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Recensione – Chainsaw Man: episodio 1×10

Chainsaw Man recensione episodio 10 anime MAPPA

L’episodio 1×10 di Chainsaw Man ritorna ad occuparsi dello sviluppo della trama orizzontale della serie, a seguito di due puntate in cui l’azione è stata preponderante nello sconvolgere la vita della maggior parte dei protagonisti della Divisione di Pubblica Sicurezza. Per mezzo di un ritmo rallentato e di espedienti tecnici importanti, la narrazione viene portata avanti grazie alla contrapposizione tra due diverse interpretazioni del ruolo di Devil Hunter: ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito di trama e recensione del decimo episodio di Chainsaw Man.

La trama del decimo episodio di Chainsaw Man

All’inizio del decimo episodio di Chainsaw Man sia Denji che Power si trovano nella stanza di ospedale in cui è presente Aki, sopravvissuto ai numerosi attacchi contro la Divisione di Pubblica Sicurezza di Tokyo. Quando quest’ultimo si risveglia, si rende conto di aver perso la sua partner Himeno, oltre che la maggior parte dei compagni: dalla sua katana, ottenuta dal Diavolo Maledizione e usata durante il combattimento, scopre di avere ancora due anni di vita. Aki viene poi raggiunto dai due membri della Divisione Speciale, come da richiesta di Makima, che permetteranno alla recluta di stringere un patto con un nuovo Diavolo: la Volpe, infatti, dopo essere stata utilizzata in numerose occasioni ha deciso di abbandonarlo.

 

 

Denji e Power fanno la conoscenza del Devil Hunter più forte di tutti, che li addestrerà: a seguito di tre domande, quest’ultimo si rende conto che i due possiedono una follia rara e, per questo, possono diventare dei grandi guerrieri; l’allenamento passa attraverso una serie di omicidi che l’uomo continua a effettuare ai danni dei due protagonisti dell’anime, poi rigenerati attraverso il sangue. Al termine dell’episodio, Aki incontra il Diavolo Futuro, con cui dovrà stringere un nuovo patto per aumentare il suo potere. 

La recensione dell’episodio 1×10 di Chainsaw Man

Per mezzo dell’abbassamento del tono patetico, che aveva saputo caratterizzare gli ultimi due episodi dell’anime, Chainsaw Man torna a regalare grandi momenti di silenzio e di introspezione dei personaggi: una delle caratteristiche della serie, infatti, è quella di concentrare una grande qualità di contenuto anche quando i personaggi non sono impegnati in continui scontri o in attività che fungano da riempitivo; ben lungi dall’horror vacui, Chainsaw Man sa regalare tanto – in questo episodio – grazie alla contrapposizione tra due diverse interpretazioni del lavoro di Devil Hunter.

 

Alle domande che gli vengono poste, Denji e Power rispondono in modo incredibilmente indifferente e indolente: per questo motivo sono merce rara, perché combattono al riparo dalla vendetta e perché non hanno alcuna motivazione morale che guidi i loro gesti. Lo spirito qui presentato, a seguito di una serie di eventi che hanno interessato i protagonisti nel corso delle diverse puntate dell’anime, si contrappone a quello che Aki continua ad avere: nel suo caso è la vendetta, la voglia di vendicare gli assassini della sua famiglia della sua partner a muovere la sua vita e, per questo motivo, anche quando potrebbe, sceglie di non licenziarsi e continuare a combattere. Il carattere stoico viene qui enfatizzato nella contrapposizione con una morale vuota e tronfia dei due personaggi precedentemente citati: è nella totale assenza di empatia che si possono sconfiggere i Diavoli.

 

Da un punto di vista estetico, Chainsaw Man continua con la sua perfetta stimolazione sensoriale attraverso un episodio che, nonostante il carattere transitorio, regala grande spettacolo attraverso le ossa dei due personaggi che si frantumano, oltre che per mezzo dell’ormai intramontabile sangue; marchi di fabbrica consolidati che aumentano il tono complessivo di ogni episodio, pur essendo reati parte integrante del prodotto stesso. 

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