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Recensione – Kill Bill − Volume 1: cosa c’è dietro la violenza postmoderna di Tarantino?

La recensione di Kill Bill − Volume 1, scritto e diretto da Quentin Tarantino, con Uma Thurman

Kill Bill − Volume 1 è la prima delle due parti del quarto film diretto da Quentin Tarantino, con Uma Thurman protagonista. Distribuito al cinema nel 2003, la durata del film è di circa 118 minuti. La quarta opera firmata Tarantino è d’azione con delle sfumature da thriller; il cast che accompagna la protagonista già presente in Pulp Fiction, è composto da David Carradine, Daryl Hannah, Michael Madsen, Vivica A. Fox, Lucy Liu, Sonny Chiba, Julie Dreyfus, Chiaki Kuriyama, Chia Hui Liu, Michael Jai White, Yoshiko Yamaguchi, Larry Bishop, Michael Bowen, Michael Parks, Jonathan Loughran, Kazuki Kitamura, Yôji Tanaka, Jun Kunimura, Shun Sugata, Sakichi Sato, Chris Nelson, Kenji Ohba, Stevo Polyi, Shu Lan Tuan, Julie Manase, Yuki Kazamatsuri, James Parks, Yoshiyuki Morishita, Tetsuro Shimaguchi, Issei Takahashi, Satoshi Yamanaka, Akaji Maro, Zhang Jin Zhan, Xiaohui Hu, Ambrosia Kelley, Sachiko Fujii, Ronnie Yoshiko Fujiyama. Ecco la trama e la recensione di Kill Bill − Volume 1, film diretto da Quentin Tarantino. 

La trama di Kill Bill – Volume 1, diretto da Quentin Tarantino

La trama di Kill Bill − Volume 1, diretto da Quentin Tarantino:

 

“Protagonista della storia è La Sposa, nome in codice Black Mamba (Uma Thurman), membro della Deadly Viper Assassination Squad, spietata squadra di killer guidata da Bill (David Carradine). Quando realizza di aspettare un bambino dal suo capo, preoccupata per il futuro del nascituro, decide di cambiare vita e fugge in Texas sotto un’altra identità. Qui incontra un giovane di cui s’innamora, e insieme programmano le nozze. Durante le prove del matrimonio, nella Chiesa dei Due Pini irrompono i suoi vecchi “amici” e massacrano tutti i presenti, riservando a Bill, accecato dalla gelosia, il colpo di grazia su La Sposa. Credendo di aver portato a termine la missione, gli assassini abbandonano la scena del massacro. Ma la donna è ancora viva e in coma viene trasportata in ospedale.

 

Dopo quattro anni La Sposa si risveglia nel letto di una clinica. In un attimo realizza cosa le è successo e che nel suo grembo non c’è più vita. Senza perdere tempo, mette subito in atto il suo piano di vendetta. Non troverà pace fino a quando non avrà sterminato coloro che le hanno distrutto la vita: Vernita Green (Civica A. Fox), O’Ren-Ishii (Lucy Liu), Elle Driver (Darly Hannah), Budd (Michael Madsen) e Bill. Compilata la sua lista di morte, si reca ad Okinawa, in Giappone, dove incontra il mitico forgiatore Hattori Hanzo: farà per lei una spada unica, che userà nel tentativo di riuscire nel suo obiettivo”.

La recensione di Kill Bill vol. 1, scritto e diretto da Quentin Tarantino, con Uma Thurman

La recensione di Kill Bill − Volume 1: un’epopea postmoderna distorta dalla violenza della vendetta

Vagamente ispirato al manga Lady Snowblood, Kill Bill − Volume 1 è il quarto film di Quentin Tarantino, tornato dietro la macchina da presa dopo il mancato successo di Jackie Brown, dando vita ad un vero e proprio manifesto di una parte del suo cinema. Se in precedenza si è visto un regista più razionale che ha evidenziato la sua intelligenza e furbizia nella narrazione, qui lo stesso si lascia andare ad un’anarchia divertente e divertita la quale dà linfa al cinema nutrendosi del cinema stesso. Si tratta un’epopea postmoderna distorta dalla violenza della vendetta, canovaccio più classico di cui Tarantino si serve per mettere in scena una danza futurista mossa dalla maternità. Uma Thurman interpreta La Sposa nei cinque capitoli del primo dei due volumi creati dal noto regista e sceneggiatore; l’attrice è calata in uno dei ruoli più atipici per una donna nel mondo Occidentale fino ai primi anni ‘2000, diventando ad oggi un’icona dell’azione

 

