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Recensione – Suzume: terra e cuore tremano all’unisono

Suzume recensione film Shinkai

Presentato in concorso alla 73ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, a 3 anni di distanza dal precedente “Weathering With You” del 2019, il regista giapponese Makoto Shinkai torna sulla scena mondiale del cinema d’animazione con “Suzume”, il nuovo romantico anime che va a trattare temi ambientali particolarmente sentiti soprattutto nel Paese del Sol Levante. Di seguito la recensione di “Suzume”, il nuovo film di Makoto Shinkai.

Suzume Shinkai trama

Suzume: la trama del settimo film di Makoto Shinkai

Orfana diciassettenne di un paesino nel sud del Giappone, mentre si sta recando a scuola Suzume un giorno incontra un misterioso ragazzo di nome Sota, che le annuncia di essere alla ricerca di una certa porta abbandonata. Dopo aver lasciato il ragazzo alla sua missione, Suzume – visivamente attratta da lui – decide di raggiungerlo in quelle rovine: lì troverà infatti una porta molto particolare, abbandonata, che sembrerebbe essere un portale verso un’altra dimensione. Poco dopo, la ragazza scoprirà infatti da Sota che quella è proprio la via d’accesso al mondo dei vivi per un demone chiamato dal giovane il “verme”, visibile solo a chi sia entrato in contatto con la Porta e che, se non fermato in tempo, provocherà un potente terremoto.

 

La ragazza viene avvertita infatti dal chiuditore di porte che sono diversi i portali sparsi per tutto il Giappone e che sarà compito suo chiuderli in tempo prima che possa verificarsi un’altra catastrofe. Tuttavia, in seguito ad una maledizione, Sota verrà limitato nelle sue capacità e servirà tutto l’aiuto di Suzume per riuscire nella loro grande impresa. Inizia così il viaggio dei due ragazzi in giro per il Paese alla ricerca di nuove Porte da chiudere, mentre Suzume dovrà anche sigillare i dolorosi ricordi del suo passato.

Suzume – la Recensione: terra e cuore tremano all’unisono

Quello che – al momento in cui si scrive – si pone come quarto anime di maggiore incasso di tutti i tempi, è il ritorno sulle scene internazionali del purissimo talento nipponico di Makoto Shinkai 3 anni dopo il precedente “Weathering With You”. Questo nuovo “Suzume” rappresenta per il regista giapponese forse la sua opera più matura, che tende a lasciare un po’ da parte lo splendido romanticismo e la magica favola dei precedenti lavori per concentrarsi su tematiche ancorate alla drammatica storia e quotidianità del Sol Levante. In particolare Shinkai con questo nuovo film non solo pone il suo focus sulla perdita di valore e felicità delle strutture abbandonate (dalle scuole, ai Luna Park, passando per luoghi termali), ma rievoca soprattutto il dolore delle catastrofi naturali, dal terremoto che ha devastato il Kanto nel 1923 (oltre 140.000 vittime) al più recente maremoto del Tōhoku del 2011 (quasi 20.000 vittime) che espressamente rientra anche con funzione narrativa.


A differenza delle sue precedenti fatiche (in particolare proprio agli ultimi “Your Name.” e “Weathering With You”, dove le tematiche ambientali legate alla cometa e alla condizione climatica si pongono come metafora per l’intreccio narrativo o veri e propri MacGuffin), qui il disastro ambientale viene mostrato su schermo in tutta la sua valenza drammatica, rappresentando i tormenti e gli effetti psicologici dei sopravvissuti, o comunque l’ansiogena condizione di continua allerta per l’annuncio via app di un nuovo terremoto imminente. Una certa tensione orrorifica, quella tracciata da Shinkai, a dir poco spiazzante – soprattutto se si tengono a mente i precedenti lavori “rosa” – per la previsione di un panorama apocalittico imprevedibile, per un tremore del terreno che potrebbe distruggere tutto in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.


