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Recensione – Superman (1978): il film immortale di Richard Donner

Superman il film: recensione

Nel 1978 uscì un film che, per la prima volta nella storia del cinema, fece capire al pubblico l’essenza assoluta della figura supereroistica attraverso un grande cuore ed un grande dispendio di mezzi che all’epoca era senza pari: si sta parlando “Superman: Il Film“, l’opera che dimostrò al mondo che un uomo è davvero capace di volare e che è recentemente tornata al cinema grazie all’iniziativa dei 100 anni della Warner. Ma dopo tanto tempo il film è ancora oggi perfettamente fruibile?

La trama di Superman – Il Film

Jor-El, abitante del pianeta Krypton, capisce che quest’ultimo sta per esplodere e, prima che la cosa accada, decide di inviare suo figlio Kal-El sulla Terra mentre è ancora un neonato. Arrivato sulla Terra, Kal-El viene adottato dai genitori Jonathan Kent e Martha Kent, che lo crescono come un reale terrestre ribattezzandolo Clark, nonostante lui sia una persona molto più forte di tutti gli altri esseri umani sul pianeta. Una volta cresciuto, Clark decide di proseguire la missione del suo padre originale, decidendo di mettere i suoi superpoteri al servizio dell’umanità, facendosi chiamare Superman ed assumendo un’identità segreta a Metropolis. Ma nonostante i cittadini siano contenti di vedere un uomo che salva le persone, dall’altra parte il criminale Lex Luthor sta attuando un piano per ottenere il potere e sarà disposto anche ad uccidere Superman per riuscire ad arrivare ai suoi scopi.”

Recensione di Superman – Il Film

Prima di tutto è doveroso evidenziare la grandezza tecnica del regista Richard Donner, il quale è riuscito a realizzare una messinscena estremamente potente. Infatti è impossibile rimanere freddi di fronte agli incredibili primi piani di Marlon Brando, i quali si fondono con la fortezza di Superman e con le meraviglie dell’universo, ricreando le stesse sensazioni di straniamento del finale di “2001: Odissea Nello Spaziodi Stanley Kubrick, ma con una sensazione molto più serena e rassicurante. Si avvertono anche le influenze di John Ford nelle riprese dei campi di grano della fattoria dei Kent durante l’alba, con Martha inquadrata come se fosse la Madonna, pronta a lasciare suo figlio che ha capito di dover compiere il suo destino, attraverso il paragone a Gesù Cristo che Donner inserisce in un modo estremamente delicato.

Ovviamente non si possono evitare di considerare gli straordinari effetti speciali che all’epoca erano così innovativi da ricevere un’oscar speciale. I guizzi tecnici dietro il volo di Superman, i quali uniscono fili, giochi di prospettiva ed un incredibile montaggio che lascia ancora oggi a bocca aperta. La scena del salvataggio di Lois, che vede per la prima volta l’arrivo di Superman, toglie il fiato per quanto è capace di fare avvertire le vertigini e di giocare con la tensione fino al trionfo dell’eroe. La parte finale, in cui il mondo rischia di crollare con l’esplosione delle bombe, è un trionfo eterno di tecnica visiva, con una cura straordinaria nelle miniature che non smettono mai di fare avvertire l’aria da colossal che era già stata presentata nell’inizio in cui la cinepresa aggirava il sole di Krypton per mostrare allo spettatore il pianeta di ghiaccio. Si avvertono le influenze di Star Wars con la distruzione della patria di Superman che vuole alzare la posta rispetto all’esplosione della Morte Nera, ma tali derivazioni sono la base per creare un nuovo tasso di spettacolarità.

La poetica di Superman

Oggi la semplicità del film di Donner potrebbe spiazzare, dal momento che la struttura della storia si limita semplicemente a mostrare Superman che fa delle buone azioni, integrandosi con i terrestri per poi fermare il cattivo di turno. Quando però l’opera uscì, era la prima volta che il grande pubblico vedeva nella forma più chiara un personaggio che, pur disponendo di tutto il potere del mondo, lo metteva al servizio dell’umanità, facendosi interiormente simile agli altri… come fin da piccolo in cui, vedendo i suoi genitori terrestri, si presenta a braccia aperte e accoglienti, come le braccia del figlio di Dio sulla croce qui visto per la prima volta completamente nudo fin da bambino.

Superman 1978: recensione

L’opera infatti si bea della positività del personaggio di Superman, mostrando le sue incredibili azioni come un esempio di bontà. Ciò che agli spettatori appare straordinario, così come ai cittadini di Metropolis, per Superman sono delle azioni naturali, tanto che persino l’osservazione dell’uomo nelle vesti di Clark, il quale nota il buono nelle persone che per Lois Lane è un sentimento che è sparito dall’umanità nei tempi moderni, è vista come qualcosa di alienante. L’intelligenza del montaggio è quella di mostrare le prime grandi imprese di Superman per terminare con un gatto su un albero che viene tirato giù, come per mostrare che nessuna buona azione o nessun atto d’amore appaiono poco importanti e chiunque può seguire l’esempio.

La stessa idea di rendere Clark, identità segreta dell’uomo più potente del mondo, un semplice giornalista maldestro che indossa gli occhiali, all’epoca considerati un segno di handicap, è un’idea incredibilmente intelligente per dire al pubblico che tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo essere Superman e nulla è impossibile all’uomo se spinto da opere di misericordia. Questa splendida profondità è racchiusa in numerosi simbolismi e la semplicità con cui viene comunicato tutto è talmente particolare oggi che ci si chiede se gli stessi spettatori moderni non l’abbiano dimenticata, specialmente per come si ha l’abitudine di condannare le storie semplici ma non per forza poco potenti.

