Nuovo appuntamento con l’approfondimento sulle piattaforme streaming, una rubrica che ha l’obiettivo di consigliare, non recensire, 5 film a prescindere dal loro genere, dalla loro durata o dall’anno d’uscita con un nuovo articolo ogni settimana, ciascuno inerente una diversa piattaforma. Questa settimana è il turno di Mubi. Di seguito, ecco i 5 titoli di marzo 2023.
The Hurt Locker – Kathryn Bigelow (2008)
Presentato in anteprima alla 65esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, The Hurt Locker è indubbiamente uno dei migliori film sulla guerra degli ultimi decenni, capace inoltre di scrivere la storia degli Oscar, visto che agli 82esimi Academy Awards, è stato in grado di vincere, su 9 candidature, ben 6 statuette per Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Montaggio, Miglior Sonoro e Miglior Montaggio Sonoro, rendendo Kathryn Bigelow la prima donna a vincere il premio per la regia, cui seguiranno Chloé Zhao nel 2021 e Jane Campion nel 2022 – e che riuscì a trionfare contro il primo Avatar di James Cameron. Davide contro Golia, calcolando che il film di Cameron costò 237 milioni di dollari, mentre il film di Bigelow solamente 15 milioni di dollari.
Scritto in collaborazione con il giornalista Mark Boal, Il film racconta la storia di un gruppo di artificieri americani in missione in Iraq. Si tratta di un’opera eccezionale, che riflette sul costo della guerra e sulle conseguenze che essa comporta nella vita dei sopravvissuti e che conferma il grande talento di una regista che, da Il Buio Si avvicina a Strange Days passando per Point Break, ha sempre dimostrato di essere una regista formidabile.

Omelia Contadina – Alice Rohrwacher, JR (2020)
Sempre dalla Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, nel 2020 viene presentato Fuori Concorso, tra le proiezioni speciali, un cortometraggio molto interessante realizzato da Alice Rohrwacher e dall’artista francese JR, Omelia Contadina. Più che di un cortometraggio, Omelia Contadina ha l’aria di una vera e propria installazione artistica, che riflette sul mondo dei contadini e dell’agricoltura, sull’importanza che hanno e su come il loro ruolo, col passare del tempo, si trovi sempre più messo in discussione e schiacciato da un mondo marcio.
Nonostante si tratti di una critica feroce, realizzata attraverso un funerale che ha il sapore del Realismo Magico, l’opera riesce a mantenere un tono leggero, con una realizzazione piuttosto semplice ma non per questo difettosa, con un tocco tipo del cinema di Alice Rohrwacher, una regista ancora troppo poco presa in considerazione in Italia, ma che sta dimostrando da anni il suo grande talento, con le sue vittorie al Festival di Cannes – dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria nel 2014 per Le Meraviglie ed il Prix Du Scenario per la Miglior Sceneggiatura di Lazzaro Felice – e con la sua recentissima candidatura agli Oscar per il Miglior Cortometraggio con Le Pupille. Mubi Italia ha un ottimo catalogo dedicato a cortometraggi da tutto il mondo e per tutti i gusti ed è giusto dare spazio anche a queste opere, soprattutto se di questo livello.

Lucky – John Carroll Lynch (2017)
Presentato in anteprima al South By Southwest nel marzo 2017, Lucky è un piccolo gioiello. Il film di John Carroll Lynch – grande attore che firma così la sua opera prima da regista – fa dei piccoli gesti, della routine, della semplicità il suo punto di forza, sostenuto dall’interpretazione a dir poco meravigliosa di Henry Dean Stanton, in un ruolo da protagonista dopo una carriera sì eccezionale, ma spesso da comprimario, che ci regala così una delle sue migliori performance, nonchè la sua ultima. Henry Dean Stanton muore infatti il 15 settembre 2017, 6 mesi dopo la presentazione in anteprima del film e, nella tristezza dell’accaduto, ciò non fa altro che attribuire all’opera un’aura magica, la sensazione che tutti ne fossero al corrente e che abbiano lavorato affinchè il film diventasse una sorta di lascito dell’attore, un epilogo non solo della sua carriera ma della sua intera esistenza, richiamando ovviamente Paris, Texas, il capolavoro di Wim Wenders di cui egli fu protagonista nel 1984. Dopo una distribuzione mediocre nelle sale italiane, la sua presenza nel catalogo di Mubi Italia diventa quindi un’ottima opportunità per tutti di recuperarlo.

