliste, dopo una soffiata anonima, decidono di approfondire l’argomento ed affrontare un percorso parecchio tortuoso, con l’obiettivo di portare alla luce la verità sul caso Weinstein. In realtà le prime avvisaglie in merito ad un comportamento malsano del produttore risalgono al 1998 dalle parole di Gwyneth Paltrow durante un’intervista al Letterman Show, diversi anni dopo, tra insabbiamenti, richieste di silenzio sotto pagamento e mancanza concreta di prove, le voci arrivano fino alle due giornaliste del Times. La pellicola racconta tutto lo sviluppo della vicenda: mostra le difficoltà con cui si può raggiungere la verità, la paura ed il coraggio delle vittime di abusi da parte di Weinstein ed, infine, le conseguenze di rendere pubblica una storia dai tratti più che macabri che ora, attraverso i social media, finiscono sotto gli occhi di tutti. Il messaggio di fondo è ben chiaro: l’obiettivo è portare alla luce le molestie ed il comportamento di Harvey Weinstein nel tentativo di infondere coraggio in tutte quelle persone vittime di abusi e violenze. Non a caso, proprio nel 2017, dopo la pubblicazione delle varie testimonianze, è nato e ha preso piega il famoso movimento #MeToo, un hashtag divenuto sempre più popolare sui social network che è riuscito a porre l’attenzione su una grande problematica dell’intera industria cinematografica e televisiva hollywoodiana.