La fiaba di Superman

La semplicità appena esplorata è una ricerca dell’avventura che era stata consacrata dal primo “Star Wars” di George Lucas, il quale riportava la spensieratezza degli eroi nel periodo della New Hollywood dove le storie realistiche e crude andavano per la maggiore. Questo cinecomic continua tale poetica unendo l’epica con la fiaba, ripresa nella splendida scena romantica dove Superman e Lois volano sopra le nuvole, quasi danzando. La bontà di Superman diventa più intima e Richard Donner vuole evidenziare come sia impossibile distinguere la realtà dalla fantasia, ritraendo la giornalista Lois mentre, per la prima volta, si dimentica del suo lavoro e comincia a sognare, vivendo una favola ad occhi aperti.

Non è un caso che il volo dei due venga paragonato al pensiero di Wendy che per la prima volta incontra Peter Pan, rimanendo ancora bambina, e finendo all’Isola Che Non C’è. La colonna sonora di John Williams, uno dei suoi lavori più ricordati di sempre, appare qui fondamentale per ricreare una magnifica atmosfera, così come le interpretazioni di Christopher Reeve e di Margot Kidder continuano ad essere penetranti e spontanee in questo bellissimo dipinto spettacolarizzante.

Recensione: Superman Il Film

Sia l’epica che la fiaba incontrano anche la commedia, ma non soltanto nei simpaticissimi sketch di Clark Kent, o nelle gag in cui Superman quasi prende in giro i criminali che cattura, anticipando la comicità postmoderna dei cinecomic per il grande pubblico. Il miscuglio forse più sorprendente nella commedia è la caratterizzazione di Lex Luthor, interpretato da uno splendido Gene Hackman: il villain infatti parte dalla base dell’esplosione pop anni 60, utilizzando la struttura dei villain del Batman di Adam West i quali, all’insaputa dell’eroe, stanno nel loro covo segreto architettando un piano con un assistente ed una donna attraente, accompagnando tale architettura con dei siparietti comici simpaticissimi.

Eppure tale base pop non rinuncia alla modernità, nascondendo, dietro tale comicità, il profondo egoismo di Lex che, al contrario di Superman che rende scontata la sua bontà, considera normale uccidere milioni di persone per il suo tornaconto, per il suo arricchimento. Tale freddezza, unita alla sua arroganza, è anche sbeffeggiata dalle gag che riprendono Lex come un uomo intelligente ma profondamente piccolo nell’animo, attaccando i ricchi potenti che credono sempre di poter fare quello che vogliono attraverso dei dettagli che Donner inserisce in maniera deliziosa, come il ritratto di Mussolini presente sulla scrivania del villain.

L’immortalità eccessiva

Uno dei momenti più potenti del film è quello in cui Clark Kent perde il suo padre adottivo, il quale muore in un infarto. L’ipotenza di Superman di fronte ad una tragedia così forte mette in evidenza come, per quanto Superman sia straordinario, quest’ultimo sia sempre solo un uomo e ricorda allo spettatore che anche nelle abilità più grandi l’umanità non può avere manie di grandezza e superare la morte. Tale momento ricorda la profonda umiltà dell’uomo anche con le sue grandi doti… e proprio per questo la scena finale in cui Superman viaggia indietro nel tempo per resuscitare Lois, facendo roteare la Terra al contrario, appare come unico punto debole della pellicola. Anche lì lo spettacolo è garantito ed è straordinario il volto pieno di dolore e disperazione di Christopher Reeve mentre gira intorno al mondo, ma nonostante l’intenzione di creare un altro evento che faccia apparire fondamentale l’amore nella società tanto da poter sovvertire tutto, l’idea che Superman possa risolvere qualsiasi problema andando indietro nel tempo gli dà un’immortalità eccessiva ed è l’unica volta in cui il film rappresenta un dio ma lascia indietro l’uomo, contraddicendosi sull’idea di accettazione della morte.

Nonostante la scena appena descritta è l’unico elemento che impedisce a “Superman: Il Film” di essere definito un capolavoro assoluto, è innegabile quanto l’opera sia stata fondamentale per iniziare la nascita del supereroe moderno la quale, ancora oggi, è vista come profondamente immortale. Il fascino fiabesco ed epico della creatura di Donner non è diminuito per nulla e continua ad affascinare profondamente attraverso una tecnica sbalorditiva ed una poetica estremamente efficace, facendo entrare lo spettatore in una sensazione rassicurante, che lo faccia sentire a casa in un ponte perfetto tra realtà e sogno come pochi cinecomic sono stati capaci di fare. Se, dopo oltre 40 anni, il film rimane ancora nell’immaginario collettivo nonostante l’inevitabile crescita degli effetti speciali e l’arrivo di molti altri eroi, significa che il suo grande lavoro l’ha fatto e continua a farlo, lasciando un’impronta profondamente indelebile nella settima arte. Per ulteriori approfondimenti sul personaggio si consiglia di dare un’occhiata alla classifica riguardante tutti i film dedicati a quest’ultimo.

Voto:
4.5/5
Sarah D'Amora
4/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Matteo Pelli
4/5
Paola Perri
4/5
0,0
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Voto del redattore:
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