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I 5 Migliori Film Di Matteo Garrone: Dal Peggiore Al Migliore

Primo Amore, film di Matteo Garrone del 2004

In attesa del suo nuovo film, Io Capitano, in uscita nel corso di questo 2023, si vuole ripercorrere la carriera di uno dei più importanti registi italiani non solo degli ultimi 20 anni, ma di sempre: Matteo Garrone. Dalle sue prime opere sperimentali fino al successo internazionale, Garrone è un regista che, come pochi, ha saputo incontrare il gusto sia del cinefilo più incallito che di un pubblico più ampio e casual, senza però mai risparmiarsi in quanto a passione, tecnica e, soprattutto, sempre raccontando la storia che voleva raccontare. Di seguito quindi, i 5 migliori film del regista romano Matteo Garrone, classificandoli dal peggiore al migliore.

5) Gomorra (2008)

Quinta posizione per uno dei film italiani più importanti e famosi degli ultimi decenni, in Italia come all’estero. Nel 2008, dopo un inizio carriera a dir poco sperimentale e dopo un film, di cui parleremo successivamente, tanto bello e potente quanto drastico, Garrone porta su schermo l’opera di Roberto Saviano, Gomorra, che finirà per incassare oltre 10 milioni in Italia e quasi 47 milioni in tutto il mondo, oltre che vincere 5 European Film Awards, 7 David Di Donatello e, soprattutto, il Gran Premio Della Giuria al Festival di Cannes. Il film è di un realismo assoluto, cosa che avviene in quasi tutti i suoi film ma che qui tocca vette incredibili, con dialoghi spesso ridotti all’osso ed un lavoro sul linguaggio, sul dialetto e sulla realtà di scampìa, molto più approfondito ed interessante di come fatto con altre opere derivative. 

 

È sempre cinema ma qui siamo molto più vicini al Neorealismo, c’è la volontà di raccontare una realtà per quello che è, senza fronzoli e senza voler spettacolarizzare ma, semplicemente, mostrando ogni lato della medaglia e farci vedere la storia di questi angeli caduti, come li chiamerebbe Wong Kar-Wai, ragazzi che vivono in una specie di limbo, in attesa di una redenzione ma condannati senza via di scampo. Le opere derivative, come citato in precedenza, hanno tutt’altra valenza : L’omonima serie tv si perde nelle regole della televisione e la serializzazione fa in realtà perdere forza al racconto che, non avendo la stessa mano, di sicuro non vuole spettacolarizzare questo ambiente ma, di tanto in tanto, finisce per farlo, tra battute e scelte artistiche che, in questo film, di certo non avremmo mai potuto trovare. Inutile poi citare L’immortale, film Midquel per la regia dello stesso Marco D’Amore (attore della serie), opera a dir poco dimenticabile. Quinta posizione dovuta quindi non a suoi difetti ma al semplice fatto che è conosciuto praticamente da chiunque e si preferisce dar luce ad altre opere altrettanto belle ed importanti. 

Gomorra, film di Matteo Garrone del 2008

4) Reality (2012)

Quarta posizione tra i film migliori di Matteo Garrone per uno dei film più sottovalutati e meno citati di Garrone : Reality. Nonostante abbia portato Garrone a vincere il Grand Prix Speciale Della Giuria al Festival Di Cannes, egli paga forse l’enorme successo ottenuto pochi anni prima quando, nel 2008, trionfò, sempre a Cannes ma con Gomorra, film amato praticamente da tutti e che forse creò false aspettative in un pubblico che, dalla sua opera successiva, si aspettava di ritrovare la stessa cosa. Garrone invece, come tutti i grandissimi registi, decide di approfittare di quel successo per poter raccontare una storia intima che senza, forse, non avrebbe mai visto la luce. Intima non a caso, perchè si tratta della vera storia di suo cognato, un pescivendolo che tentò di sfondare nel mondo dello spettacolo, attraverso il Grande Fratello

 

Non solo, il protagonista è Aniello Arena, un ex camorrista che, nel carcere di Volterra, entra nella Compagnia della Fortezza e che Garrone porta su grande schermo, per la prima volta, con questo film. Già per questo motivo, per questo coraggio e per questa assoluta convinzione nella forza delle proprie decisioni e delle storie che vuole raccontare, non solo Garrone va ed andrà sempre rispettato, ma questo film va necessariamente riscoperto e rivalutato. Il film, però, non è solo questo ma è un’opera che riflette, come in ogni suo singolo film, sull’uomo e su come egli se la debba sempre vedere con le decisioni che prende nella propria vita. Esteticamente superbo e con un fotografia eccelsa, Reality porta su schermo uomini qualunque, facce di tutti i giorni, non-attori che però, con la sola presenza, ci raccontano una storia, storie all’interno della macro-storia di Reality, ovvero la realtà che, come poche altre volte negli ultimi decenni, l’Italia ha saputo raccontare alla perfezione. Da riscoprire.

