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Recensione – Il Grande Carro, il film di Philippe Garrel premiato a Berlino

Dopo aver vinto il premio per il miglior regista al Festival di Berlino, arriva in Italia Il Grande Carro di Philippe Garrel.
Il Grande Carro, l'ultimo film diretto da Philippe Garrel

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Il Grande Carro
Genere: Drammatico
Anno: 2023
Durata: 95 min
Regia: Philippe Garrel
Sceneggiatura: Philippe Garrel, Jean-Claude Carrière, Arlette Langmann
Cast: Louis Garrel, Esther Garrel, Lena Garrel, Damien Mongin, Aurélien Recoing, Francine Bergé
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Yann Dedet
Colonna Sonora: Jean-Louis Aubert
Paese di produzione: Francia, Svizzera

La recensione del nuovo film di Philippe Garrel, Il Grande Carro, presentato in anteprima al 73esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino e vincitore dell’Orso d’Argento per il miglior regista. Di seguito, ecco trama e recensione del film.

La trama di Il Grande Carro, diretto da Philippe Garrel

Prima di passare alla recensione ed analisi del film, come sempre, due parole sulla trama dell’ultimo film di Philippe Garrel – premiato a Berlino con l’Orso d’Argento per il miglior regista – che, forse mai come in questo caso, è estremamente semplice: Il Grande Carro segue la storia di un gruppo di burattinai che prova a tenere viva un’attività ormai antica, passata e non più di moda, non più attuale. Lo fa passando attraverso il lutto, l’idea del tempo che passa e lo scontro tra i vari membri della compagnia che, prima ancora di essere colleghi, sono una famiglia.

Il nuovo film di Philippe Garrel, Il Grande Carro

La recensione di Il Grande Carro, l’epitaffio di Philippe Garrel

È un anno particolare, questo 2023. Un anno in cui tanti grandi maestri – dopo un lasso di tempo più o meno lungo – sono tornati dietro la macchina da presa: Martin Scorsese e Ridley Scott ne sono un chiaro esempio con Killers of the Flower Moon e Napoleon, ma basterebbe anche solo pensare alla recente Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove, in occasione della sua 80esima edizione, abbiamo potuto riabbracciare Michael Mann con Ferrari, Woody Allen con Coup de Chance, Roman Polanski con The Palace, ma anche Agnieszka Holland con Il Confine Verde e Liliana Cavani con L’ordine del Tempo, per non parlare poi del postumo The Caine Mutiny Court-Martial di William Friedkin, venuto a mancare poco prima dell’inizio della Mostra del Cinema. A proposito di festival, un altro grande autore ha fatto ritorno durante questo 2023. Si tratta di Philippe Garrel, uno dei più importanti autori del cinema francese passato e presente che, in occasioni del 73esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino, è tornato a dirigere un film con Il Grande Carro, vincitore inoltre dell’Orso d’Argento per il miglior regista. Autori che dobbiamo tenerci stretti e che, in modo più o meno volontario, ci fanno riflettere sullo status del cinema presente, ma anche su cosa questi stessi autori hanno rappresentato e rappresentato tutt’ora e quanto essi stessi si possano ancora ritenere attuali.

 

Sì perché nessuno mette in dubbio la grandezza di questi autori ma in alcuni casi – come Venezia80 ci ha insegnato – l’impressione è che il tempo sia scaduto. Questa non vuole essere tanto una critica a questi artisti o alle loro recenti opere quanto una presa di coscienza, una riflessione sul tempo che passa e su come tutti noi non possiamo che viverne in balìa, accomunati tutti dallo stesso finale. C’è chi ha deciso di concentrarsi più concretamente sul cinema in quanto tale e le opere di livello di certo non mancano, altri invece hanno deciso di riflettere proprio su questo concetto ed uno di loro è proprio Philippe Garrel. Lo ha fatto in maniera anche piuttosto evidente, con la famiglia di burattinai protagonista del suo Il Grande Carro che non è altro che la stessa famiglia Garrel – nel film recitano infatti i suoi tre figli Louis, Esther e Lena, con il protagonista interpretato da Aurélien Recoing che rappresenta evidentemente lo stesso Philippe – e con i burattini che non sono altro che il cinema stesso di Garrel, su cui egli riflette, cercando di capire quanto esso possa essere ancora oggi attuale e, soprattutto, quanto esso possa interessare al pubblico. Una riflessione intima, dolce ma del quale risultato finale non si può poi non andare a parlare.

 

È vero che il lavoro di Philippe Garrel è insito di una grande tenerezza, ma non possiamo non sottolineare quanto il risultato finale lasci, purtroppo, abbastanza perplessi. Sì perché se da un lato c’è la volontà di raccontare una storia e di farlo come metafora di una riflessione più grande portata avanti da Garrel sul proprio lavoro e sulla propria vita, dall’altro c’è la scrittura, la realizzazione, la regia stessa. Non è un disastro assoluto, Il Grande Carro, ma una pellicola che sembra più il montaggio di scene tagliate da un film che non vedremo mai. Un lavoro talmente intimo e concentrato sulla propria idea che sembra perdere di vista tutto il resto, personaggi compresi, con una regia di cui si vede la sapiente mano ma piatta, ridotta all’osso ed è evidente come essa non fosse il cuore dell’opera, una scelta dell’autore più che comprensibile ma che ci porta anche a riflettere sul premio ricevuto a Berlino, perché se è vero che i premi all’arte non hanno senso di esistere e non c’è un’equazione da seguire per “non sbagliare”, allo stesso tempo esso appare più come un premio alla carriera che al film stesso. Appunto però, alla carriera. Il Grande Carro, per tutti i suoi 95 minuti di durata, dà la sensazione di essere una chiusa del pensiero cinematografico di Garrel, la fine della carriera di un autore importante che, però, sembra essere rimasto nel passato. Lui questo lo ha capito e prova a riflettere su questo punto proprio con questo lavoro, ma il risultato finale è proprio quello da lui non auspicato. Dispiace dunque, ma Il Grande Carro non riesce a colpire nel segno ed allo spettatore non resta che capire se egli potrà rialzarsi con un vero e proprio colpo da maestro, o se ciò sancisce la fine della carriera di un regista che è stato indubbiamente importante.

Voto:
2/5
Riccardo Marchese
1.5/5
0,0
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Data di rilascio:
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