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Recensione – Gonzo Girl, il debutto alla regia di Patricia Arquette

Recensione – Gonzo Girl, il debutto alla regia di Patricia Arquette

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Gonzo Girl 
Genere: Drammatico
Anno: 2023
Durata: 107′
Regia: Patricia Arquette
Sceneggiatura: Rebecca Thomas, Jessica Caldwell
Cast: Willem Dafoe, Camila Morrone, Sean Penn, Patricia Arquette, Elizabeth Lail, Ray Nicholson, Leila George, Rick Springfield, James Urbaniak, Zoe Bleu
Fotografia: Bobby Bukowski
Montaggio: Todd Downing
Colonna Sonora: Pierre Charles
Paese di produzione: USA

La recensione di Gonzo Girl, debutto alla regia dell’attrice Patricia Arquette (Strade Perdute, Boyhood) presentato in anteprima al Toronto International Film Festival 2023 e, successivamente, alla 18esima Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public. Di seguito, ecco trama e recensione del film.

La trama di Gonzo Girl, diretto da Patricia Arquette

La trama di Gonzo Girl è estremamente semplice, ma anche necessaria per avere un’idea d’insieme dell’opera prima di passare poi alla sua analisi e recensione. Ambientato ad Aspen nel 1992 ed ispirato ad una storia vera, Gonzo Girl segue la storia di Alley Russo (Camila Morrone), aspirante scrittrice che accetta il lavoro di assistente per l’iconoclasta e fondatore del cosiddetto giornalismo gonzo, Walker Reade (Willem Dafoe). Verrà così trascinata all’interno del suo mondo fatto di eccessi, droghe e psichedelia, assistendo così alla sua stessa caduta e tentando di aiutarlo a realizzare la sua ultima opera.

Willem Dafoe sul set di Gonzo Girl, debutto alla regia di Patricia Arquette

La recensione di Gonzo Girl: il dramma umano di Patricia Arquette

Il debutto è sempre complicato. Lo è per tutti, ma lo è soprattutto per chi nella vita ha sempre fatto altro, come Patricia Arquette. Attrice per autori come David Lynch, Martin Scorsese, Tim Burton e Richard Linklater e con una carriera decennale alle spalle, decide a 55 anni di cambiare prospettiva, mettersi non più davanti ma dietro la macchina da presa e, soprattutto, rimettersi in gioco da un punto di vista artistico. Il risultato è Gonzo Girl – presentato prima al TIFF e poi alla Festa del Cinema di Roma – la cui storia gira intorno ad Alley Russo ed al mondo in cui viene trascinata, ovvero quello di Hunter S. Thompson, di cui fu assistente.

 

Hunter S. Thompson è stato un giornalista e scrittore americano, padre del giornalismo gonzo – quel tipo di scrittura che combina giornalismo, impressioni personali ed artifici narrativi di vario genere per creare un nuovo punto di vista sul mondo – ed è noto ai più per Paura e Disgusto a Las Vegas, una Selvaggia Cavalcata nel cuore del sogno americano (1996) da cui fu poi tratto il film cult di Terry Gilliam, Paura e Delirio a Las Vegas (1998). Trovare dei collegamenti tra queste opere è fin troppo semplice, ma è proprio qui che sta la chiave di lettura decisiva per comprendere appieno il film e le intenzioni della regista: nonostante scene oniriche e momenti psichedelici che inevitabilmente richiamano il film dell’ex membro dei Monty Python, Patricia Arquette è maggiormente interessata al lato umano dei suoi personaggi ed al modo in cui interagiscono tra loro, ricordando così più opere come Città Amara di John Huston, 5 Pezzi Facili di Bob Rafelson o 3 Donne di Robert Altman

 

Quanto diventa complicata la vita nel momento in cui si inizia a credere nel proprio stesso mito? È questa la domanda che si pone Patricia Arquette nell’approcciarsi alla figura di Hunter S. Thompson ed è attraverso gli occhi delle donne che gli gravitano intorno durante l’ultimo periodo della sua vita che decide di raccontarlo. Un periodo oscuro, la caduta di quello che per molti fu eroe ma anche un declino inevitabile. Lo stile di vita di Thompson è sempre stato al limite, esagerato e pomposo, ma ha sempre nascosto un malessere interiore che, come la storia ci ha insegnato, lo ha poi portato a togliersi la vita nel 2005. Il film soffre dei più classici difetti delle opere prime, spesso dà la sensazione di avere ottime idee ma di essere raffazzonato, come una sorta di collage non in grado di seguire appieno le proprie intuizioni, ma ha un cuore enorme che traspare non tanto dalle grandi interpretazioni di Camila Morrone e Willem Dafoe – attore sì celebrato, ma mai abbastanza – quanto proprio per quella della stessa Patricia Arquette, che sembra raccontare non solo una storia biografica quanto anche una sua stessa autobiografia, portando sul proprio volto e corpo i segni del tempo che passano, della sofferenza e della stanchezza, andando a ricordare addirittura Anna Magnani che, non a caso, viene spesso citata nel film. Ciò rende dunque Gonzo Girl un film speciale, e tanto basta.

Voto:
3.5/5
Arianna Casaburi
3.5/5
Christian D'Avanzo
3.5/5

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