Reality, film di Matteo Garrone del 2012

3) Primo Amore (2004)

Prima di Reality e prima di Gomorra però, Garrone mette in scena Primo Amore, liberamente ispirato al romanzo autobiografico di Marco Mariolini, Il Cacciatore Di Anoressiche. Dopo i suoi primi tre film più sperimentali, dal 2002 Garrone riesce a trovare la sua dimensione e, nel 2004, realizza questo film in cui la sua poetica esplode ad ogni inquadratura. Come al solito con lui poi, la chiave non sta neanche tanto nelle scelte tecniche, di regia o fotografia (che hanno, ovviamente, un ruolo di assoluta importanza) ma nella storia che si sceglie di raccontare e, in Italia ma nel mondo del cinema in generale, è difficilissimo trovare qualcuno che, da questo punto di vista, possa davvero competere con Garrone: con Primo Amore egli racconta la storia di un orafo che, con un appuntamento al buio, conosce una ragazza con la quale inizia a frequentarsi e con la quale pensa anche ad un futuro insieme. 

 

La peculiarità è che però, lui, Vittorio, è ossessionato dalle ragazze magre, anoressiche, tanto da sfogare questo suo bisogno su di lei, Sonia, la quale subisce quasi un lavaggio del cervello, inizia a non piacersi più e va a trasformare il suo corpo non per proprio volere ma per il volere di un’altra persona. L’epilogo, inevitabilmente, sarà tragico. Un’opera incredibile, un film contro la violenza sulle donne, che ci parla di relazioni tossiche, di uomini che odiano le donne con una realizzazione cruda ma una riflessione lucida ed impeccabile da parte di un regista che, come sempre, si concentra sui suoi personaggi, che non sono altro che umani (quindi fallaci), muovendo una critica fortissima anche al patriarcato, se vogliamo, presentandosi come un film femminista di cui avremmo un disperato bisogno oggi, 19 anni dopo la sua uscita.

Primo Amore, film di Matteo Garrone del 2004

2) Dogman (2018)

Al secondo posto tra i migliori film di Matteo Garrone trova spazio un film più recente, quel Dogman che, nel 2018, trionfò al Festival Di Cannes (di cui Garrone è ormai un habitué) con il suo protagonista Marcello Fonte, che si portò a casa il Prix D’Interpretation Masculine, oltre all’European Film Award ed al David Di Donatello, competizione in cui il film vinse svariati premi. Anche in questo caso, la forza del film sta innanzittutto nella storia che si decide di raccontare, un fatto di cronaca famosissimo soprattutto a Roma, ovvero l’omicidio di Giancarlo Ricci avvenuto nel 1988 per mano di Pietro De Negri, detto Er Canaro per via del suo lavoro di toelettatore. 

 

Siamo ormai nel 2018 e Matteo Garrone ha totale padronanza del mezzo, come mai avuta fino a quel momento, nonchè la possibilità di accedere ad un budget certamente superiore a quelli a volte irrisori che ha avuto in passato e, sopratutto, una nomea a livello internazionale,visto che egli veniva da un buonissimo film come Il Racconto Dei Racconti, film in lingua inglese che vedeva anche la partecipazione di attori stranieri affermatissimi come Vincent Cassel e Toby Jones. Nonostante la qualità del film, si sentiva però la mancanza del vero Garrone, regista che ha sempre amato il fantasy e le fiabe ma che riesce a dare libero sfogo a ciò che ha dentro ed al suo immaginario proprio con film come questo. Dogman tra l’altro, è la riprova di come Garrone sia straordinario nella gestione degli attori, calcolando che Marcello Fonte veniva dal nulla ma è riuscito a tirar fuori una prestazione da fuoriclasse che, purtroppo, non è ancora mai riuscito a replicare. Inoltre, altro fattore che viene spesso ripreso nella sua filmografia, è quello degli animali, che spesso vengono rappresentati come più umani degli umani stessi e che hanno un ruolo, soprattutto in questo film, tutt’altro che secondario. 

1) L’Imbalsamatore (2002)

Per parlare del film che occupa la prima posizione tra i migliori di Matteo Garrone però, bisogna tornare indietro di ben 21 anni. Dopo il suo debutto nel 1996 e dopo tre film molto interessanti ma, come già detto, abbastanza sperimentali ed in cui già si intravedevano classici stilemi del suo cinema, in primis l’attenzione nel seguire i propri personaggi e le loro vite, ma in cui la realizzazione era ancora acerba, nel 2002 Matteo Garrone realizza un film fondamentale per la propria carriera e che pare la strada a tutti i film seguenti, Gomorra compreso.

 

L’imbalsamatore è forse il miglior esempio della poetica di Garrone, dell’attenzione per le vite dei personaggi raccontati, per come le persone si relazionano tra loro ma anche per il modo in cui affrontano la solitudine e, soprattutto, il loro lato violento, visto che nei suoi film sono ben pochi i personaggi che sembrano salvarsi dall’oblio. Il tutto in una cornice cruda, fredda, con un comparto tecnico pazzesco (tenendo anche in considerazione budget e possibilità del tempo) ed interamente subordinato alla storia che si racconta. In effetti, anche l’imbalsamatore si basa su una storia vera, cioè quella del cosiddetto “nano di Termini”, un tassidermista omosessuale che venne ucciso da Armando Lovaglio, suo protetto, nel 1990. Come sempre con Garrone, anche in questo caso, la storia resta il fattore decisivo, cruciale. Altro fattore evidente nella filmografia del regista romano ma che forse vede il suo apice proprio qui, è la capacità di saper fotografare ed evidenziare la bellezza insita nel brutto, nello sporco, nel marcio, senza però mettere da parte l’amore e la speranza per un domani incerto.

L'imbalsamatore, film di Matteo Garrone del 2002