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Recensione – The Last Of Us Episodio 1×02: Infected

The Last Of Us, la serie tv hbo e disponibile in Italia su Sky Atlantic

E’ disponibile da poche ore su Sky Atlantic “Infected”, il secondo episodio della prima stagione di The Last Of Us, l’attesissima serie tv targata HBO che adatta il videogioco Naughty Dog del 2013Dopo un primo episodio meraviglioso di ben 85 minuti, c’era grand e interesse, ma anche paura, per questo secondo episodio e per l’approccio, narrativo e non, che avrebbe tenuto. Vale la pena, dunque, capire se la serie sta mantenendo il livello desiderato o meno, ricordando inoltre di come, contemporaneamente con il secondo episodio inizia anche la programmazione della serie doppiata in italiano. Di seguito la trama e la recensione di Infette, il secondo episodio di The Last Of Us. 

La Trama di Infected, Il Secondo Episodio Di The Last Of Us

Se il primo episodio si era aperto con un Flashback ambientato nel 1968, questo secondo episodio si apre invece nel 2003, a Giacarta, raccontandoci fondamentalmente di come la professoressa universitaria Ibu Ratma, specializzata in Micologia, venga chiamata dalle autorità locali per un parere tecnico riguardante un qualcosa di ancora non ben definito, ovvero un fungo chiamato Ophiocordyceps che però, a detta della professoressa, è impossibile sia presente su un essere umano perchè non è in grado di sopravvivere. O meglio, non dovrebbe. Da qui si inizia immediatamente a capire la gravità della situazione fino a quando, come ultima scena di questo flashback, alla domanda su cosa si possa fare e sul fatto che era stata chiamata per lavorare ad un vaccino, lei risponde che una cura non esiste e che ciò che dovrebbero fare è addirittura bombardare la città. Chiede quindi di essere accompagnata a casa per stare con i suoi cari prima dell’inevitabile. Come detto nel primo episodio dunque, nel momento in cui questa piaga si diffonde, “noi perdiamo”.

 

Tornando dunque al presente, con Joel e Tess che continuano a riflettere sul da farsi ed arrivano alla conclusione che, a prescindere dal ruolo e dall’importanza di Ellie, continuare questo viaggio ed accompagnarla a destinazione è la scelta migliore per loro, per ottenere quella batteria e proseguire in quello che è il loro vero obiettivo, ovvero trovare Tommy.  Dopo aver girato la città, aver affrontato degli infetti ed i cosiddetti “Clicker”, i tre arrivano nel luogo dell’incontro dove però trovano tutti morti, senza altre informazioni se non quella di questa base delle Luci che si trova ad Ovest dove stanno studiando un vaccino e dove la figura di Ellie potrebbe rivelarsi decisiva.  Tess ed Ellie sono però state morse durante gli scontri e Tess, che per tutto l’episodio sembra essere più vicina ad Ellie di quanto non lo sia Joel, gli mostra come il suo corpo si stia infettando molto velocemente mentre il braccio di Ellie è rimasto inalterato. Chiede quindi a Joel di salvare chi riesce a salvare, di credere al fatto che lei sia speciale ed accompagnarla da Bill e Frank e, visto che non sembrano esserci via di fuga dopo che un’orda di infetti si sta dirigendo verso di loro, decide di sacrificarsi per poterli far scappare e, utilizzando bidoni di benzina ed altri oggetti che gli uomini con cui dovevano incontrarsi avevano con sè, fa esplodere tutto. L‘episodio si conclude quindi con il sacrificio di Tess e Joel che, rimasto solo con Ellie, prosegue il viaggio verso la propria meta ed anche verso un futuro sempre più incerto ma in cui la speranza, nonostante quasi inesistente, esiste ed è proprio a quella piccola speranza di nome Ellie a cui bisogna aggrapparsi.

