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Recensione – Ted Lasso 3×10: Pausa per le nazionali 

Il decimo e terzultimo episodio della terza stagione di “Ted Lasso”, intitolato “Pausa per le nazionali”, rappresenta un ulteriore step verso la più che probabile conclusione dell’intera serie televisiva. La stagione sta volgendo al termine ed il Richmond sta affrontando la seconda parte del campionato. Tante storie cominciano a concludersi, o quantomeno dare segni di chiusura. Un nuovo episodio che funge quasi da transizione poiché arriva l’ultima cosiddetta “pausa” prima della fine della stagione sportiva. Uno stop che rappresenta un’opportunità per stravolgere, approfondire o raccontare ulteriore dinamiche tra i vari personaggi e protagonisti. Di seguito la  sinossi e l’analisi di questo nuovo episodio della serie creata da Jason Sudeikis e Bill Lawrence.

La trama del 10° episodio della 3° stagione 

Alcuni calciatori dell’AFC Richmond vengono selezionati dalle loro rispettive squadre nazionali: Jamie (Phil Dunster) farà il suo esordio con l’Inghilterra, Colin (Billy Harris), invece, difenderà i colori del Galles, Jan Maas (David Elsendoorn) dell’Olanda, Bumbercatch (Mohammed Hashim) della Svizzera, mentre ZoreauxVan Damme” (Moe JeudyLamour) e Dani (Cristo Fernández) scenderanno in campo rispettivamente per il Canada ed il Messico e saranno l’uno contro l’altro. Uno degli esclusi eccellenti risulta essere Sam (Toheeb Jimoh), uno dei Greyhound più in forma che ha portato la sua squadra a lottare per le prime posizioni della Premier League. Una scelta della Nigeria dettata dalla corruzione da parte dell’imprenditore Edwin Akufo (Sam Richardson), ancora scottato dal rifiuto di Obisanya di trasferirsi nel suo club di Casablanca.

 

Nel frattempo Nate (Nick Mohammed), “il ragazzo prestigioso”, lascia inaspettatamente il West Ham e torna a casa dai suoi genitori, nel tentativo di liberarsi dei giornalisti. Una scelta che mostra come sia finalmente libero da un gran peso sulle spalle. A differenza di Keeley (Juno Temple) che è devastata dalla chiusura improvvisa della KJPR per mancanza di fondi, ma fortunatamente Rebecca (Hannah Waddingham), grande amica della giovane manager, scegli di investire di suo pugno la cifra necessaria per riaprire l’agenzia. La stessa proprietaria del Richmond viene contattata dall’ex marito Rupert (Anthony Head) affinché si unisca anche lei ad una nuova Super League esclusiva creata dal già citato Akufo. Un’incontro che non va per il meglio, sia Rebecca sia gli altri proprietari finiscono per rifiutare la proposta che li porta ad essere ricoperti di cibo dopo una sfuriata, al limite del capriccio infantile, da parte del miliardario ghanese.

“Non dimenticare che nemmeno il grande Michael Jordan è riuscito ad entrare nella squadra di basket del liceo.”

La recensione di Ted Lasso: “Pausa per le nazionali” 

Pausa per le nazionali” è una puntata che risulta fondamentale da diversi punti vista: anche questa volta, come spesso è capitato all’interno e lungo questa terza stagione, Ted (Jason Sudeikis) passa dall’essere l’unico e vero mattatore della serie tv a semplice comprimario. La sua funzionalità di mentore e l’influenza psicologica che finisce per avere sui suoi giocatori e collaboratori è, però, ancora una volta uno dei punti di forza. Infatti, non si percepisce troppo la sua mancanza poiché alla fine il suo modo di fare unico nel relazionarsi con il prossimo, come già sottolineato nelle precedenti analisi degli scorsi episodi, non fa altro che espandersi e pervadere il quotidiano di chi lo circonda. Ogni personaggio che si ritrova ad avere a che fare con Ted finisce per ottenere un pizzico della sua enorme bontà. Attraverso la sua felicità e spensieratezza riesce sempre a portare il buon umore, tra trovate geniali a livello umano e brillanti idee tattiche. Uno dei personaggi che più è cresciuto da questo punto di vista è senz’altro Roy (Brett Goldstein), scontroso e solitario di natura, ma che proprio grazie all’allenatore affronta un percorso di crescita che lo porta a scusarsi con Keeley per la fine della loro relazione.

 

La stessa Rebecca è un personaggio molto diverso da quello conosciuto nella prima stagione: da quando ha assunto Ted nel tentativo di distruggere il Richmond, così da colpire l’unica cosa a cui teneva il suo ex-marito, ad ora quando capisce una volta per tutte che il suo unico obiettivo è lavorare su stessa dimenticandosi di Rupert una volta per tutte. Proprio come Jamie che passa da superstar egoista, che non fa altro che pensare a se stesso ed il numero di goal messi a segno, ad un vero e proprio leader in campo e fuori nonostante tutte le sue fragilità: lo dimostra la scelta di indossare il numero 24 in onore di Sam durante il suo esordio con la maglia dell’Inghilterra. Infine, non si può tralasciare il fattore Nathan che, dopo aver lasciato la panchina del West Ham, decide di intrufolarsi nello spogliatoio del suo vecchio club, il Richmond, riordinando armadietti, maglie, scarpini e uffici, lasciando un biglietto di scuse a Will (Charlie Hiscock), il ragazzo che ha preso il suo posto come magazziniere. 

“E’ bello non essere l’unica minoranza nella stanza, eh?”

Sempre più vicini alla conclusione

Un altro episodio all’insegna delle sfide, personali e di squadra, dall’importante durata, ma che riesce a conservare un buon ritmo. Questa pausa delle nazionali non fa altro che regalare spazio ed una puntata di enorme respiro. Rimangono solo due episodi per concludere la storia principale e le varie sotto-trame, un racconto sicuramente di alti e bassi, ma che finisce sempre per emozionare e coinvolgere emotivamente il pubblico. Una caratteristica che si percepisce dai numerosi dettagli presenti in ogni singolo episodio: dalla piccola Phoebe che regala a Roy una t-shirt fatta a mano da lei e decisamente non proprio nello stile di suo zio, ma che indossa ugualmente perché sempre più libero dall’atteggiamento rude e scontroso. Lo stesso percorso lo affronta Nathan che, dopo aver lasciato il lavoro ed essere tornato dai genitori, finalmente ricuce il rapporto con suo padre.

 

Alla fine resta tutto un grande gioco di equilibri basati sulla quotidianità e routine di personaggi che vengono umanizzati al massimo, così da poter portare il pubblico ad immedesimarsi fin da subito in loro ed empatizzando con le avventure e disavventure che affrontano. Nonostante delle prime critiche contrastanti che puntano il dito contro una storia che spesso non si conclude nel singolo episodio, la serie tv preferisce puntare su un discorso più completo che va ad affrontare più elementi e più rapporti, a volte in maniera ottimale altre meno. Questo non esclude per nessun motivo la riuscita di questa terza parte, dopo due stagioni ai limiti della perfezione. Quello che regalerebbe una chiusura perfetta a questa storia sarebbe un finale degno dei livelli raggiunti con i precedenti. Una conclusione che non per forza metta la parola fine, ma che riesca a definire una via chiara per ogni personaggio, dal protagonista a quello più di contorno. Non resta che aspettare ancora un paio di puntate per scoprirlo.

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