A farne le spese in “Suzume” è proprio la stessa protagonista che dà titolo al film, orfana di madre a causa proprio di quello tsunami che ha stroncato migliaia di vite da un giorno all’altro, partite da casa e salutando i familiari per recarsi semplicemente a svolgere azioni quotidiane, come andare al lavoro o fare la spesa al supermercato. Makoto Shinkai racconta il dramma del sopravvissuto, costretto senza sua volontà a fare i conti con un’elaborazione del lutto dal ghiaccio bollente e che, data la sua repentina esecuzione, risulta particolarmente difficile da superare. La giovane protagonista sarà così costretta ad un road-movie per salvare l’amore, ma col finire per accorgersi che quel viaggio serviva proprio per salvare sé stessa, o meglio la sua ancor più giovane versione di sé, quando in quel tragico momento storico tutto è andato perduto.

 

Servirà dunque sigillare quella porta, chiudere a chiave i personali ricordi ancor visibili solo a chi ha vissuto quella tragica esperienza e ha potuto provare quelle intense emozioni. È così che Shinkai, pur continuando a proporre il suo cinema emozionale, nuovamente si reinventa, in questo caso invertendo la metafora e non usando il dramma del disastro naturale per raccontare la sua storia, ma appunto sfruttando la narrazione di “Suzume” sulla ricerca di porte da chiudere sparse per il Giappone per poter raccontare il dramma collettivo di un popolo e il ritrovamento personale del sé a seguito di un forte trauma emotivo.

Suzume e Miyazaki

Suzume – la Recensione: Trema la terra e Il mio gattino Daijin

Temi forti, delicati, drammatici e dalla lacrima facile quelli raccontati su schermo da Makoto Shinkai, eppure con “Suzume” il divertimento è assicurato con diverse risate e momenti di tenerezza lungo tutto il percorso, con suo purissimo talento che rievoca il tutto con una leggerezza ed una naturalezza disarmante, forte degli insegnamenti del cinema di un certo Hayao Miyazaki. Ad ogni nuovo film del regista de “Il giardino delle parole” torna inevitabilmente l’accostamento con il maestro di “La città incantata” e “Pricipessa Mononoke”, ed ogni volta si tende in egual misura a respingere al mittente la stessa ombra che sembrerebbe opprimere l’animatore più giovane.

 

Ciò non toglie che sono svariati i riferimenti al cinema dello Studio Ghibli in “Suzume”: la narrazione si avvia proprio in un paesino nella Prefettura di Miyazaki; si rievoca il devastante terremoto già visionato nel meraviglioso “Si alza il vento”; la rappresentazione minuziosa del quotidiano e dell’iperrealismo, avvolgendo il tutto con sana ed evocativa magia; il character design delle divinità, dei demoni e delle cose inanimate che prendono vita e chi più ne ha più ne metta. Dopo “Viaggio verso Agartha”, il nuovo film di Makoto Shinkai si presenta infatti come la sua opera più miyazakiana, tanto infatti tematicamente e narrativamente, quanto nell’immaginario grafico e stilistico, ma con una presa – al solito – prettamente personale.

 

Proprio quest’ultimo aspetto sembrerebbe far ribollire ancora una volta gli hater già emersi ancor prima dell’ultimo “Weathering With You”. Sebbene infatti Shinkai riesca egregiamente a sapersi reinventare con questo nuovo “Suzume”, la sensazione del “tutto già visto” potrebbe farsi sentire e, anzi, continuare a fare breccia nel pubblico. Oltre alla vicinanza con le altre opere per quanto riguarda il romanticismo tra i protagonisti e il continuo dualismo tra mondo terreno ed ultraterreno (che sia una separazione della dimensione spazio-temporale o quella tra il mondo dei vivi e quello dei defunti), modernità e tradizione, magia e realismo, proprio lo staff tecnico è praticamente lo stesso che ha già lavorato sia a “Your Name.” che a “Weathering With You”, facendo visivamente notare tutta la sua mano tanto grafica quanto sonora.

