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Recensione – The Last Of Us Episodio 1×01 : When You’re Lost In The Darkness

The Last Of Us, serie tv HBO, disponibile da oggi in Italia su Sky Atlantic

L’attesa è finita. Da oggi, è infatti disponibile su Sky Atlantic il primo episodio di The Last Of Us, la nuova serie tv targata HBO e che non è altro che l’adattamento della serie di videogiochi prodotta da Neil Druckmann e dalla sua Naughty Dog. La serie, la cui prima stagione ripercorre la storia del primo videogioco del 2013 e che è suddivisa in 9 episodi, vedrà l’uscita di un episodio a settimana in versione originale sottotitolata mentre dal 23 gennaio, sempre seguendo lo stesso criterio, verranno trasmessi gli episodi in lingua italiana. Nei mesi precedenti all’uscita si è parlato molto di questa serie, dalle scelte di casting all’effettivo obiettivo di essa: una copia sbiadita del videogioco o una serie che vi si ispiri ma che poi prenda un’altra direzione? Di seguito la nostra recensione al primo episodio della serie, “When You’re Lost In The Darkness” ed alcune considerazioni in vista dei prossimi episodi.

La Trama di When You’re Lost In The Darkness, il primo episodio di The Last Of Us

La puntata si apre, per pochi minuti, nel 1968 quando, durante un Talk Show, due medici vengono intervistati sulla questione pandemie, giusto il tempo di citare la possibilità, seppur remota, che una di queste pandemie possa nascere dai funghi. Facciamo un salto in avanti fino al 2003, al giorno del compleanno del nostro protagonista Joel e ci vengono presentati anche suo fratello Tommy e sua figlia Sarah. Quest’ultima, per fare un regalo al padre, durante la giornata decide di recarsi dall’orologiaio per far riparare l’orologio del padre e potergli fare una sorpresa. C’è però qualcosa di strano nell’aria, la zona sembra piuttosto vuota ed il negozio chiude velocemente, quasi cacciando via la ragazza dal negozio. Sarah torna a casa e la sera, dopo che suo padre Joel è tornato da lavoro, gli da il regalo e si addormenta sulle sue gambe mentre guardano un film. 

 

Joel riceve però una telefonata da Tommy, che è stato arrestato ed ha bisogno che lui si rechi immediatamente da lui per farlo uscire. Sarah resta quindi sola e, durante la notte, si sveglia di soprassalto perchè sente dei rumori dall’esterno. Fuori trova il cane dei vicini e, seguendolo, arriva a casa della Signora Adler, anziana da cui spesso andava per farle compagnia, ma che trova cambiata, quasi trasformata e con il marito che si trova in una pozza di sangue, dopo che lei l’ha morso. Per fortuna, Joel e Tommy tornano in tempo, la fanno salire sul loro furgone ed iniziano così la fuga. Non è ancora chiaro cosa sia successo ma, qualsiasi cosa sia, ha colpito tutti. Questa fuga, che sembra avere come obiettivo il confine con il Messico, passa attraverso scontri e vere e proprie guerriglie urbane, ormai regna il caos e vi è stato anche un massiccio mobilitamento di soldati e forze dell’ordine per tentare di arginare gli scontri. 

 

Dovuti scendere dall’auto dopo un incidente e dopo essere stati divisi da Tommy per cause di forza maggiore però, Joel e Sarah si imbattono in un soldato che, puntando loro la sua arma, li blocca e, una volta ricevuti ordini diretti dai suoi superiori, sembra intento ad eliminarli, a riprova del fatto che sta succedendo qualcosa di grosso e che richiede decisioni drastiche ed immediate.  Il soldato spara, sembra averli mancati perchè cadono a terra e Joel si rialza con il soldato che però, più deciso che mai, gli si avvicina per terminare il proprio lavoro. Interviene la provvidenza, che ha il volto di Tommy, che spara ed uccide il soldato e li salva. Joel si avvicina immediatamente a Sarah che però, precedentemente, era stata ferita a morte, con la scena che si conclude con Joel che stringe tra le braccia il corpo della figlia. Ulteriore salto in avanti, fino al 2023: ci troviamo in un mondo distopico, dove la vegetazione sembra stia fagocitando città e macchine e dove esistono zone di quarantena per una pandemia di cui non conosciamo ancora bene l’origine ma che capiamo, da dialoghi e da un corpo completamente ricoperto da essi, che si tratta di un’infezione provocata proprio dai funghi citati ad inizio episodio.

