Candidato agli Oscar 2023 nella categoria di miglior cortometraggio documentario, The Martha Mitchell Effect è un cortometraggio editato e diretto da Anne Alvergue, accompagnata nella direzione del prodotto da Debra McClutchy; completamente incentrato sul personaggio di Martha Mitchell, moglie di John Mitchell e assoluta protagonista dello scandalo del Watergate, il documentario prende le mosse anche dalla condizione denominata “effetto Martha Mitchell”, secondo la quale una verità, inizialmente ritenuta delirante, viene soltanto successivamente assodata per vera grazie alla conferma successiva dei fatti. Nonostante le buone intenzioni del prodotto, confezionato ad hoc dato il suo periodo storico, The Martha Mitchell Effect presenta sicuramente numerosi limiti, pur nei suoi 40 minuti: di seguito, la trama e la recensione del cortometraggio documentario.
La trama di The Martha Mitchell Effect
Martha Mitchell era la moglie di John Mitchell, procuratore degli Stati Uniti d’America durante la Presidenza di Nixon, nonché avvocato e responsabile delle campagne elettorali del due volte Presidente degli Stati Uniti; nota per la sua presenza costanze, anche nelle stanze governative, e per un carattere che non l’ha mai portata a trovarsi isolata rispetto all’azione politica portata avanti dal marito, Martha Mitchell è diventata protagonista indiscussa dello scandalo del Watergate, grazie al suo ruolo che le ha permesso di essere una delle iniziatrici di un processo che ha comportato le dimissioni di Nixon, oltre che l’arresto per numerosi complici dello scandalo (John Mitchell compreso, condannato a 19 mesi di carcere).
All’interno del cortometraggio documentario si racconta di una Martha Mitchell che, attraverso le sue parole, racconta la sua insistenza e il suo carattere, oltre che le sue telefonate al Presidente e la sua voglia di essere presente nelle discussioni politiche, spesso allontanandosi rispetto alle altre donne che decidevano di prendere il caffè; in secondo luogo, Martha Mitchell racconta del processo mediatico che gli Stati Uniti hanno creato contro di lei, al fine di presentarla come pazza per il suo ruolo nell’ambito dello scandalo del Watergate, da cui inizialmente era stata esclusa da parte del marito John Mitchell. Dopo la riabilitazione mediatica e la conseguenze presenza in programmi televisivi e giornali, Martha Mitchell ha trovato la morte nel 1976, per malattia, pur avendo ormai conquistato grande consenso popolare.

La recensione di The Martha Mitchell Effect, il cortometraggio candidato agli Oscar 2023
Confezionato nei suoi 40 minuti, The Martha Mitchell Effect appare fortemente figlio dei suoi tempi che, dal punto di vista politico e sociale, sembrano voler regalare non esattamente un contenuto, quanto più l’aspetto esteriore di quest’ultimo; piuttosto raffazzonato e ripetitivo – nonostante la durata esigua – nei suoi contenuti, il cortometraggio documentario sceglie, tra due strade possibili, quella maggiormente posticcia, sacrificando gran parte della già fallace narrazione in virtù della volontà di forzare lo spettatore affinché persegua una linea, scegliendo faziosamente da che parte stare, salvo poi urlare a gran voce e per mezzo delle parole di Martha Mitchell che si è, e si sarà sempre, dei “fieri repubblicani”. Ideologia a parte, The Martha Mitchell Effect sembra sottolineare, attraverso il meccanismo della fruizione cinematografica, un concreto problema che si avverte nelle contemporanee modalità di proporre politica: fin troppi slogan che vengono reiterati soprattutto in ambienti social difficilmente si concretizzano in una proposta politica vera e propria, riducendo qualsiasi discussione politica a mera esteriorità.
La conseguenza di tale processo è duplice: da un lato, si perde sempre più di vista il senso del discorso politico – da principio ed etimologicamente parlando, un contesto insito nell’ambito della città, del popolo -; dall’altro, qualsiasi tema viene e può essere costantemente assoggettato e banalizzato, indipendentemente dal suo valore di origine, nell’ossessione di doverne trarre una cornice adatta agli ambienti che la richiedono. Un processo che si autoalimenta, un circolo vizioso che, dunque, allontana sempre più dalla politica vera e propria, restituendo soltanto la sua immagine riflessa: questo è The Martha Mitchell in estrema sintesi, attraverso uno sguardo mai impegnato davvero nella narrazione della moglie di John Mitchell e molto più focalizzato su aspetti che, forzatamente, vengono resi protagonisti delle vicende.
Per certi versi, quello di Martha Mitchell viene reso un racconto quasi femminista, di una donna che si impegna contro i soprusi degli uomini e che, rifiutandosi di parlare di moda, risponde alle domande per cui è intervistata chiedendo di affrontare il discorso relativo alla guerra del Vietnam. Si tratta di un’estrema menzogna nei confronti dello spettatore, che merita di conoscere l’intera storia di Martha Mitchell, comprendendo anche quanto si sia lontani da certe tematiche che, seppur sacrosante, meriterebbero di essere affrontate con ben altro tipo di figura. The Martha Mitchell Effect è, per certi versi, un prodotto estremamente americano che, non a caso, conquista la candidatura agli Oscar 2023 e che vive il suo attimo di fama in virtù di quest’ultima: in linea di massima, si tratta di un prodotto non soltanto estremamente dimenticabile e confezionato male, ma anche un documentario di cui francamente si aveva ben poco bisogno.
