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Disponibile da poche ore su Sky Atlantic ed in streaming su NOW “Please Hold On To My Hand”, il quarto episodio di The Last Of Us, la serie tv HBO tratta dall’omonimo videogioco Naughty Dog del 2013. Oltre all’uscita in contemporanea con gli Stati Uniti, ricordiamo in oltre che, con una settimana di ritardo, vengono pubblicati anche gli episodi doppiati in italiano. A prosecuzione dell’incredibile terzo episodio però, la serie sarà riuscita a mantenere lo stesso livello? Di seguito, la trama e la recensione di questo nuovo episodio.

La Trama Di Please Hold On To My Hand, Il Quarto Episodio Di The Last Of Us

Dopo aver fatto scorte a casa di Bill e Frank, aver preso il loro furgone ed iniziato il loro viaggio, questo quarto episodio ricomincia da dove avevamo lasciato: dal viaggio di Joel ed Ellie che è ormai ufficialmente iniziato. Dopo aver assistito ad un lungo dialogo tra i due in cui principalmente vediamo Ellie fare domande a Joel sui più disparati argomenti, con diversi siparietti comici, si fermano per la notte lungo la strada, in un bosco, dove Joel cucina ad Ellie dei ravioli presi da Frank e dove restano a dormire, prima di rimettersi in marcia. Il mattino seguente, il discorso si sposta anche sulla figura di Tommy, il rapporto che Joel ha con lui e sull’effettiva possibilità di trovarlo.

 

A seguito di questa prima lunga parte di episodio, i due arrivano all’ingresso di una galleria che è però bloccata da diverse macchine e detriti. Tornare indietro farebbe perdere troppo tempo, dunque decidono di proseguire prendendo un’altra strada. Si trovano a Kansas City e, mentre attraversano la città desolata, Ellie fa notare a Joel come ci sia un quartier generale della FEDRA senza però suoi uomini e, mentre dice questo, in strada compare un uomo che chiede aiuto. Joel però non si fida, fa allacciare la cintura ad Ellie e parte a tutta velocità nella sua direzione. Il suo intuito non si era sbagliato, si tratta di un’imboscata e quell’uomo non è da solo. Per fuggire, Joel sfonda la vetrina di un negozio e si fanno scudo con la macchina dagli spari nemici.

 

Dopo aver visto un buco nel muro, Joel obbliga Ellie ad entrarci e nascondersi, mentre lui affronta questi uomini. Riesce ad ucciderne due, ma un terzo lo coglie di sorpresa e sembra stia avendo la meglio. Ellie però, nonostante sia nascosta, si rende conto del pericolo, si avvicina alle spalle del nemico e gli spara con la pistola che aveva rubato a Frank. Lì per lì, Joel la guarda male, visto che non sapeva nulla di quella pistola, ma non aggiunge altro, la fa tornare al sicuro e, nonostante questo ragazzo di nome Bryan chieda perdono e pianga, Joel lo uccide con un coltello.

 

L’attenzione si sposta poi verso un nuovo personaggio, Kathleen che, all’interno di una cella nell’edificio della FEDRA, sta interrogando un uomo alla ricerca di un certo Henry. L’interrogatorio viene interrotto da suoi uomini che, non avendo notizie da Bryan e gli altri, erano andati a cercarli per poi ritrovarli senza vita. Hanno dunque portato i loro corpi a “casa” e Kathleen, dopo averli visti, dà il compito a tutti di setacciare la città, perchè gli uomini che hanno fatto questo sono certamente degli alleati di Henry, che quest’ultimo avrà contattato con una radio e che certamente si trova ancora nelle vicinanze. Dopodiché, uccide l’uomo nella cella. Joel ed Ellie sono nascosti in un edificio e Joel approfitta di questo momento per chiedere scusa ad Ellie, perchè secondo lui una bambina della sua età non dovrebbe mai vivere certe cose o finire per dover fare gesti come quello. Ellie però gli dice che non è stata la sua prima volta, senza dare ulteriori dettagli. Joel le insegna come impugnare meglio l’arma e poi riprendono il cammino.

 

L’attenzione torna per un attimo su Kathleen ed i suoi uomini che, in un palazzo, trovano dei disegni e delle scatolette di cibo e poi, nel seminterrato, qualcosa di strano che sta letteralmente muovendo e sfaldando il terreno, cosa che li spaventa e di cui preferiscono non proferire parola con nessuno.

Infine, torniamo di nuovo su Joel ed Ellie, che sono entrati in un nuovo edificio con l’obiettivo di arrivare più in alto possibile per decidere che direzione prendere e capire meglio quale sia la situazione in città. I due si fermano a dormire in cima al palazzo, ma Ellie sveglia Joel durante la notte perchè due uomini stanno puntando loro una pistola, con l’episodio che si conclude lasciandoci così, col fiato sospeso sul destino dei nostri protagonisti.

