Presentato in concorso alla settantaquattresima edizione del Festival di Cannes, distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 9 luglio 2021 mentre in quelle italiane il 2 marzo 2023. Diretto e coscritto da Paul Verhoeven in collaborazione con David Birke ed oltre ad essere ispirato a fatti realmente accaduti si basa sul saggio Atti impuri – Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento della storica statunitense Judith C. Brown. Il cast è composto da: Virginie Efira, Daphne Patakia, Lambert Wilson, Louise, Chevillotte, Olivier Rabourdin e Charlotte Rampling.
La trama di Benedetta, diretto da Paul Verhoeven
Di seguito la trama ufficiale di Benedetta, diretto da Paul Verhoeven:
“Alla fine del XVII secolo l’Italia è devastata dalla peste. Benedetta Carlini entra come novizia nel convento di Pescia, in Toscana. Fin dalla più tenera età era stata notata per aver compiuto dei miracoli. Il suo ingresso nella comunità monastica stravolgerà la vita delle sue consorelle. Lo Stato Pontificio, insospettito da questa storia, inizia ad indagare sulle sue apparizioni accusandola poi di eresia e blasfemia. Ma le accuse non finiscono qui, infatti girano voci sul fatto che la stessa Benedetta intrattenga una relazione omosessuale tra le mura del convento.”

La recensione di Benedetta, in concorso a Cannes 2021
Nella tradizione cristiana il corpo è un elemento fondamentale per l’esercizio della sua dottrina, nel sacramento denominato Eucarestia l’ostia diventerebbe il corpo di Gesù, in riferimento all’episodio dell’ultima cena mentre la Beata Vergine Maria sarebbe assunta in cielo col suo corpo. Nonostante sia invitato a credere senza vedere, l’essere umano non può fare a meno di segni tangibili, prove concrete di un legame mistico che sfocia nel fanatismo autolesionista. Nella spasmodica ricerca dell’emulazione del Cristo, la sofferenza è stata concepita come unica via per raggiungere la Sua somiglianza, infatti siccome soltanto Lui sarebbe stato in grado di soffrire in quel modo sulla croce, patire i suoi dolori è il solo modo di connettersi alla divinità, è il solo mezzo per superare lo status di essere umano vestendosi di una nuova essenza. Per secoli si è vissuto nella convinzione che sul corpo la divinità manifestasse le proprie intenzioni, specialmente negative con l’intento di punire condotto immorali o sacrileghe: così chi nasceva affetto da deformità o veniva colpito da malattie infettive (come la peste) subiva l’accusa di essere dannato o di subire un divino castigo.
Ricostruire un’epoca passata non si limita all’aspetto scenografico e di costume, ma passa attraverso il recupero della mentalità tipica del periodo che si sta raccontando. A quei tempi Chiesa e Stato erano un tutt’uno, due sfere legate indissolubilmente da renderli indistinguibili; perciò, ogni famiglia potente ambiva ad avere una rappresentanza all’interno del mondo clericale. Questi disegni politici non guardavano minimamente la vocazione del singolo individuo. Il potere è ambito da molti, così luoghi di culto, trasformati in luoghi di congiura, sono teatro di sotterfugi e manovre di palazzo. La scalata è senza esclusione di colpi e nonostante si possa indossare una tonaca o un velo, gli esseri umani bramosi di raggiungere la cima si dimostrano per quello che sono: un covo di serpi.

Le tematiche di Benedetta, con Virginie Efira e Daphne Patakia
Ma sopravvivere in queste circostanze non è da tutti, bisogna sapersi destreggiare nell’arte dell’affabulazione e del populismo. È necessario essere credibili agli occhi della gente per riuscire a ottenere il suo consenso, Benedetta alimenta la sua immagine di messaggera divina manipolando i sentimenti e le credenze della sua comunità, facendo credere che sia un’entità superiore a parlare mediante lei, sia con le ferite sia strumentalizzando gli eventi atmosferici storpiandone il reale significato. I bravi demagoghi sanno qual è il momento giusto per colpire, ed i periodi propizi sono sempre le situazioni di crisi, in cui il popolo versa in condizioni di estrema difficoltà cosicché risulta più vulnerabile, facendosi prendere per la pancia, acciecato dalla paura e dall’instabilità. Un ciclo che nel corso della storia continua inesorabilmente a ripetersi, mettendo in scena eventi passati si dialoga con la situazione contemporanea, mutata si nella forma ma non nella sostanza.
Chi sono le Benedette di oggi? Chi si erge a salvatore della causa mostrandosi per quello che non è? Resta il rammarico nel costatare che la pellicola inciampi in una piccola serie di mancanze e scivoloni che gli impediscono di elevarsi ad un livello superiore. I problemi maggiori sono causati dalla caratterizzazione del personaggio di Bartolomea: nella prima parte funge quasi da comic relief, protagonista di situazioni che generano comicità involontaria; in seguito diventa una vera e propria banderuola, cambiando schieramento come se fosse una pallina da tennis che viaggia tra le due parti del campo.