 

Tutta questa seconda fase dell’episodio ci mostra cos’ha fatto Joel in tutti questi anni, ovvero contrabbando di droghe, medicine e qualsiasi cosa gli possa permettere di lasciare quel posto ed andare alla ricerca dello scomparso fratello Tommy. Vengono inoltre introdotti altri personaggi, come Tess, che sembra vivere con Joel e che lo accompagna nel suo viaggio alla ricerca del fratello, ma soprattutto Marlene e le Luci, organizzazione che va ad opporsi alla FEDRA che, in sostanza, è ciò che resta del governo degli Stai Uniti.  Marlene e le Luci hanno rapito una ragazza che si fa chiamare Veronica ma, dopo aver ricevuto un’informazione chiave da alcuni superiori, essa ci va a parlare, le spiega che sa che il suo vero nome è Ellie e la informa che, durante la notte, la porteranno in un altro luogo per poterla lasciare in custodia ad altre Luci, visto che lei sembra essere molto importante per tutti loro. Le strade di Joel e Tess da una parte e le Luci ed Ellie dall’altra, si incrociano proprio dove si nascondevano quest’ultime, dove Joel e Tess si erano recati per cercare la batteria di una macchina che volevano rimettere in sesto per poter proseguire il loro viaggio.

 

Qui scopriamo che Marlene e Joel si conoscevano già e, solo dopo una lunga conversazione, Joel accetta la proposta di Marlene di portare Ellie a destinazione dato che la squadra è stata ormai decimata e lei da sola non riuscirebbe. Conoscendo Joel e le sue capacità, gli fa questa proposta proponendo in cambio qualsiasi cosa desiderino, vista l’importanza che la ragazza sembra avere. Joel e Tess accettano, con l’idea di poter ottenere un mezzo per raggiungere più facilmente Tommy e, insieme ad Ellie, iniziano il loro viaggioSembra andare tutto liscio fino a quando non trovano sulla loro strada un soldato che conoscono e che Ellie, di testa sua, decide di attaccare. Joel si frappone tra i due per cercare di placare gli animi ma, una volta aver realizzato che un compromesso è impossibile da ottenere, gli torna il mente il momento della morte della sua Sarah e di come le due scene si somiglino molto e, con uno scatto d’ira, si scaglia sul soldato, uccidendolo a pugni.

The Last Of Us, serie tv HBO, disponibile da oggi in Italia su Sky Atlantic

La trasposizione di videogiochi in film o serie TV

Mai come in questo caso, la paura dei tanti appassionati aveva motivo di esistere. D’altronde, The Last Of Us non rappresenta solamente un grandissimo successo commerciale nell’ambiente videoludico ed una delle saghe più amate ed apprezzate di sempre ma anche, forse, la saga che più di tutte le altre è riuscita a mettere insieme la qualità grafica, di gameplay e di tutti quei fattori tipici dell’industria dei videogiochi, con la narrazione cinematografica, con pochissimi giochi che possono davvero competere con essa. In fin dei conti è sempre stata questa la narrazione: i videogiochi sono, appunto, giochi. Essi devono intrattenere, far passare il tempo ai ragazzi (ragazzi, non necessariamente adulti ed anzi, spesso veri e propri bambini) e non devono avere particolari pretese di trama o caratterizzazione perchè l’obiettivo è un altro. 

 

Di videogiochi che hanno tentato o sono proprio riusciti a far capire che il medium poteva dare molto più di così ce ne sono: dalla saga di Metal Gear Solid (che lo faceva già nel 1998), a quella di Red Dead Redemption, passando per i lavori FromSoftware e la figura chiave di Hideo Kojima. Nonostante ciò, l’apice toccato dal primo e, sopratutto, dal secondo capitolo di The Last Of Us sembra essere, ancora oggi, intaccato.  Neil Druckmann questo lo sa bene ed è proprio grazie a lui se, già dalle primissime informazioni, questa trasposizione in forma di serie tv ha attirato l’attenzione di tutti, anche di chi il videogioco neanche lo conosceva. Il rapporto tra videogiochi e cinema però (solo da questi ultimi anni anche serie tv) è sempre stato difficile, ma il problema è sempre stato da ricercare nelle intenzioni: il film tratto dai videogiochi è sempre servito per pubblicizzare quest’ultimo e, in caso di successo, creare sì un filone cinematografico ma non tanto per intenzioni esplicite quanto per un guadagno facile. 