 

Oltre all’etichetta dispregiativa, non veritiera e ingenerosa che si potrebbe accostare al nuovo film di Makoto Shinkai quale “sempre la stessa cosa e non si è inventato niente perché ha già fatto vedere tutto Miyazaki”, alcune cose soprattutto in sede di sceneggiatura purtroppo non funzionano in “Suzume”. Lasciando consapevolmente e volontariamente da parte la questione “romantica” tra i protagonisti, i bellissimi personaggi messi in scena da Shinkai non riescono purtroppo ad avere la splendida alchimia gustata nei suoi precedenti lavori (su tutti “Your Name.”), mancando una certa potenza emotiva che comunque rimane stabilmente presente. Inoltre, spesso e volentieri i vari personaggi (tolto praticamente solo il personaggio protagonista di Suzume e forse quello di Sota) non riescono a godere del peso narrativo necessario per il film, risultando anche a volte di troppo – non solo il collega universitario di Sota ma anche ad esempio il suo stesso nonno – o che non riescono ad avere una conclusione soddisfacente. Rientrano in questo schema anche le sbrigative soluzioni narrative soprattutto con riferimento al ruolo delle chiavi di volta e delle divinità protettrici, cucendo uno sviluppo narrativo inutilmente caotico e lasciandolo ai “capricci” di queste ultime (sebbene tali personaggi denotano una presa di coscienza del Superiore di alto spessore).

Suzume film Shinkai

Suzume – la Recensione: Makoto Shinkai continua a regalare esperienze sensoriali di rara potenza

<<In Giappone, è consuetudine tenere un jichin-sai prima che inizi la costruzione di un nuovo edificio o casa, ma non facciamo nulla quando li chiudiamo. Volevo dunque esprimere l’impatto che ho provato durante il terremoto e lo tsunami, invece di continuare a descriverlo come una metafora>>

 

Al di là del “già visto” e delle sbavature in sede di sceneggiatura, con “Suzume” si sta comunque parlando di un anime imponente e strabiliante dal punto di vista sensoriale. La regia di Makoto Shinkai continua a migliorare film dopo film nella gestione tra disegno a mano e 3D, con una fluidità visiva rara e ricca di un dinamismo che esalta brillantemente le svariate sequenze action e di run. Come detto infatti, le dolorose e drammatiche tematiche legate alla catastrofe naturale e all’elaborazione del lutto, vengono ottimamente contrastate da intrattenimento puro, tanto nell’avvincente e a suo modo originale avventura, quanto nelle diverse trovate comiche e piene di ilarità sparse praticamente per tutto l’arco dei 120′, supportate da idee visive e concettuali fresche e convincenti.

 

Fin dall’incipit da brividi, il comparto grafico continua a regalare potenza visiva di grandissimo impatto, attraverso una palette cromatica fortemente vivida, che esalta tanto il tratto dei personaggi quanto la bellezza, la paura e il fascino della forza della Natura. Un iperrealismo incredibile arricchisce una costruzione dell’immagine curata nei minimi particolari, tanto nella quantità degli elementi disegnati quanto nella capacità di imprimersi fortemente nella quotidianità, non fallendo i brillanti tratti magici. Il dualismo realtà e misticismo torna infatti a curare non solo la valenza narrativa, ma soprattutto anche la composizione immaginifica del cinema di Makoto Shinkai, dalla tecnologia, modernità e panorama della metropoli Tokyo alla tradizione, i riti popolari e il mito del gigantesco pesce Namazu.

 

“Suzume” è una necessaria meraviglia per gli occhi, ma anche il comparto sonoro esegue egregiamente il suo operato. Oltre al mixaggio sonoro in senso stretto dei vari espedienti naturalistici, torna la colonna sonora firmata dalla band Radwimps, che ha contribuito in maniera decisiva al successo di “Your Name.” e che anche con “Suzume” realizza una soundtrack potente, emotiva e che scuote l’esperienza sensoriale del film. Non solo la meravigliosa traccia principale che prende il nome dal titolo del film – bellissima a dir poco la voce della cantante Toaka e motivo fortemente orecchiabile – ma la colonna sonora prende spesso, anche con una certa intraprendenza, una piega “sacrale” che riesce in pieno a rievocare tanto il pericolo della minaccia catastrofica, quanto l’epica della missione dei nostri giovani protagonisti.


“Suzume” è l’ultima meraviglia realizzata dal regista, sceneggiatore ed animatore nipponico Makoto Shinkai, che riporta al cinema tutta la sua personale poetica e la sua traccia stilistica, ma sapendosi al contempo reinventare, per un anime avvincente e dalla forte emotività che non può non essere considerato per la prossima stagione degli Awards.

Valutazione
4.5/5
Andrea Barone
4.5/5
Giovanni Urgnani
3.5/5
Christian D'Avanzo
3/5
Riccardo Marchese
3/5