Mysterious Skin – Gregg Araki (2004)
Presentato nella sezione Orizzonti della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia e tratto dall’omonimo romanzo di Scott Heim, Mysterious Skin è certamente il punto più alto della carriera di Gregg Araki. Il film tratta il delicatissimo tema della pedofilia e lo fa senza fronzoli, con una freddezza ed una sobrietà estremi, senza voler giudicare ma con l’unico intento di raccontare una realtà difficile ed ancora tabù, di cui spesso non si sa neanche come parlarne e come approcciarvisi. Mysterious Skin è dal suo principio un film apocalittico – come ci racconta la voce narrante, “stava per succedere qualcosa di terribile” – se non horror, in cui Araki inserisce anche un tocco di fantascientifico tipico del suo cinema, un tocco sì rischioso ma che, in questo caso, piuttosto che depotenziare l’opera, la rende ancora più incisiva. Di film sul tema ne sono stati fatti ma questo resta probabilmente il migliore, complice la grande prova attoriale di un giovanissimo Joseph Gordon-Levitt ed un obiettivo ben chiaro nella testa del suo autore: non girare intorno al fulcro della questione, ma andarci incontro, nonostante sia terribile, per comprenderla e raccontarla per quello che è, cercando anche di sensibilizzare lo spettatore.

Poetry – Lee Chang-dong (2010)
Presentato in anteprima alla 63esima edizione del Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il premio per la Miglior Sceneggiatura, Poetry è un film imperdibile, come d’altronde tutte le opere del suo regista. Lee Chang-dong è infatti, senza ombra di dubbio, uno degli autori più importanti del cinema coreano e mondiale, sicuramente meno sotto i riflettori rispetto ad altri grandissimi registi come Bong Joon-ho o Park Chan-wook, ma che non è certamente da meno, come dimostrato con film eccezionali come Oasis o il più recente Burning. Nel 2010 realizza appunto Poetry, la storia di una donna che lavora come badante e che vive insieme al nipote, lasciatole dalla figlia che si è trasferita per motivi di lavoro. Un giorno Yang Mi-ja viene contattata dal padre di un amico del nipote, che la informa che egli, insieme ad altri quattro ragazzi, per mesi hanno violentato una ragazza fino a spingerla al suicidio. L’obiettivo dell’uomo è quello, di comune accordo con i genitori degli altri ragazzi, di convincere la madre della ragazza che ha subito violenze a non proferire parola dell’accaduto, dandole dei soldi che però, Yang Mi-ja, in ogni caso non possiede. Allo stesso tempo, l’anziana signora soffre di Alzheimer ma, nonostante questo, segue corsi di poesia con l’obiettivo di comporre una sua opera, cosa che sembra non riuscire a fare a causa della sua malattia.
È stata raccontata la parte iniziare della trama per un motivo molto semplice: troppo spesso, soprattutto in Italia, si tende a stare lontani da determinate opere per via del paese di provenienza, per via della durata della pellicola o, ancor più banalmente, per paura che il film possa essere pesante. Poetry ne è un esempio perfetto, perchè si tratta di un film che, allo spettatore meno attento, potrebbe sembrare pesante, nonostante sia tutto tranne che pesante. Le tematiche sono importanti, certamente va visto con attenzione, ma non c’è pesantezza, si tratta di una delle opere più poetiche e profonde degli ultimi decenni e privarsi della sua visione per motivazioni superficiali, sarebbe un vero e proprio delitto. Il film di Lee Chang-dong è presente nel catalogo di Mubi Italia e non va perso per nessun motivo al mondo.
