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Recensione- Il club dei 39: la modernità di Hitchcock

Usciva nelle sale statunitensi il 2 agosto 1935 “Il club dei 39”, pietra miliare del genere spy movie, diretta da Alfred Hitchcock che vede protagonista Robert Donat e Madeleine Carroll. Il film appartiene al periodo britannico del maestro del brivido e fu un salto di qualità notevole per la sua filmografia anche a livello internazionale, infatti la presenza di due star americane nel cast fu un modo per la produzione inglese per vendere più facilmente la pellicola sui mercati internazionali. Di seguito la trama e la recensione de “Il club dei 39”.

La trama di Il club dei 39

La trama del film ruota intorno la storia di un uomo che a Londra tenta di aiutare una agente del controspionaggio, incontrata al margine di un misterioso spettacolo teatrale, la quale viene successivamente uccisa in circostanze poco chiare. Il protagonista viene dunque accusato del delitto e deve fuggire per salvarsi la vita, scontrandosi con un gruppo di spie che sta cercando di rubare informazioni top secret.

La recensione di Il club dei 39

Spesso si utilizza a sproposito il termine modernità riferendosi a film o opere provenienti da epoche storiche lontane da quella attuale. Pare quasi che la somiglianza ai criteri artistico/produttivo attuali sia di per se un valore da elogiare, quando invece sovente il fascino e l’interesse che un film provoca è dettato dal suo provenire da un preciso frangente storico, che rende stimolante invece ragionare riguardo cosa differisce rispetto al presente. La specificità di un’opera d’arte infatti non può mai prescindere dal contesto in cui essa era originariamente calata, nonostante essa possa senz’altro dialogare con spettatori di diverse generazione in modo diverso, adattandosi alle lenti con le quali viene scandagliata.

 

Ciò detto è tuttavia impossibile non affermare che “Il club dei 39”, capolavoro indiscusso del genere di spionaggio e non solo, rappresenti un fulgido esempio di cinematografia anni 30, una gemma che il tempo ha preservato nel corso di quasi un secolo ormai. Hitchcock infatti mette in piede una narrazione che non si stenta a definire perfetta. È infatti ai limiti del miracoloso ciò che il maestro britannico mette in atto.

Attraverso una regia fluida e una narrazione dinamica si assiste a una storia ricca di: location, colpi di scena e un elevato numero di personaggi, impreziosita da uno dei più inaspettati colpi di scena della storia del cinema. L’ossessione moderna per il racconto episodico che prevede al suo interno un numero considerevole di colpi di teatro e un continuo rimescolamento delle carte in gioco, il tutto spalmato nel corso di ore e ore di narrazione, viene imbrigliato con unica destrezza dall’abile mano di Hitchcock che, nel giro di appena 87 minuti, non solo provoca nello spettatore la vertigine che viene suscitata da una ben congegnata tensione drammatica ma riesce persino a innestare in questa complessa struttura una storia d’amore (similmente a ciò che accade per esempio in “Notorious!”) e a conferire assoluta dignità drammaturgia anche ai personaggi secondari (non facilmente ci si scorderà del tragico destino della mesta moglie della brughiera).

 

Avvincente, sorprendente e adrenalinico “Il club dei 39” sublima tutto ciò che da un film di spionaggio si potrebbe richiedere e resterà a lungo un insuperato caposaldo del genere.