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Recensione – Le Iene: il film d’esordio di Quentin Tarantino

Recensione del primo film di Tarantino: Le Iene

Le Iene è il film d’esordio di Quentin Tarantino, noto regista statunitense dal tratto inconfondibile. L’opera appartiene al genere noir ed è stato distribuita nel 1992. Dalla durata di 99 minuti, il cast è composto da Harvey Keitel, Tim Roth, Chris Penn, Steve Buscemi, Lawrence Tierney, Michael Madsen, Edward Bunker, Robert Ruth, Michael Sottile, Maria Strova, Quentin Tarantino, Rich Turner, Steven Wright, Steves Poliy, David Steen, Burr Steers, Suzanne Celeste, Tony Cosmo, Craig Hamann, Linda Kaye, Laurie Latham, Kirk Baltz, Randy Brooks. Ecco la trama e la recensione di Le Iene, film che segna il debutto di Quentin Tarantino alla regia, qui anche sceneggiatore e attore.

La trama di Le Iene, diretto da Tarantino

Di seguito la trama di Le Iene, diretto da Tarantino: 

 

“La storia è ambientata a Los Angeles dove Joe Cabot (Lawrence Tierney) boss mafioso, insieme al figlio Eddie “il bello” (Chris Penn) assume sei rapinatori, conosciuti “nell’ambiente” per la loro scaltrezza e determinazione. Ognuno di loro è estraneo all‘altro, ha l’obbligo di non parlare di sé stesso e mantenere un distacco ben preciso, chiamandosi per nome con un colore: Larry, vecchio amico di Joe è Mr White (Harvey Keitel), professionista del crimine; Vic, fedelissimo alla famiglia Cabot, è Mr Blonde (Michael Madsen), sa bene come uccidere; Nussy, il polemico è Mr Pink (Steve Buscemi), inquietante paranoico; l’estroso Denny è Mr Brown (Quentin Tarantino); Roy, il silenzioso, è Mr Blue (Edward Bunker); Freddy è Mr Orange (Tim Roth).

 

La banda è completa, pronta ad organizzare nei minimi dettagli un colpo grosso ai danni di un importatore di diamanti. Tutto è calcolato, l’entità della refurtiva, i rischi, ognuno ha il suo compito, Joe ha perfino stabilito un luogo strategico dove rincontrarsi: un vecchio deposito, un capannone in disuso. Nessun dubbio sulla riuscita del colpo. Ma qualcosa non funziona. All’inizio della rapina la polizia irrompe cogliendo di sorpresa Le Iene armate pesantemente e in procinto di rubare i diamanti. Forse una soffiata, una trappola dove inevitabilmente si scatena l’inferno. Con una fuga concitata, ciò che rimane dei criminali corre ai ripari nel capannone che sarà teatro di sconcertanti scenari. Sangue, torture, dubbi, menzogne, sapientemente mixati con flashback ci porteranno verso un finale sorprendente“.

Recensione del primo film di Tarantino: Le Iene

La recensione di  Le Iene: un noir psicologico imbrattato di sangue

Quentin Tarantino presenta sin da subito la sua visione del cinema, realizzando un’opera che accenna al pulp per l’uso della violenza, ma è ancora trattenuto. La composizione di Le Iene, per cui il film assume alto valore, riesce a donare respiro al cinema indipendente americano, facendo uso di un genere classico come il noir, allestito sulla base di elementi psicologici e narrativi. D’altronde, è la costruzione del climax ascendente a generare un senso di tensione costante nello spettatore, che si ritrova di fronte dei personaggi oggettivamente cattivi in quanto criminali organizzati per rapinare dei diamanti, eppure c’è così tanta umanità da poter quasi (ma quasi) empatizzare con loro. L’uso del montaggio è fondamentale, è il nucleo portante di una pellicola dove l’azione si propaga in sole due location: flashback per presentare i personaggi rimasti in vita dopo la rapina; rapporto di causa-effetto inscenato con sinergica vitalità. 

 

Il regista non perde occasione di mostrare lo scheletro del film, evidenziando tratti postmoderni da cultore del cinema. Ecco che il soggetto è palesemente tratto da City on Fire di Ringo Lam, di cui riprende il finale nel quale tutti puntano le pistole contro tutti. Persino i nomi in codice associati ai colori è una ripresa di Il colpo della metropolitana, mentre il taglio dell’orecchio del poliziotto è un omaggio a Django di Sergio Corbucci, ma si segue il filo conduttore della exploitation di Rapina a mano armata. Tarantino si presenta così, dilettandosi tra il postmoderno e i tratti che diverranno tipici nel suo cinema, ovvero battute sopra le righe e malsana violenza, abbondantemente accentuata. In tal caso, porre sul grande schermo dei malviventi come protagonisti, contestualizza a dovere i dialoghi e l’estetica immoderati, i quali eccedono per mezzo di una imperfetta gestione degli attriti dovuti al fallimento della rapina.

 

Il fattore psicologico riesce a presentare i personaggi grezzi, ma che con poche battute sono in grado di raccontarsi: chi ci tiene alla professionalità con particolare raziocinio, chi è un cane rabbioso ma fedele, chi prova (magari come lo spettatore) dell’inaspettata empatia e una conseguente compassione per un altro uomo. Nella fattispecie è Mr White ad affezionarsi a Mr Orange, perché sembra che per colpa sua si sia beccato una pallottola nel tentativo di fuggire, e lo stesso Mr Orange durante il percorso fino al deposito si è dimenato e ha pianto come un bambino in preda al terrore. Una commistione di elementi che avrò portato Mr White a nutrire una certa benevolenza nei confronti del giovane ragazzo ferito quasi mortalmente. Non ci sono grosse chiavi di lettura, poiché ciò che viene narrato è una centrifuga di angoscia, di elementi scabrosi esaltati dai dialoghi, tra cui il ricercato significato sessuale di canzoni come Like a Virgin, dalla melensa recitazione di diversi caratteristi pronti a implodere e ad esplodere alternando momenti di lucidità ad altri pressoché schizofrenici.

 

Le Iene si dimostra un noir psicologico imbrattato di sangue, così come lo sono le anime dei morti nel film. Il finale è l’esplosione coltivata e auspicata per i circa 85 minuti che lo precedono, sottolineando le reazioni prettamente umane e talvolta incomprensibili. Il colpo di scena, con tanto di flashback a mostrare alcuni dettagli che prendono una forma diversa visti da un’altra prospettiva, viene gettato in campo con frenesia per mischiare nuovamente le carte, sgretolando e ricomponendo l’intreccio come se fosse un gioco. Tarantino con Le Iene si diverte e a sua volta diverte, e i suoi gangsters sono psicotici, brutali ma ironici, appiccando un incendio sensoriale in chi osserva lo scorrere inesorabile degli eventi tortuosi. Non c’è bisogno, e non c’è nemmeno spazio, di muovere la macchina da presa con virtuosismi: basta essere minimali, con effetti da macchina a mano, per restituire l’odore del sangue e della polvere da sparo. La scenografia è una gabbia neutrale, e i personaggi attendono l’ineluttabile compiersi del destino come nei migliori drammi shakespeariani

Voto:
4/5
Andrea Barone
4.5/5
Andrea Boggione
4.5/5
Sarah D'Amora
3.5/5
Gabriele Maccauro
4.5/5
Alessio Minorenti
4.5/5
Matteo Pelli
5/5
Paola Perri
4/5
Vittorio Pigini
4.5/5
Bruno Santini
4/5
Giovanni Urgnani
4/5
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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