Recensione – Harry Potter e il calice di fuoco, diretto da Mike Newell

Questa volta è Mike Newell a dirigere il quarto tassello cinematografico della saga, arrivata al giro di boa. La prima metà riesce a concludersi al meglio, riconquistando la fiducia degli appassionati?
La recensione di Harry Potter e il calice di fuoco

Articolo pubblicato il 25 Dicembre 2023 da Giovanni Urgnani

Distribuito nelle sale cinematografiche britanniche e statunitensi il 18 novembre 2005 mentre in quelle italiane il 25 novembre dello stesso anno. Tratto dall’omonimo romanzo di J.K. Rowling, diretto da Mike Newell, scritto da Steve Kloves, prodotto da David Heyman, con la colona sonora composta da Patrick Doyle. Il cast comprende: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Brendan Gleeson, Robert Pattinson, Michael Gambon, Roger Lloyd Pack, Robbie Coltrane, Clemence Poesy, Stanislav Ianevski, David Tennant, Alan Rickman, Maggie Smith, Frances de la Toure, Pedja Bjelac, Robert Hardy, Gary Oldman, Timothy Spall, Jason Isaacs, Miranda Richardson, James Phelps, Oliver Phelps, Mark Williams, Tom Felton, Katie Leung, Afshan Azad, Shefali Chowdhury, David Bradley e Ralph Fiennes. Candidato all’Oscar per la miglior scenografia curata da Stuart Craig e Stephenie McMilan.

La trama di Harry Potter e il calice di fuoco, diretto da Mike Newell

“Il quarto anno di Harry a Hogwarts comincia nel peggiore dei modi: ogni notte è perseguitato da un sogno in cui vede Voldemort in compagnia di Codaliscia e un uomo misterioso, al quale il Signore Oscuro assegna il compito di prendere il ragazzo. Inoltre, durante la finale della Coppa del mondo di Quidditch compaiono i seguaci di Voldemort, i Mangiamorte. Ma a turbare i giorni già inquieti di Harry si presenta anche un altro problema: ad Hogwarts si terrà il “Torneo Tremaghi”, una competizione estrema tra tre maghi di scuole diverse che abbiano compiuto i diciassette anni di età e i cui nomi vengono decretati dal calice di fuoco. Oltre a Cedric Diggory, il campione scelto per Hogwarts, viene estratto inspiegabilmente un quarto nome, ossia quello di Harry, così il ragazzo sarà costretto a prendere parte al torneo che prevede il superamento di tre rischiose prove di abilità: affrontare un drago, immergersi nel Lago Nero e percorrere un enorme labirinto. Ad aiutare Harry ci pensa Alastor Moody, il nuovo professore di Difesa contro le arti oscure, ma parallelamente al torneo gli eventi stanno per prendere una brutta piega, cambiando definitivamente lo stato delle cose.”

 

 

 

 

La recensione di Harry Potter e il calice di fuoco, con Robert Pattinson

Una volta giunti a metà strada si coglie l’occasione per fare il punto della situazione, una sorta di bilancio preliminare per capire la direzione che si sta prendendo, come generalmente si fa durante l’anno, facendosi un’idea di cosa sta funzionando e cosa no. Questo quarto capitolo non funge solamente da giro di boa a riguardo della narrativa, ma diventa uno spartiacque anche per lo spettatore stesso, poiché consapevole di lasciarsi il meglio alle spalle. Il terzo cambio alla regia raggiunge l’obiettivo di non far rimpiangere le precedenti, la struttura è tornata ad essere più colossale, aumentano esponenzialmente i personaggi da dirigere sullo schermo, la posta in palio è nettamente più alta, con un atto finale da preparare nel migliore dei modi. Lo spettacolo e la magniloquenza sono garantiti dalla classe tecnica e da una resa estetico-visiva di alto livello, le tre prove del “Torneo Tremaghi”, sono vissute con grande adrenalina e partecipazione: l’inseguimento mozzafiato in volo tra Harry e il drago, il senso di apnea nelle acque del lago e la claustrofobica non che soffocante marcia all’interno del labirinto.

 

 

Lungometraggio che si dimostra equilibrato nella gestione dei, tempi e dei ritmi, coordinando in maniera ottimale momenti di pathos a situazioni più riflessive. Soprattutto alterna sapientemente toni leggeri a toni drammatici: tutta la sequenza del “Ballo del Ceppo” può erroneamente sembrare una parentesi fine a sé stessa, una circostanza narrativamente inutile. Al contrario, è di grande rilevanza, non bisogna mai dimenticarsi che i protagonisti sono poco più che bambini, ciò che li aspetta li costringerà a crescere prematuramente e situazioni spensierate come queste diventano gli ultimi bagliori di normalità, quando la maggior preoccupazione è la gelosia verso la/il ragazza/o che si ama.

 

 

Entra in gioco un fattore fondamentale in questo periodo di crescita: la sessualità; l’attrazione fisica la fa da padrone, ogni protagonista, tra chi lo palesa di più e chi meno, è avvinto dalle vibrazioni corporali scatenate dalla vista di forme e movimenti. Il rischio di cadere nella volgarità è dietro l’angolo, ma ancora una volta si dimostra grande attenzione ed intelligenza cinematografica: un esempio è la sequenza della presentazione della scuola Beauxbatons, in cui una schiera di ragazze conquista gli occhi e le menti dei presenti. L’inquadratura sui glutei delle studentesse potrebbe risultare gratuita e sgradevole se non che, si chiarisce immediatamente che si tratta di una soggettiva, quindi è riportato il naturale punto di vista di un ragazzo travolto da una tempesta ormonale.

 

 

 

 

Le tematiche di Harry Potter e il calice di fuoco, candidato all’Oscar per la scenografia

La situazione sta per volgere al peggio, il male sta tornando e lo fa dimostrando tutta la sua pericolosità, non soltanto per gli ideali malsani e deplorevoli, ma per la preparazione e le capacità strategiche impiegate. Una lotta che sta per consumarsi contro esseri preparati, dove nulla è lasciato al caso, mettendo alla luce la difficoltà del bene di riuscire a prevenire le terribili pieghe degli eventi. La parte del terzo atto ambientata nel cimitero della famiglia Riddle appura come non conti la quantità per valorizzare un personaggio e l’attore che lo interpreta: il ritorno di Voldemort è memorabile per la messa in scena in grado di concretizzare la drammaticità del momento, il personaggio si esalta per tutta la sua crudeltà, spietatezza e bravura, si comprende facilmente quanto sia praticamente invincibile nelle arti magiche, quanto alla base delle sue azioni ci sia un quoziente intellettivo fuori dal comune. Una minaccia che non può quindi non essere presa sul serio, una minaccia destabilizzante. Con la sua venuta il sole inizia ineluttabilmente a calare, facendo scoccare l’ora del tramonto.

Voto:
4/5
Andrea Barone
3.5/5
Andrea Boggione
3.5/5
Christian D'Avanzo
4/5
Gabriele Maccauro
3.5/5
Riccardo Marchese
3.5/5
Alessio Minorenti
4/5
Matteo Pelli
4/5
Paola Perri
4.5/5
Vittorio Pigini
3/5
Bruno Santini
4/5
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