La recensione di Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consentant, il film di Ariane-Louis Seize con protagonisti principali Sara Montpetit e Felix-Antoine Benard, presentato in anteprima all’80esima Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia nella sezione collaterale delle Giornate degli Autori. Di seguito, ecco trama e recensione di Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consentant.
La trama di Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consentant, diretto da Ariane-Louis Seize
Prima di passare all’analisi e recensione del film, ecco la sinossi di Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consentant: “Sasha è una giovane vampira con un problema molto serio: ha una sensibilità che le impedisce di uccidere! Quando i genitori, esasperati dalla situazione, le tagliano i rifornimenti di sangue, la vita di Sasha è in pericolo. Per sua fortuna incontra Paul, un adolescente solitario con tendenze suicide, disposto a sacrificarsi per salvare la ragazza. Il loro patto, però, si trasforma in un forsennato tentativo notturno di esaudire gli ultimi desideri di Paul prima che faccia giorno”.
La recensione di Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consentant, il nuovo film di Ariane-Louis Seize
Presentato in anteprima all’80esima Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia, Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consentant è l’esordio alla regia di Ariane-Louis Seize, un teen movie con protagonista una famiglia di vampiri che vede nel proprio cast – di sconosciuti o quasi – Sara Montpetit, Felix-Antoine Benard, Steve Laplante, Sophie Cadieux, Noemie O’Farrell, Marie Brassard, Patrick Hivon e Marc Beaupré. Un film che rimarrà con grande probabilità sconosciuto ai più – oltre che, quasi certamente, senza una distribuzione nelle sale italiane – ma che, grazie all’attento lavoro delle Giornate degli Autori, è stato proiettato ed ha illuminato un Festival ben al di sotto delle aspettative.
Ariane-Louis Seize dà sì vita ad un teen movie – genere di cui di certo non mancano rappresentanti – ma lo fa con uno spirito quasi anarchico, in controtendenza col suo stesso significato e con la sua stessa natura: un vampiro che prova compassione e non riesce ad uccidere. Farlo è però fondamentale per il proprio sostentamento, dunque che fare? La giovane protagonista, dopo aver conosciuto un ragazzo che desidera suicidarsi ed averci fatto amicizia inizia, insieme a lui, a crearsi un posto nel mondo, aiutando coloro che desiderano terminare la propria vita o anche malati terminali, per concludere ogni loro dolore e, allo stesso tempo, tenersi in vita. Fondamentalmente, in questo modo, i vampiri vengono integrati all’interno della società con un discorso che, chiaramente, rimanda anche al razzismo e a tutti i discorsi del caso. Si tratta sì di un’opera prima senza guizzi di regia particolari, ma è compatto e la Seize sa esattamente cosa vuole raccontare e lo fa bene, riuscendo anche a creare momenti divertenti, tristi ma anche di riflessione.
Si tratta dunque di una meravigliosa scoperta e di un film che – considerando soprattutto il livello generale – avrebbe potuto tranquillamente far parte del concorso e competere per il Leone d’oro, cercando di rischiare e mettersi in gioco con opere originali e nuove scoperte, piuttosto che puntare sulla quantità e su nomi sì di livello assoluto, ma presenti con opere non all’altezza. È ciò che d’altronde fa il Festival di Cannes, che tende a rischiare di più – basti pensare solamente alla Palma d’oro a Titante di Julia Ducournau nel 2021 – forte delle proprie idee sia cinematografiche che di assetto stesso del Festival. È evidente che Venezia abbia più un approccio glamour ed a spingere film che saranno poi forti agli Oscar – quest’anno sarà nuovamente così, con Maestro – e ciò non è un difetto, ma lo diventa nel momento in cui concorso e fuori concorso si presentano come quest’anno, lasciando invece un’opera incredibile come Tatami ad Orizzonti che, a maggior ragione alla luce dei recenti fatti che hanno coinvolto l’Iran e il regista Saeed Roustayi, sarebbe stato un Leone d’oro perfetto e di grande impatto. Così non è stato e va bene lo stesso, ma la sensazione è che si tratti di un’occasione sprecata. Sprecata dal Festival, di certo non da Ariane-Louis Seize.