The Last Of Us, serie tv HBO tratta dall'omonimo videogioco del 2013

La Recensione Del Terzo Episodio Di The Last Of Us: Rapporti Umani Ed Il Manifestarsi Del Vero Nemico

Dopo un inizio stagione a dir poco scoppiettante, dove si sono poste le basi per l’intero racconto, con un terzo episodio che è già storia della serialità televisiva e ben due episodi che hanno superato l’ora di durata, con questo quarto episodio abbiamo avuto modo di rifiatare: non tanto per gli avvenimenti, visto che è un episodio comunque abbastanza movimentato, quanto per la sua durata – 45 minuti – e per il tipo di narrazione che, soprattutto nella prima parte di puntata, è di ampio respiro e non ci tiene col fiato sospeso o in lacrime come nel precedente episodio. Guai però a considerare Please Hold On To My Hand un episodio minore, perchè di minore non c’è proprio nulla. Questo episodio è fondamentale per due motivi precisi: il primo, innanzitutto, riguarda il rapporto tra Joel ed Ellie. Quarto episodio che ha la funzione di mostrare il rafforzamento del loro rapporto, un rapporto che chiaramente non è ancora consolidato ma che, passo dopo passo, inizia ad essere sempre più forte. In questo senso, è molto importante la simbologia dietro la pistola che Ellie aveva rubato a Frank e che Joel, alla fine, non solo decide di lasciargliela, ma le insegna anche un modo migliore di impugnarla, come fosse un rapporto tra padre e figlia. 

 

Questa è infatti la sensazione costante che dà l’intero episodio che, soprattutto nella prima fase fino all’arrivo a Kansas City, ma per l’intera durata della puntata, ci mostra la crescita del rapporto dei nostri protagonisti, attraverso sguardi, gesti, ma anche e soprattutto parole: un episodio estremamente dialogato, non abbiamo mai sentito Joel parlare così tanto ed è senza dubbio l’episodio in cui lui ed Ellie interagiscono di più, non solo per necessità, ma per volontà. Durante il loro viaggio si parla di Tess, della figura di Tommy – che resta il vero obiettivo del viaggio di Joel – ma si accenna anche al fatto che non è la prima volta che Ellie è spinta a dover fare un gesto estremo come quello per salvare Joel: non sappiamo ancora quando abbia dovuto farlo prima, ma si parla di traumi ed i due iniziano sempre di più ad aprirsi l’uno con l’altro, a fidarsi e, inevitabilmente, a volersi bene. Ellie, dopo l’incontro con Bryan e gli altri uomini, chiede a Joel: “se non sono della FEDRA e non sono Luci, chi sono ?”, cui Joel replica con una sola eloquente parola: “persone“. In tale dialogo si custodisce il cuore dell’episodio e forse dell’intera The Last Of Us: nonostante si viva all’interno di un mondo distopico, con una pandemia che ha dilaniato tutto e tutti e con infetti e clicker ovunque, il vero nemico resta l’uomo.

 

Infetti e clicker sono ovunque, eppure in questo episodio non ne vediamo nessuno per tutta Kansas City dove, in ogni caso, regna il terrore e dove Joel ed Ellie devono nascondersi per non morire. La natura dell’uomo è ciò che più spaventa Joel e che teme possa ritorcersi contro la piccola Ellie, che alla sua età non dovrebbe vivere tutto questo, realtà dalla quale Joel ha ormai giurato di proteggerla. Joel, come Bill ci racconta nella sua lettera, non è mai stato un chiacchierone, non è uno a cui piace la gente, ma ha uno scopo, che è quello di proteggere la propria famiglia, le persone a cui tiene davvero, che sono il motore che lo spingono a lottare e continuare ad andare avanti, nonostante tutto. Ad inizio episodio Joel ci dice che Ellie non è famiglia, ma lui se ne occupa per la promessa fatta a Tess, eppure l’intero episodio sembra dirci il contrario: Joel tiene ad Ellie, non può non vederci un parallelo con la sua Sarah ed il fatto che quest’ultima non è riuscito a proteggerla ed è disposto a tutto pur di proteggerla.

 

Infine, riguardo il discorso sull’adattamento tra medium che portiamo avanti sin dal primo episodio, merita certamente una menzione il modo in cui sono stati riportati i conflitti a fuoco, non solo per il suono delle armi ma anche per ciò che gli uomini armati, i nemici, dicono tra un colpo e l’altro, cosa identica rispetto al videogioco ma che, all’interno della serie, sembra del tutto normale e per nulla forzata, a riprova del fatto che siamo dinanzi ad uno dei migliori lavori di trasposizione della storia. Forse è presto per dirlo, ma ne siamo convinti. Questo quarto episodio è stato dunque più breve rispetto ai precedenti, ci verrebbe da dire che forse è, al momento, il peggiore dei quattro, ma avercene di episodi peggiori come questo, che regalano così tanti spunti di riflessione e che, in ogni caso, vanno ad incastrarsi perfettamente all’interno del meccanismo di narrazione ideato alla perfezione da Craig Mazin e Neil Druckmann.

The Last Of Us, serie tv HBO tratta dall'omonimo videogioco del 2013

Trailer di The Last Of Us

Di seguito, il trailer di The Last Of Us, la serie tv HBO e disponibile in Italia su Sky Atlantic ed in streaming su NOW, con un nuovo episodio ogni settimana.

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