The Last Of Us, serie tv HBO disponibile in Italia su Sky Atlantic

Immersività, Gameplay E Sonoro: La Recensione di Infected, Secondo Episodio Di The Last Of Us

Se dopo il primo episodio, nonostante avesse convinto appieno, c’erano comunque delle preoccupazioni per il tipo di approccio che la serie avrebbe potuto o meno prendere soprattutto dal punto di vista narrativo e di trasposizione del prodotto videoludico del 2013, spalmandolo non nei soli 85 minuti del pilota e nella puntata finale (che, evidentemente, sappiamo già bene o male come potrà essere strutturata, conoscendo il videogioco) ma in ben 9 episodi da non meno di 45 minuti l’uno, “Infected” ha fugato ogni dubbio: nella grandissima maggioranza dei prodotti televisivi che escono in questi ultimi anni, un episodio come questo sarebbe stato quasi di transizione per arrivare da un punto A ad un punto B, per introdurre qualche altro personaggio ma, sostanzialmente, riempitivo. 

 

Superficialmente, si potrebbe pensare che “Infected” abbia fatto la stessa cosa ma non è assolutamente così. Questo episodio è una lezione di World-Building, un episodio già cruciale per dare una base solidissima alla storia che stiamo vivendo e, soprattutto, sta riuscendo a restituire alla serie tv ciò che è invece tipico del videogioco e che anzi, è forse ciò che davvero distingue i due medium, ovvero l’immersività.  Dopo il flashback ambientato nel 1968 del primo episodio, questo secondo si apre nel 2003, ponendoci ulteriori basi e spiegazioni tutt’altro che campate in aria su questa pandemia, questa piaga che ha distrutto il pianeta e che, nel 2023, non è più soltanto una paura ma una realtà, la quotidianità. L’eccellente scrittura di Craig Mazin e Neil Druckmann infatti, non solo tiene la storia su un piano astratto e, ovviamente, televisivo, ma sembra esplodere, uscire dallo schermo ed investire gli spettatori che, soprattutto dopo aver vissuto recentemente la paura per il Covid, non riusciranno a togliersi dalla testa che una cosa del genere non sia impossibile al 100% che accada (basti pensare alla questione del riscaldamento globale tirata in ballo durante il primo episodio).

 

L’immersività in un certo senso, nel cinema e nella televisione, la si può restituire mescolando Suspance, scenografia ed azione ma non è a ciò che l’episodio si limita: “Infected” infatti, va a mescolare anche altri due elementi chiave dei videogiochi, ovvero gameplay e sonoro. Ma andiamo in ordine. L’intero episodio ha un lavoro incredibile di sonoro e tutta la scena all’interno dell’edificio con i Clicker è tra le cose più belle e realistiche (esatto, realismo) mai viste in televisione negli ultimi 10 anni.  Oltre, banalmente, al fatto che i Clicker non possono vedere ed hanno quindi un udito estremamente sviluppato ed ogni minimo rumore può significare vivere o morire, sono proprio i suoni più piccoli e banali a creare la Suspance Hitckcockiana: vetri calpestati, colpi di tosse, anche la velocità della camminata risulta decisiva. Tutto questo, all’interno di un ambiente Romeriano in cui si gioca con le luci provenienti dalle poche finestre circostanti e con la polvere, che qui diventa una nebbia, che avvolge tutto e tutti e che ci trasporta immediatamente nel più classico degli Horror.

