Articolo pubblicato il 25 Dicembre 2023 da Giovanni Urgnani
Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 21 dicembre 2001, diretto da Enzo D’Alò e coscritto insieme a Umberto Marino. Tratto dal romanzo Momo scritto da Michael Ende mentre le canzoni originali sono scritte ed interpretate da Gianna Nannini. Il cast vocale è composto da: Giancarlo Giannini, Diego Abatantuono, Erica Necci, Michele Kalamera, Riccardo Rossi, Sergio Rubini, Alina Moradei, Renzo Stacchi e Neri Marcorè.
La trama di Momo alla conquista del tempo, film del 2001
Di seguito la trama ufficiale di Momo alla conquista del tempo, diretto da Enzo D’Alò:
“Da chissà dove arriva in un paesino Momo, una bambina che, col suo candore e la sua curiosità, conquista i ragazzini del luogo e gioca con loro in un anfiteatro abbandonato. I Signori Grigi, uniti in società, convincono gli adulti a risparmiare tempo, sottraendolo ai loro affetti, agli hobby, al sonno, e lavorando più alacremente. Promettono loro di maturare interessi sul tempo risparmiato custodendolo in una banca speciale. In realtà usano le foglie essiccate di ogni Orafiore in dotazione agli uomini allo scopo di farne sigari che fumano in continuazione per poter esistere; qualora ne rimangano senza, si dissolvono. Quando Momo decide di salvare il mondo in pericolo insieme agli altri bambini, il Presidente dei Signori Grigi la isola rubando il tempo a tutti i suoi amici e ordina di darle la caccia per eliminarla. Seguendo Cassiopea, una tartaruga magica, Momo arriva al Palazzo del Tempo, dove è accolta da Mastro Hora, il cui compito è di assegnare il tempo ad ogni uomo. L’unico piano possibile per sconfiggere i temibili Signori Grigi necessita del coraggio di Momo.“

La recensione di Momo alla conquista del tempo, diretto da Enzo D’Alò
Per ogni protagonista di una storia il pubblico si aspetta di ricevere più informazioni possibili, di capire il contesto di partenza che appartiene a questo tipo di personaggio. La vita di Momo invece è completamente avvolta nel mistero: non ha origini, non si sa da dove provenga né da chi è stata generata. Tale mancanza la avvolge di un sublime misticismo, come i pistoleri dei “spaghetti-western” di Sergio Leone: arrivano in un villaggio, non si sa da dove, per poi liberare gli abitanti dal cattivo di turno. Il tempismo con cui la bambina sopraggiunge in città la investe di un ruolo messianico, la futura liberatrice di un’umanità messa a rischio da sé stessa. Una figura femminile forte, l’incarnazione della purezza che incarna una sorta di “prescelto” senza che ci sia un vero perché.
Ma per far sì che il “cavaliere”, nelle favole, porti a compimento il disegno voluto dal fato, una spalla arriva in aiuto per fungere da guida. Il compito è affidato a Cassiopea: una semplice tartaruga, un animale umile privo di quella regalità tipica di altre specie. Eppure, a discapito dell’apparenza, saprà adempiere al suo dovere fino in fondo. La minaccia da affrontare è la rappresentazione, tramite sembianze umane, di varie entità astratte che hanno segnato indelebilmente i connotati della società contemporanea: il capitalismo sfrenato, il consumismo e la sete di profitto. Essi sono tra i tanti fattori che hanno relegato l’uomo moderno ad un pericoloso individualismo che fa percepire le persone intorno come ostacoli, distruggendo il concetto di collettivo, adottando uno stile di vita dettato da un algoritmo che conduce ad uno status di schiavitù nonché ad una lenta disumanizzazione.

Le tematiche di Momo alla conquista del tempo, con le voci di Giancarlo Giannini e Diego Abatantuono
Alquanto esaustiva è la sequenza della limousine: Gigi e Momo si ritrovano dopo tantissimo tempo, ma le cose sono inesorabilmente cambiate. Il bambino che ha conosciuto è completamente diverso, affogato nella celebrità. Raffiche di domande e considerazioni senza che lei abbia alcuna possibilità di replica, scompare completamente la magia del dialogo e dell’interazione. In questa occasione la potenza e l’efficacia dei personaggi secondari risulta inferiore alle pellicole precedenti. In questo caso la storia raccontata è meno collettiva, il ruolo di protagonista è decisamente delineato. In più Momo svolge il proprio arco narrativo principalmente accompagnata da figure adulte o spesso da sola; perciò, l’alchimia di gruppo che diventa famiglia ne risente, dettaglio che ha contribuito alla riuscita delle opere passate.
Una pellicola che comunque presenta tutte le caratteristiche e le ossessioni del proprio regista. In particolare, il sogno trova nuovamente spazio ma sotto una veste diversa e sfaccettata. Nella sequenza iniziale dell’anfiteatro (anche se in realtà non lo è) la fantasia prende corpo. Viene mostrata la capacità dei bambini di sapersi divertire senza aver bisogno di nulla, basta chiudere gli occhi e far volare l’immaginazione. È vero, succede tutto da svegli, ma immaginare non è altro che sognare ad occhi aperti.