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Dal 28 ottobre 2022 è disponibile su Netflix un nuovo film di guerra intitolato Niente di nuovo sul fronte occidentale, diretto da Edward Berger. La pellicola tedesca è stata presa in considerazione in più categorie nelle longlists dei Bafta e nelle shortlist dagli Oscar, rivelandosi uno dei titoli più in voga in chiave premi. La sceneggiatura si basa sul romanzo autobiografico dello scrittore tedesco Erich Maria Remarque, trasposto successivamente dal film di Lewis Milestone datato 1930. Pubblicato in Germania nel 1928, riuscì a guadagnarsi l’appellativo di grande classico della letteratura europea divenendo un bestseller mondiale, ma fu messo al bando dai nazisti e bruciato al rogo. Lo scorso anno, Netflix ha distribuito un nuovo rifacimento del romanzo: Niente di nuovo sul fronte occidentale; di seguito la trama e la recensione del film.

La trama di Niente di nuovo sul fronte occidentale, film incentrato sulla Prima Guerra Mondiale

Il film è ambientato in Germania durante la Prima Guerra Mondiale; il protagonista è Paul Baümer (Felix Kammerer), giovanissimo studente al quale viene inculcata, da un professore tra i banchi di scuola, l’ideologia nazionalista. Insieme ad altri suoi compagni, si arruola nell’esercito tedesco con la promessa di marciare vittoriosi entro un paio di settimane su Parigi. Tuttavia, l’onore decantato in parole non trova riscontro, mettendo i giovani protagonisti faccia a faccia con la disumana realtà del fronte franco-tedesco, bloccato da un’estenuante guerra di trincea.

 

La storia si concentra su Paul e gli altri commilitoni, sulla sua l’amicizia con il calzolaio “Kat” Katczinsky (Albrecht Schuch) e sulle vicende politiche che decretarono la fine del conflitto. Matthias Erzberger (Daniel Brühl) è il capo della delegazione tedesca che firmerà l’armistizio di Compiègne, affrontando il dilemma tra volontà di mettere fine all’inutile carneficina e le difficoltà nell’accettare le durissime condizioni di resa imposte dal nemico francese. Eppure il generale Friedrich (Devid Striesow), ossessionato dalla vittoria cercata a ogni costo e ormai naufragata, imporrà ai suoi soldati un’inutile resistenza finale, coinvolgendo anche Paul Baümer.

La recensione di Niente di nuovo sul fronte occidentale, film di guerra disponibile su Netflix dal 28 ottobre 2022

La recensione di Niente di nuovo sul fronte occidentale, film mal strutturato e senza idee

Niente di nuovo sul fronte occidentale è un film di guerra che dimostra sin dall’incipit le sue debolezze, risultando derivativo e scarsamente predisposto tecnicamente. Il piano sequenza iniziale tenta di immergere lo spettatore nel dramma del conflitto, ma è un esercizio a metà tra l’idea di Spielberg in Salvate il soldato Ryan e l’impianto registico dato da Mendes in 1917. Oltretutto, l’elementare color correction dei film Netflix sta diventando un serio problema visivo: qui, il blu del fronte, il grigio degli interni o qualche volta degli esterni, ed il giallo della luce sono portati all’eccesso. L’estetica dei cadaveri è esasperata e dà un’inutile apporto grottesco alla pellicola, dato che in certe occasioni sarebbe di buon gusto lavorare per sottrazione. La colonna sonora posticcia e composta da suoni rimbombanti sembra quasi voler rendere “cool” la guerra, insieme agli altri elementi appena citati. L’intento di rendere la prima parte quasi esaltante, in accordo con il punto di vista dei giovani soldati in procinto di partire per la battaglia, trova il suo controcampo non appena i personaggi mettono piede in trincea, ma tale soluzione evidenzia una banalità di fondo. C’è sempre da raccontare, ma molto spesso si sottovaluta il “come”, e il film di Edward Berger cade su questo aspetto. Possibile che nel 2022 si debba ricorrere a certi archetipi narrativi ed estetici

 

La sceneggiatura scritta dal regista non è esente dal discorso, perché sceglie di distaccarsi dall’unico punto di vista − più intimo − del soldato protagonista bloccato in trincea, per allargare gli orizzonti ai dibattiti politici e alle escursioni oltre il claustrofobico spazio condiviso dai soldati. I dialoghi sono riduttivi e ridondanti, sottolineando le ovvietà: “La guerra non è come me l’aspettavo”, afferma uno dei soldati. Questa concisa battuta rende l’idea di quanto sia mediocre la scrittura, per tutta la sconsiderata durata del film. Quest’ultima è un altro grosso difetto, avvalorando l’ipotesi che nel cinema contemporaneo troppo spesso si dilatano futilmente i tempi in favore di una spettacolarizzazione sproporzionata; le circa 2 ore e 28 della pellicola tedesca, mettono in evidenza la struttura narrativa mal riposta. Il cambio dei punti di vista spezza la tensione e mostra il vano tentativo di riprendere, nelle controversie tra i leader diplomatici, un capolavoro ambientato durante la Prima Guerra Mondiale come Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick. Persino le metafore sono scolastiche, su tutte quella del fango sintomo di un animo umano “sporcato” dal conflitto. L’azione invece è ridotta a delle mere esplosioni con qualche scontro corpo a corpo inserito qua e là, e alle fughe in piano sequenza dei protagonisti.

Niente di nuovo sul fronte occidentale: un film che banalizza la guerra

Arrivando alle conclusioni, Niente di nuovo sul fronte occidentale eccede nell’estetica senza regalare grandi scorci visivi, con una fotografia ed una colonna sonora artificiose che rendono perfettamente l’idea di quanto appaia fasullo il film. I continui cambi di punti di vista potevano essere inseriti in una miniserie televisiva, al contrario la scelta non si rivela vincente nelle 2 ore e 28 circa della pellicola. Infatti, ci si allontana dalla trincea e si perde la focalizzazione per concentrarsi goffamente su altri aspetti, riducendo banalmente la guerra, per ampi tratti, alla mancanza di donne e di cibo. Gli espedienti narrativi per portare avanti la trama, con l’ambizione di riprodurre quasi fedelmente un periodo storico drammatico, sono una minestra riscaldata, una scopiazzatura insistita. Il finale dura almeno 35 minuti di troppo, e non si comprende la decisione di voler insistere prepotentemente sulle morti gratuite dei personaggi, come a voler indurre alla lacrima forzata. Il titolo è tutto un programma: non c’è niente di nuovo, e quello che viene mostrato non è nemmeno lontanamente sincero.

Voto:
2/5
Gabriele Maccauro
2/5
Paola Perri
2.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
Bruno Santini
2/5

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