 

Ambientazione decisiva non solo in questo senso ma anche per creare l’intero setting della serie: se ciò lo si poteva notare già nel primo episodio, in questo secondo è ancora più evidente visto che è ambientato di giorno e possiamo vedere meglio la città che, come ci viene detto, è stata bombardata, per ricollegarci al flashback iniziale ed in cui la vegetazione sta fagocitando la città stessa. Una volta presi in considerazione tutti questi aspetti ed il modo in cui vengono messi in scena e raccontati, ci rendiamo conto di come, se in una serie tv questo poteva tranquillamente essere un episodio di transizione, in un videogioco sarebbe stato puro gameplay, basti pensare alle lunghe camminate intervallate dalla scena con i Clicker raccontata poc’anzi, ma anche a quelli che sembrano poi puzzle ambientali in cui bisogna capire come poter proseguire il cammino e lo si fa salendo in cima ad un palazzo piuttosto che immergendosi in una zona allagata o, appunto, dovendo evitare zone infestate da infetti, fino a raggiungere il luogo prefissato. Tutto ciò potrebbe sembrare banale ma è, piuttosto, merito dell’incredibile talento di Mazin e Druckmann non solo di scrittura ma anche e soprattutto di comprensione del mezzo audio-visivo, nel comprendere come ogni medium abbia il proprio linguaggio e di quale sia il modo migliore e più efficace per raccontare e trasporre una storia come questa.

Pandemia, Infetti E Funghi, Ma Forse Esiste Una Speranza 

Molto è stato detto in precedenza ma merita un paragrafo a parte tutto il discorso riguardante l’Ophiocordyceps, i funghi ed il modo in cui è partito e continua il contagio.  Come mostrato nel flashback iniziale, la professoressa Ibu Ratna ha anche modo di esaminare una donna infetta e che ha, a sua volta, infettato diversi suoi colleghi nell’impianto di farina e grano dove lavora e che viene abbattuta dalla polizia locale. Dalla sua bocca la professoressa tira fuori dei filamenti.  Questi filamenti sono decisivi e danno vita a tutta una narrazione assente nel videogioco e che anzi, anche in questo caso serve per trasporre elementi al meglio: nel videogioco, chiaramente, ci si imbatte in moltissimi infetti con molte parti di gameplay prettamente action che, nella serie tv, avrebbero avuto poco senso ed avrebbero inficiato la qualità e la scrittura dell’opera. 


Il discorso sui filamenti dunque, non serve solo ad approfondire come nasce e si diffonde la piaga, ma serve anche per motivare attacchi d’orde di infetti (che di sicuro non abbonderanno ma sono presenti). Come funzionano questi filamenti? Viene spiegato che questi funghi hanno filamenti lunghi anche chilometri e forti come dei cavi, che vivono sottoterra. Nel momento in cui si calpesta un fungo dunque, attraverso questi cavi, è come se venisse inviato un segnale a tutti gli altri infetti nella zona. In questo senso, è esplicativa la scena finale, quando Joel uccide un uomo e, nel momento dello sparo e della sua morte, dal terreno emergono dei filamenti che gli avvolgono la mano e, allo stesso tempo, un’orda si dirige immediatamente nella loro direzione, fino al sacrificio di Tess. Sacrificio che avviene solo dopo che un infetto la nota, le si avvicina, la cui bocca si avvicina la sua e dalla cui bocca, di nuovo, escono questi filamenti.


Infine, oltre a tutto questo, è molto interessante notare come, in tutta la scena con i Clicker trattata in precedenza, a differenza del videogioco in cui, alla fin fine, se sei armato ed hai delle munizioni, non ci sono così tanti problemi ad eliminare i propri nemici, in questo caso i personaggi sembrano davvero in difficoltà ed anche Joel, che sappiamo ha un passato importante ed è ben addestrato, sembra svantaggiato e, nonostante si possa ovviamente affrontare, sembra davvero che non esista salvezza in un mondo come questo. Oppure no? Il personaggio di Ellie è chiaramente decisivo, ci viene ripetuto più volte quanto sia importante e si intuisce svariate volte, oltre che mostrato sul finale d’episodio, che lei sembra reagire diversamente ai morsi degli infetti. In un mondo come questo dunque, esiste ancora un motivo per sperare, per guardare avanti e solo il futuro ed i prossimi episodi ci potranno dire come andrà a finire.

Data di rilascio:
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