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Recensione – Nomads: l’esordio alla regia di John McTiernan

John McTiernan è globalmente riconosciuto come uno dei maestri del cinema d’azione statunitense. 
Eppure nel suo primo film, il regista newyorkese esordisce con un genere con cui raramente tornerà ad avere a che fare: l’horror. Ecco la recensione di Nomads, opera prima di John McTiernan.

La trama di Nomads

Al fine di prendere in esame la recensione dell’esordio di John McTiernan, si parte con la trama di Nomads. Un uomo ferito ed in evidente stato confusionale viene ricoverato d’urgenza in un ospedale di Los Angeles.
Prima di spirare, l’uomo aggredisce la dottoressa Eileen Flax (Lesley Anne-Down), intervenuta per portare le prime cure al paziente, mordendola e ferendola a sua volta. La donna, nei giorni successivi, rivivrà i ricordi del moribondo scoprendo che si trattava dell’antropologo francese Jean-Charles Pommier (Pierce Brosnan): nei suoi ultimi giorni di vita quest’ultimo stava seguendo una banda di punk nomadi, scoprendo suo malgrado che si trattava dell’incarnazione di alcuni spiriti maligni da lui studiati in passato.

La recensione di Nomads, l’esordio alla regia di John McTiernan

Di seguito, dopo aver considerato la trama, si considera la recensione di Nomads, l’esordio alla regia di John McTiernan. Un horror psicologico a basso budget, con tanti rimandi al cinema di John Carpenter: si potrebbe riassumere così Nomads, esordio alla regia di John McTiernan (Predator, Die Hard).  Il debutto dietro la macchina da presa di McTiernan, oltre ad essere un grande tributo al regista de La Cosa e Fuga da New York, è un concentrato di nervosismo spinto da uno spirito autoriale fuori dal comune.  Il tema del nomadismo preso come se fosse una sorta di virus, con le tribù che si evolvono di volta in volta (da semplici viandanti a punk motociclisti), è l’idea vincente di un film a bassissimo costo, con idee concrete e convincenti.


McTiernan (che firma la sua prima e unica sceneggiatura della sua carriera) ripercorre le orme di un disilluso Pierce Brosnan (all’epoca ancora lontano dal prestigio di James Bond) per le strade di Los Angeles, fotografando in maniera impeccabile l’atmosfera da giungla d’asfalto della metropoli californiana trascinando lo spettatore in una specie di incubo ad occhi aperti, alimentato dalla paura e dalla follia crescente del protagonista. L’artigianalità al servizio della messa in scena in un’ora e mezza che viaggia attraverso il citazionismo più estremo (i punk sono un chiaro riferimento ai balordi di Distretto 13 – Le brigate della morte e ricordano, seppur in maniera minore, le gang de I Guerrieri della Notte), con un unico grande difetto: il montaggio dell’opera. 

 

Sebbene il film sia diretto in po’ acerba ma con grande talento da McTiernan, il montaggio di Michael John Bateman risulta fin troppo confusionario balzando di palo in frasca tra i ricordi del dottor Pommier e gli avvenimenti presenti della dottoressa Flax, in un turbinio di sequenze eccessivamente disordinate e scoordinate tra loro che rischiano seriamente di mettere in difficoltà anche lo spettatore più attento. Il ritmo della narrazione, quindi, risulta sfilacciato e altalenante mettendo a serio repentaglio la fruizione di un’opera che fa del racconto il suo punto di forza. Tuttavia, nonostante questo difetto sia fin troppo presente nei novanta minuti di durata, la totale qualità dell’opera non viene intaccata ne tantomeno messa in discussione: Nomads ha dalla sua un argomento stimolante ed accattivante che esula anche dai difetti tecnici.

 

John McTiernan nel suo primo film mette in mostra tutte le sue potenzialità future, seppur con un briciolo d’acredine, facendo ben capire agli amanti della Settima Arte che è destinato a fare grande spettacolo d’intrattenimento con i suoi successivi lavori. Coadiuvato da un’ottima colonna sonora ad opera di Bill Conti (Rocky) con la chitarra elettrica di Ted Nugent a farla da padrona, Nomads è un film di genere lontano dai fasti futuri dell’action muscolare di McTiernan come forma ma non come sostanza: la concezione di caccia all’uomo che pervade questo film sarà una tematica prepotente nel prossimo film del regista, un’opera che esattamente come Nomads fa del suo punto di forza la narrazione al servizio della messa in scena.

 

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