 

Questo è valso nel 1993 con il flop di Super Mario Bros. ma anche con il recente Uncharted (saga cinematografica meravigliosa di Naughty Dog e dello stesso Druckmann) che, nonostante il buon successo, è tutt’altro che un film riuscito. Inevitabilmente, mettere davanti il successo da Blockbuster per tutti, porta perdite in termini di qualità artistica (non che sia sempre così, ma spesso e volentieri) e le opere risultano sempre facilmente dimenticabili. The Last Of Us è diverso. The Last Of Us meritava di meglio e Druckmann lo sapeva. Non a caso, egli risulta Produttore Esecutivo, Writer e Regista di alcuni episodi (come anche i registi Kantemir Bagalov ed Ali Abbasi, altro fattore importante), a riprova del suo totale coinvolgimento. Sembra quindi che tutti i pianeti si siano allineati: una base fortissima data dal videogioco, totale interesse ed impiego nel creare un qualcosa che sì diverta ed intrattenga, ma che racconti anche qualcosa di importante e che abbia una forte impronta autoriale ed un budget che permetta tutto ciò.

Bisogna aspettare ancora 8 episodi per poter tirarne le somme, ma questo avvio è più che roseo.

La recensione del primo episodio di The Last of Us e cosa aspettarsi dal futuro

Altra domanda fondamentale che si sono fatti tutti nell’attesa dell’uscita della serie, è se e quanto essa sarebbe stata fedele al videogioco, se avesse seguito passo per passo ciò che avviene nell’opera del 2013 o se, viceversa, avesse preso tutt’altra strada, prendendolo come esempio ma andando a rivoluzionare la narrazione. Anche in questo caso, Neil Druckmann (insieme a Craig Mazin) sembra aver capito esattamente quale fosse la strada da seguire, con delle idee piuttosto chiare: l’obiettivo è sì quello di raccontare la storia del videogioco (e non potrebbe essere altrimenti, vista la qualità di scrittura del prodotto), ma adattandola al medium televisivo, che è tutt’altra cosa rispetto a quello videoludico. Ecco quindi la chiave: comprendere appieno come i medium possono influenzarsi a vicenda ma rimanendo due entità ben distinte, ciascuna con le proprie regole.


Questo primo episodio si apre infatti con una scena estremamente cinematografica che, però, nel videogioco non esiste ma che risulta importantissima già da subito per far immergere lo spettatore nel mondo di The Last Of Us. Chiaramente aiutato dalla grande qualità dei videogiochi stessi, dove peculiarità tecniche del mondo del cinema venivano applicate già nel 2013 (ma anche nel 2020 con The Last Of Us Parte Due, capolavoro assoluto superiore anche al suo primo capitolo), la serie riprende però il videogioco in maniera assoluta. C’è un’enorme attenzione per i dettagli e, in special modo, per la scenografia, dove ogni dettaglio è stato curato con cura minuziosa: se gli interni sono praticamente identici, dalla chitarra, al giacchetto sulla sedia ed alle tende della camera, a lasciare senza parole sono poi gli esterni che, sicuramente, vedremo ancor meglio nei prossimi episodi.  Appare piuttosto inutile discutere del casting, come si è fatto per mesi sul web: bisogna lasciar proseguire la storia. Ciò che stupisce tantissimo è il montaggio. Chi conosce The Last Of Us non potrà infatti fare a meno di notare che molti tagli sono estremamente simili a quelli dei videogiochi, ma non danno l’idea di essere esattamente la stessa cosa proprio per la differenza di medium che c’è, eppure è incredibile notare con quale abilità quella che nel videogioco può essere una classica scena o cut-scene in cui il protagonista si sdraia a letto per dormire e “salvare” il gioco, per poi riprendere l’avventura, in questa trasposizione televisiva non risulta minimamente forzata ma perfettamente contestualizzata. 


Dicasi lo stesso per quei tagli netti al culmine, al climax musicale e quando sembra tutto perduto o in una situazione di grande difficoltà, che se nel videogioco poteva rappresentare un game-over, inserito perfettamente in questa serie non è altro che un gran montaggio.  Difficile da spiegare ma evidente alla visione, questo primo episodio di The Last Of Us ha convinto appieno e non ci resta altro che attendere i prossimi episodi, consapevoli del fatto che qualcosa, all’interno sia del mondo cinematografico che videoloudico, già l’ha cambiato (sembra infatti che si voglia davvero iniziare una serializzazione di saghe o brand videoludici con piglio artistico ed autoriale ma consapevoli di come ciò possa portare ugualmente un buon guadagno. L’annuncio della serie tv su God Of War sembra essere in questa direzione, nonostante chiaramente le paure).

Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Generi:

PRO