La narrazione del film sembra circoscritta in una struttura ben scandita nei tempi, eppure cambiando la maniera di mettere in scena in base al linguaggio tecnico non si perde occasione di sviare la trama principale aprendo delle parentesi tonde riguardanti altri personaggi. L’esempio più eclatante è il background di O-Ren Ishii, nuova regina della criminalità a Tokyo con una sequenza, intensa per violenza ed emotività, prodotta da uno studio d’animazione giapponese. Narrazione che, come caro a Tarantino, torna ad essere circolare soltanto nel capitolo 4, cominciando e terminando con la parola Dōmo, che tradotto dal giapponese significa grazie ed è chiaramente riferito al maestro Hattori Hanzo: la prima volta si potrebbe leggere un velo di ironia, ossia un “ti ringrazio per aver creato Bill, l’uomo masochista e distruttore”, e la seconda volta invece è semplicemente un ringraziamento per la spada da lui realizzata.

 

Inoltre, l’ultima massa che riguarda la struttura temporale di Kill Bill − Volume 1 è legata alla protagonista: lo spettatore viene messo da subito al corrente sia sul motivo della sua bramata vendetta, sia sul fatto che lei non morirà durante lo scontro a Tokyo. Questo perché viene prima mostrato il tempo presente dove La Sposa si vede forzata ad uccidere Vernita Green davanti a sua figlia. I tempi, tra le altre cose, talvolta sono dilatati, ossia durante gli scontri fisici ci sono delle inquadrature che durano un numero di secondi più abbondante rispetto ad altre, come se il regista volesse concedere un attimo di tregua sia alla sua protagonista che agli spettatori continuamente stimolati. Una delle migliori inquadrature in tal senso, è quella di quinta con la fontana di bambù in giardino: in lontananza si scorgono le due donne coinvolte, ma il rispetto reciproco emerge gradualmente e viene così sottolineato. Tra i pregi del film, infine, come non citare le coreografie e le scenografie che alternano il grottesco alle spassose e spettacolari citazioni alle arti marziali di Hong Kong.

Quali sono i difetti di Kill Bill − Volume 1?

Premesso che Kill Bill − Volume 1 è il passo che ha consentito a Tarantino di tornare a riscuotere successo tra il pubblico e il botteghino, tale film gli ha permesso poi affinare questa sua tipica “narrativa giocosa” da cinefilo, con la sua razionalità da eccellente sceneggiatore. Il sunto appena descritto lo si trova in Bastardi Senza Gloria. Per ciò che concerne Kill Bill − Volume 1, per quanto sia un’opera sinergica e ricca di intuizioni visive come la soggettiva della protagonista che si serve della spada per capire chi ha dietro senza perdere il focus su chi è davanti, manca dei dialoghi in grado di contraddistinguere le opere precedenti di Tarantino in maniera estremamente positiva. Se la base di partenza ruota tutta attorno alla vendetta di cui il regista tornerà a scrivere nei suoi prossimi lavori, ciò che manca è uno step che permetta al film di elevarsi a qualcosa di più di un mirabolante nonché elaborato divertimento.

 

Il difetto del film è rintracciabile in una mancanza di fondo nel riuscire a rendere pienamente funzionali le infinite citazioni al cinema sia di sfera orientale che occidentale. Partendo dalla colonna sonora, praticamente un insieme di pazzi famosi di Bacalov, Morricone, Herrmann, Nancy Sinatra, tutti uniti alla composizioni originali di RZA, vengono messi in primo piano i molteplici duelli (con gli 88 folli, ma non solo) tra la protagonista e gli altri personaggi. Emblematiche le scene in ospedale dove gli uomini sono nucleo di azioni disgustose, ma che segnano poi una ripresa della Sposa, di nuovo a contatto con la realtà miserabile che aveva lasciato nel peggiore dei modi; da citare anche lo scontro mentale tra la Sposa e sé stessa, quando deve riacquisire la mobilità delle gambe. Lo spaghetti-western è qui declinato nella sua componente splatter; western che viene ridimensionato e cucito sull’intimità di una protagonista che non vuole proteggere i suoi confini ma una specie di codice morale (dettato dall’essere un’assassina e al contempo madre), invadendo quelli altrui. Per un pugno di dollari fa da cornice ad un mondo composto da brutti e cattivi, personalità ciniche ed egocentriche. E i buoni dove sono? La maternità è ciò che conta, ma non ci si cala fino in fondo

Voto:
4/5
Andrea Barone
4.5/5
Andrea Boggione
4/5
Sarah D'Amora
5/5
Gabriele Maccauro
5/5
Riccardo Marchese
5/5
Alessio Minorenti
5/5
Matteo Pelli
5/5
Paola Perri
4.5/5
Vittorio Pigini
4.5/5
Bruno Santini
4/5
Giovanni Urgnani
3.5/5
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Generi:

PRO